
Una attività coordinata dal Procuratore della Repubblica di Castrovillari Dott. Eugenio Facciolla ,sul contrasto di illeciti in materia di utilizzazioni boschive, ha portato nei giorni scorsi al sequestro di un bosco di sei ettari in località “Piano di Guerra-Musco Saggio” nel Comune di Campana (CS).
I militari della Stazione Carabinieri Forestale di Rossano hanno accertato che in tale località era in corso un taglio di latifoglie su di una superficie privata boscata il cui controllo ha riscontrato diverse irregolarità.
Infatti, nonostante il taglio risultava chiuso da alcuni mesi le operazioni continuavano.
Inoltre le indagini hanno riscontrato che l’area oggetto del taglio non risultava essere governata a ceduo per come rappresentato negli atti ed elaborati tecnici redatti bensì, governata a bosco di alto fusto di latifoglie, taglio che prevede modalità più restrittive e con autorizzazioni obbligatorie dell’ente preposto.
Infine la superficie utilizzata non era del tutto quella indicata in progetto, comportando lo sconfinamento in altre proprietà private, oltre alla realizzazione di una stradella di 200 metri utilizzata per lo smacchio.
Tali irregolarità hanno portato al sequestro del bosco e alla denuncia di tre persone, il direttore dei lavori, il progettista e la ditta boschiva operante.
Cosenza 3 dicembre 2017
Quattro anni di carcere a Pietro Citrigno e 2 anni a Fausto Aquino. Il Tribunale di Cosenza ha condannato per bancarotta preferenziale gli editori di “Calabria Ora”, il giornale fallito nel 2013 quando era direttore Piero Sansonetti.
La presidente del Tribunale Claudia Pingitore ha inflitto pene anche più pesanti di quelle che aveva auspicato in mattinata il pubblico ministero Giuseppe Cozzolino che, al termine della requisitoria, aveva chiesto 3 anni e 6 mesi di reclusione per Citrigno, già condannato per usura aggravata dalle modalità mafiose nell’ambito del processo “Twister”. Sono stati condannati anche gli amministratori Rosanna Grillo (un anno di reclusione) e Tommaso Funari (10 mesi), considerati le “teste di legno” di Citrigno.
Durante il processo sono state ricostruite le scatole cinesi che stavano dietro “Calabria Ora”, nata nel 2006 con la “Cec Srl” di Citrigno e Aquino. Nel 2009, il quotidiano calabrese è passato in mano alla “Paese Sera editoriale Srl “, con a capo l’amministratore delegato Massimo Zimbo (l’unico assolto), e poi nel 2013 alla “C&C”.
Tante società ma due soli dominus (Fausto Aquino e, soprattutto Piero Citrigno) che hanno gestito il giornale in modo da favorire i creditori “amici” come lo stampatore Umberto De Rose al quale “la Cec, proprio prima di fallire, – ha spiegato il pm Cozzolino – ha liquidato 500mila euro. Tutto a scapito dei confronti dello Stato e degli enti previdenziali che negli anni avevano accumulato debiti che in fin dei conti hanno superato il milione di euro”.
Ecco perché, secondo la Procura, sulle spalle del quotidiano calabrese e dei suoi giornalisti (alcuni dei quali costituiti parte civile nel processo) si è consumata una bancarotta “preferenziale”. Nel corso dell’istruttoria dibattimentale, inoltre, sono stati sentiti i vari curatori fallimentari ma anche una cinquantina di giornalisti che, alla guardia di finanza, avevano già spiegato come qual era l’andazzo nel giornale guidato da Piero Sansonetti, oggi direttore del “Dubbio”. Tutti hanno fornito al Tribunale la stessa versione: contratti e pagamenti, in sostanza, li decideva Piero Citrigno “deus ex machina” di Calabria Ora.
Circostanza, questa, già emersa nell’altro processo in cui l’editore cosentino è stato condannato a 4 mesi di carcere per violenza privata nei confronti del giornalista Alessandro Bozzo, che si è suicidato qualche mese dopo aver firmato le dimissioni ed essere stato costretto a cambiare il contratto a tempo determinato.
Ritornando alla bancarotta preferenziale, il Tribunale di Cosenza ha condannato Rosanna Crillo, Piero Citrigno, Fausto Aquino e Tommaso Funaro al risarcimento del danno e delle spese legali in favore delle parti civile.
Fonte: Il Fatto Quotidiano
I militari della Stazione Carabinieri Forestale di Montalto nei giorni scorsi hanno posto sotto sequestro un frantoio oleario in località “Ortale” di Rota Greca.
Il sequestro è avvenuto durante un accurato controllo che ha accertato lo smaltimento abusivo dei reflui della lavorazione delle olive.
Lo smaltimento dei rifiuti liquidi da esso derivanti avveniva attraverso una condotta posta sotto il pavimento che collegava l’opificio ed una vasca di decantazione e stoccaggio distante circa 200 metri.
A questa vasca, colma di acque di vegetazione provenienti dalla molitura delle olive, era collegata un ulteriore tubazione di circa 300 metri che raggiungeva un appezzamento di terreno e il “Torrente Cascinello”, dove giungeva il liquido maleodorante.
A seguito degli accertamenti effettuati nel frantoio dai militari e lungo tutta la condotta si è posto sotto sequestro l’impianto, convalidato dalla Procura della Repubblica di Cosenza, e denunciato il proprietario per inquinamento ambientale, gestioni di rifiuti non autorizzata, danneggiamento e scarico senza autorizzazione.
I controlli agli opifici presenti nella Provincia di Cosenza, iniziati da diverso tempo, continuano in questi giorni al fine di verificare la funzionalità degli impianti ed il rispetto della normativa prevista per lo smaltimento dei rifiuti da esso derivanti
COSENZA 25 novembre 2017.