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IL PAESE DEI CACHI

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Apate era la divinità dell'inganno, lei era uno degli spiriti nel vaso di Pandora.

I suoi genitori erano Nyx ed Erebus.

In Mineralogia dal suo nome deriva l'Apatite che è il fluoro fosfato di calcio .

Questo minerale prende tale nome perché "inganna" potendosi confondere per caratteristiche esterne con altri minerali .

La dea Era, furiosa per un ennesimo tradimento dell'olimpico marito Zeus, si rivolse proprio a Apate la quale le prestò un cinto che era in grado di far sembrare veritiere le menzogne all'ascoltatore.

E’ a questa divinità che i politici locali e non solo, si rivolgono ogni qual volta hanno bisogno di fare credere ai loro “sudditi votanti” tutto ciò che dicono.

Fra l’altro, racconta Esiodo, che un vaso era stato dato in dono a Pandora da Zeus, il quale le aveva raccomandato di non aprirlo.

Pandora, che aveva ricevuto da Ermes il dono della curiosità, non tardò però a scoperchiarlo, liberando così tutti i mali del mondo.

Sul fondo del vaso rimase soltanto ‟Elpis” (la speranza), che non fece in tempo ad allontanarsi prima che il vaso venisse richiuso.

Prima di questo momento l’umanità aveva vissuto libera da mali, fatiche ed angosce di sorta e gli uomini erano immortali, così come gli dei.

Dopo l’apertura del vaso il mondo divenne inospitale, ottuso, prevaricatore e tiranno.

Il fascismo è nato, esiste e viene continuamente reinventato e riutilizzato dai Potenti proprio per offrire ai piccoli borghesi un falso evento dopo l’altro, un falso bersaglio dopo l’altro, una finta rivoluzione dopo l’altra.

Questo non succederebbe se la classe capitalistica considerasse i ceti medi per natura conservatori.

Sa bene che, quando si proletarizzano e si impoveriscono, potrebbero fare blocco con gli operai e in generale coi lavoratori subordinati.

Per impedire quest’alleanza, viene ogni volta scatenata una multiforme offensiva ideologica e propagandistica: ad esempio, si dice al piccolo borghese che il suo nemico sono i lavoratori garantiti e i sindacati, e al contempo, con il frame della sicurezza, gli si dice che deve temere l’immigrato.

Ma questo non basta, perché è un discorso tutto difensivo, ce ne vuole anche uno offensivo, massimalista, pseudo-rivoluzionario.

Un’ennesima variante di fascismo.

Oggi quel discorso è quello contro la Casta.

In questo tourbillon senza fine, ci si dovrebbe chiedere: “Come farà l'Italia a guardare lontano senza la sua cultura, la sua vera forza?”

Noi italiani siamo come dei nani sulle spalle di un gigante.

E il gigante è la cultura, una cultura antica che ci ha regalato la capacità di cogliere la complessità delle cose.

Si tratta di un capitale enorme che va conservato e alimentato.

Sono parole, episodi, fatti di cronaca che in parte conosciamo, triste repertorio di una memoria collettiva che va risvegliata, di fronte alle pericolose derive del presente.

Idee che a torto abbiamo pensato annientate e che invece si annidano nella condotta e nelle parole di molti di noi.

Nel razzismo strisciante o addirittura assunto come bandiera, nel fondamentalismo organizzato e in certa arroganza della divisa, nell’estremismo cieco e nella persistenza “operosa” di ideologie distruttive, nell’irrisione insolente dell’avversario, ma anche nel qualunquismo e nell’indifferenza di chi non vota e se ne lava le mani.

Il più grave problema di questo Paese, storicamente, è l’ignavia della piccola borghesia, che è la più becera d’Europa e oscilla perennemente tra l’indifferenza a tutto e la disponibilità a qualunque avventura autoritaria.

In Italia come in poche altre nazioni, non c’è nulla di più facile che spingere l’impoverito a odiare il povero.

Avventura vicaria, naturalmente, vissuta per interposto Ducetto che sbraita.

Giusto un brivido ogni tanto, per interrompere il tran tran, godersi l’endorfina e tornare al proprio posto.

Finché non sente il dolore, l’italico ceto medium rimane apatico.

Quando inizia a sentirlo, non sa dire cosa gli sia successo, blatera incoerentemente, dà la colpa ai primi falsi nemici che gli vengono agitati davanti (a scelta: i migranti, gli zingari, i comunisti, quelli che scioperano, gli ebrei…) e cerca un Uomo Forte che li combatta.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

Redazione TirrenoNews

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