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Le antiche tradizioni della Settimana Santa
Martedì, 27 Marzo 2018 17:46 Pubblicato in Storia locale della CalabriaLa nostra amata Italia è composta da oltre 8.000 comuni e in ogni comune, sia esso grande o piccolo, si svolgono regolarmente i riti della settimana Santa.
Ogni comune ha il proprio rito e non c’è paese, anche il più piccolo, che non abbia la processione del Venerdì Santo, con Cristo morto seguito dalla Madonna Addolorata.
I riti, le tradizioni, le processioni sono molto sentite in Calabria, specialmente dalle nostre parti. Quando si tratta di celebrare i riti del Venerdì Santo le Confraternite sono sempre in prima fila. In Amantea in particolare sono ancora vive e operanti.
Le cose che mi hanno sempre colpito sono i vestiti lunghi che indossano i confratelli, la mantellina, lo stemma con l’effigie del Santo, il bastone come emblema dell’autorità dei superiori della Confraternita e la corona di spine sulla testa.
Ma andiamo con ordine.
Il Giovedì Santo inizia il triduo Pasquale. In tutte le chiese parrocchiali si celebra la Messa in “Coena Domini”.
La sera prima della sua passione il Signore istituisce il sacramento dell’Eucaristia e del Sacerdozio.
Ha anche luogo la rievocazione della lavanda dei piedi.
Al termine di tale celebrazione i dodici apostoli ricevono un pane benedetto e un bicchiere di vino.
Una volta, almeno così si faceva in San Pietro in Amantea, mio paese natale, colui che aveva impersonato l’apostolo Giuda riceveva anche uno schiaffo dal sacerdote.
E Giuda, ogni anno, veniva impersonato dal mitico sacrestano del luogo il compianto Stefano Sconza.
Dopo l’Eucarestia veniva deposta dentro un’urna in un altro altare preparato con rami d’ulivo, fiori e debitamente ornato con piatti di grano, ceci, lenticchie germogliate.
Una volta la gente chiamava questo altare impropriamente sepolcro.
La tradizione popolare voleva che essi venissero visitati dai fedeli.
Il venerdì Santo le campane delle chiese sono mute.
Si ode soltanto il suono delle trocche.
E’ giorno di lutto e di silenzio.
La giornata del Venerdì Santo, però, è senza dubbio quella che coinvolge maggiormente e emotivamente gli animi dei fedeli, specialmente in Amantea, con la processione delle Varette, del Cristo Morto, del Cristo in Croce e della Madonna Addolorata.
Le Varette, tutte di cartapesta, sono nove e sono portate dai ragazzi delle scuole, mentre il Cristo e la Madonna dai confratelli e dai fedeli.
La maggior parte degli uomini segue il Cristo Morto e Gesù in croce, mentre le donne l’Addolorata.
Segue il Cristo morto una delle bande musicali della città di Amantea e tra un canto e l’altro esegue delle marce funebri.
Non sempre sono le processioni a farla da padrone tra i riti della Settimana Santa.
A volte le tradizioni antiche prevedono particolari usanze. A Firenze c’è un carro tirato da due buoi fino al Duomo.
Un filo di ferro unisce il carro all’Altare Maggiore.
Lungo il filo è legata una colomba che porta nel becco un ramoscello d’ulivo.
Al momento del Gloria, l’Arcivescovo accende i razzi e la colombina percorre tutta la navata centrale.
I mortaretti piazzati sul carro prendono fuoco e la colombina ritorna verso l’Altare Maggiore.
Se lo scoppio é perfetto e la colombina compie il percorso per intero, per la città di Firenze si preannuncia un anno positivo. Ma veniamo nella nostra Calabria.
E parliamo della famosa affruntata.
L’affruntata che nel dialetto calabrese significa incontro, è una rappresentazione religiosa che si tiene in alcuni comuni della provincia di Reggio. Famosa è l’Affruntata di Vibo Valentia, di Bagnara Calabra, di Cinquefrondi, di Rizziconi e di Cittanova.
E’ di carattere prettamente popolare con origini pagane.
La manifestazione si svolge per le strade principali dove le statue della Madonna Addolorata e quella di Gesù portate a spalla si incontrano.
Proprio questo vuole simboleggiare: l’incontro della Madonna col Figlio dopo la resurrezione. La corsa, l’incontro e poi lo “sbilanciamento”, la caduta del velo nero indossato dalla Madonna per il lutto che diventa azzurro, sono i momenti salienti della manifestazione.
A Nocera Tirinese, invece, uno dei principali avvenimenti della Settimana Santa sono i cosiddetti “Vattienti”.
Alcuni fedeli, i cosiddetti “penitenti”, durante le processioni di rito si flagellano le gambe con pezzi di vetro, fino a sanguinare.
Poi percorrono le vie del paese visitando le case di parenti e amici ricevendo del vino che viene versato sulle ferite come disinfettante.
E’ un rito che risale al 1473 e in passato finanche condannato dal Vaticano.
E’ un antichissimo e suggestivo rito, una tradizione che si tramanda da padre in figlio.
Questo rito a me non piace e non ho mai voluto assistere fino ad oggi a nessuna cerimonia.
E’ un rito, forse inspiegabile, ma ricco di fascino che rende la Calabria terra di tradizioni millenarie con radici che si perdono nella notte dei tempi.
di Francesco Gagliardi
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Riapre Celico ed arrivano i rifiuti dalla “Terra dei fuochi!”
Martedì, 27 Marzo 2018 13:39 Pubblicato in CosenzaI Bruzi della Sila non ci stanno e gridano: ““Non saremo la nuova Terra dei Fuochi”.
Dallo scorso 12 marzo l’incubo è tornato per le popolazioni della Presila cosentina.
La Regione Calabria ha riaperto da quel giorno la discarica di Celico e la scorsa settimana è iniziato il via vai di camion.
Stavolta però non sono rifiuti dei comuni calabresi ma si tratta di rifiuti privati provenienti dalla Campania e precisamente da una ditta di Casalnuovo di Napoli, area che ricade nella zona tristemente nota come “terra dei fuochi”.
Per l’impianto della Mi.Ga non ci sono dispositivi per il conferimento di rifiuti pubblici e dunque non sono rifiuti calabresi quelli che arrivano alla discarica.
I rifiuti pubblici no, ma quelli privati si.
A trasportarli, mezzi recanti il logo della Maya Ecologia di Casalnuovo di Napoli, che pare siano resti della lavorazione di rifiuti non differenziati.
A spiegare la situazione allarmante ai microfoni di Rlb, Italo Romano, del Comitato Ambientale Presilano
Il Comitato Ambientale Presilano che da anni si batte per la chiusura definitiva dell’impianto, ha realizzato foto e video di questi mezzi che da una settimana transitano e approdano alla discarica sottolineando come la situazione stia tornando, dall’apparente normalità di questa estate all’allarmante situazione di anni di lotta per difendere il territorio diventando stavolta la pattumiera della Terra dei Fuochi.
Se prima arrivavano i rifiuti pubblici calabresi, ora arrivano quelli ‘privati’ dalla Campania. “L’impatto è invasivo come sempre – spiega Italo Romano, rappresentante del Comitato Ambientale Presilano – e noi abbiamo rifiutato il piano di monitoraggio e controllo proposto dalla Regione Calabria che prevede, ai primi “odori sospetti” il blocco dell’impianto.
Ma qui gli odori non c’entrano nulla: la puzza è l’ultimo dei problemi perchè le sostanze tossiche che vengono emesse da una discarica non hanno odori.
Le sostanze più pericoloso sono quelle emesse in forma gassosa e liquida.
Il risultato non cambia: noi vogliamo che l’impianto venga chiuso”
Il Tar intanto, nei giorni scorsi ha rigettato il ricorso dei sindaci di Rovito, Celico, Lappano, Spezzano Sila e del Parco Nazionale ma i sindaci hanno già annunciato l’intenzione di rivolgersi al Consiglio di Stato.
Il Comitato Ambientale Presilano lo scorso 22 Marzo, ha anche inviato una pec ad Arpacal e al Dipartimento per chiedere dei controlli sul traffico mezzi e sugli sversamenti in discarica ma ad oggi non è arrivata risposta.
E così in attesa che prosegua l’iter per il ricorso al Consiglio di Stato, il Comitato Ambientale Presilano non resta certo a guardare e a subire “immobile, la devastazione finale delle nostre amate montagne”.
Domani infatti, mercoledì 28 Marzo alle ore 18 presso la Villetta Comunale di Celico (nella Sala consiliare del Comune in caso di pioggia), si terrà una assemblea pubblica, in cui saranno pianificate e discusse le azioni da mettere in pratica per difendere la nostra terra.
E l’intento potrebbe anche essere quello di tornare, come già accaduto, a bloccare l’arrivo dei camion di rifiuti: “I nostri boschi non saranno la pattumiera della Campania”.
Quicosenza
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Reggio C. Pugni e calci alla polizia. Arrestati due nigeriani
Martedì, 27 Marzo 2018 12:02 Pubblicato in Reggio CalabriaI due nigeriani entrambi già noti alle forze dell'ordine sono stati fermati nella tarda serata di ieri mentre urlavano e litigavano in strada.
Uno dei due era visibilmente ubriaco e ha opposto resistenza al controllo di polizia, sferrando pugni e calci nei confronti degli operatori ed assumendo un chiaro atteggiamento di sfida.
Nel frattempo, l'altro cittadino nigeriano, nel tentativo di evitare l'arresto del connazionale, si è scagliato contro gli operatori di polizia, due dei quali hanno riportato lesioni e sono stati curati in pronto soccorso.
Questa mattina il loro arresto è stato convalidato e per entrambi è stato disposto l'obbligo di firma
Si tratta di O.A. cl. 90 e O.F. cl. 90, entrambi con precedenti per resistenza e violenza a Pubblico Ufficiale.
In particolare, nella tarda serata di ieri, il personale delle Volanti, intervenuto in via Cardinale Portanova a seguito di una segnalazione al 113 di cittadini stranieri che urlavano e litigavano in strada, ha proceduto all’arresto dei due uomini.
Nell’occorso due operatori delle Volanti riportavano lesioni e venivano accompagnati presso il Pronto Soccorso per le cure del caso.
Il PM di turno della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria ha disposto il trattenimento dei due cittadini nigeriani presso le camere di sicurezza della Questura in attesa della celebrazione del rito direttissimo tenutosi nella giornata odierna, all’esito del quale è stato convalidato l’arresto e disposto l’obbligo di firma per entrambi.