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Catanzaro, 28 mag. - Due pescatori di frodo, sorpresi ad esercitare l'attivita' sul lago Ampollino, nel parco nazionale della Sila, sono stati denunciati dagli uomini del Corpo Forestale dello Stato che hanno sequestrato il pescato e due reti da pesca.

Il personale del Comando stazione forestale di Taverna (Cz), e' intervenuto in localita' "Verberano " del Comune silano a seguito di una segnalazione pervenuta al numero di emergenza ambientale del Corpo forestale dello Stato (1515) per la presenza di reti da pesca posizionate nel lago Ampollino. La pattuglia si e' recata sul posto e ha verificato che in una porzione del lago, ubicata nella zona " 2" del Parco Nazionale della Sila, erano state collocate due reti da pesca di circa trenta metri ciascuno ben visibili da lontano per la presenza di galleggianti di colore rosso che fuoriuscivano dall'acqua.

Non essendoci sul luogo nessuno, il personale del Corpo forestale dello Stato ha effettuato alcuni appostamenti sorprendendo due uomini di origine romena che procedevano alla raccolta delle reti piene di pesci.

La forestale ha posto immediatamente sotto sequestro l'attrezzatura utilizzata per la pesca e ha liberato i pesci ancora vivi rimasti impigliati nelle reti, mentre il pescato ritrovato in un sacchetto, costituito da circa 10 kg di pesce della specie cyprinus carpio e' stato sequestrato e consegnato al Cras di Catanzaro.

I due romeni sono stati denunciati per la violazione delle norme in materia di aree ambientali protette attraverso l'esercizio illegale della pesca e sono state contestate loro le violazioni amministrative alle norme regionali in materia di esercizio della pesca nelle acque interne.

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Su proposta del ministro dell'Interno, Angelino Alfano, il Consiglio dei ministri di oggi ha approvato il decreto di scioglimento del Consiglio comunale di Badolato, in provincia di Catanzaro.

L'adozione del provvedimento, in base alla normativa antimafia, si e' resa necessaria - ricorda il comunicato finale di palazzo Chigi, all'esito di approfonditi accertamenti che hanno constatato gravi forme di ingerenza da parte della criminalita' organizzata.

Bene.

Ma resta sempre incomprensibile perchè non si eserciti un più attento controllo da parte dello Stato anche se non soprattutto durante le consultazioni elettorali e le relative campagne elettorali.

Se la criminalità organizzata sceglie candidati e liste è perché evidentemente dagli stessi intende ottenere favori.

Certo il voto di scambio resta un problema e sarebbe bene che le indagini fossero fatte durante le campagne elettorali, ma il problema più grosso è sempre quello dei voti della criminalità pronta a mettere le mani sulla città.

E senza dimenticare che tanti altri sono pronti a mettere le mani sulla città e su questi presunta gente per bene non dovrebbero mancare attenti e tempestivi controlli.

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Per circa due ore il pubblico ministero, Carlo Villani, ha ricostruito le fasi dell'inchiesta sulla discarica Alli di Catanzaro e, a conclusione della sua requisitoria, ha ribadito la richiesta di rinvio a giudizio per i 15 indagati sostenendo che "c'è stato un vero e proprio scempio ambientale".

Nel corso del suo intervento - secondo quanto riportato dall'Ansa - l'accusa ha sostenuto anche che "non c'è nessuno spazio per una decisione diversa dal rinvio a giudizio per tutti gli indagati".

Sul fronte dell'evasione fiscale il pubblico ministero ha ribadito che "ci sono le prove di queste contestazioni".L'udienza preliminare è stata aggiornata al 28 aprile ed al 14 maggio per gli interventi dei difensori e la decisione del giudice.

Tra gli indagati per i quali il pm Carlo Villani ha chiesto il rinvio a giudizio figurano imprenditori, professionisti, funzionari dell'ufficio per l'emergenza ambientale, l'ex commissario, Graziano Melandri, e l'assessore all'ambiente della Regione Calabria, Francesco Pugliano, coinvolto nella sua qualità di ex sub-commissario dell'Ufficio per l'emergenza.  

Ai 15 vengono contestati, a vario titolo, i reati di associazione per delinquere, abuso d'ufficio, evasione fiscale, corruzione, falso e disastro ambientale. L'accusa ipotizza l'esistenza di un'associazione il cui promotore sarebbe stato l'imprenditore veneto Stefano Gavioli, proprietario della società Enertech.  Dalle indagini condotte dalla Guardia di finanza e dai carabinieri del Noe è emerso che la Enertech, attraverso una serie di artifici contabili, avrebbe evaso le imposte dovute nell'erario. Nonostante i debiti con il fisco, l'ufficio del commissario per l'emergenza ambientale, secondo l'accusa, avrebbe liquidato somme per diversi milioni di euro alla società. Ai vertici della Enertech viene contestato anche il reato di disastro ambientale per lo smaltimento illecito.

Il giudice per le udienze preliminari di Catanzaro, Maria Rosaria Di Girolamo, ha rinviato a giudizio i 15 indagati nell'inchiesta sulla discarica Alli di Catanzaro.

Il processo nei confronti delle 15 persone rinviate a giudizio inizierà il 7 ottobre.

Nell'udienza preliminare si sono costituiti parte civile il Ministero dell'Ambiente, i Comuni di Catanzaro e Simeri Crichi ed alcune associazioni ambientaliste.

Ai 15 indagati vengono contestati, a vario titolo, i reati di associazione per delinquere, abuso d'ufficio, evasione fiscale, corruzione, falso e disastro ambientale. L'accusa ipotizza l'esistenza di un'associazione il cui promotore sarebbe stato l'imprenditore veneto Stefano Gavioli, proprietario della societa' Enertech.

Dalle indagini condotte dalla Guardia di finanza e dai carabinieri del Noe e' emerso che la Enertech, attraverso una serie di artifici contabili, avrebbe evaso le imposte dovute all'erario. Nonostante i debiti con il fisco, l'Ufficio del commissario per l'emergenza ambientale, secondo l'accusa, avrebbe liquidato somme per diversi milioni di euro alla società.

Ai vertici della Enertech viene contestato anche il reato di disastro ambientale per lo smaltimento illegale nel fiume Alli, e successivamente nel Mar Ionio, del percolato prodotto dalla discarica.

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