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sindaco soverato

Il Neo Sindaco Ernesto Alecci nell'ambito del rilancio economico, commerciale e turistico di Soverato decide con un colpo di spugna di abolire gli ormai famosi Parcheggi Blu, quelli per cui bisogna pagare un ticket nelle ormai famose macchinette messe ai lati delle strade

 

SOVERATO - "Via le strisce blu". Questo uno dei primi provvedimenti del neo sindaco Ernesto Alecci per rilanciare la città e dare "sostegno al tessuto economico cittadino connesso al turismo". Il sindaco, attraverso un comunicato stampa, stigmatizza la necessità di rinunciare alle "strisce blu" per lanciare "un deciso messaggio all'approssimarsi della stagione estiva" rinunciando, nonostante la situazione critica delle casse comunali, agli incassi dei "grattini" pur di incoraggiare la città a riprendersi il ruolo di centro dei servizi turistici e di intrattenimento del comprensorio. La scelta di Alecci segna una netta discontinuità, in merito alla gestione dei parcheggi, tra l'amministrazione appena insediata e le precedenti, ivi compresa quella commissariale. I parcheggi a pagamento erano stati istituiti, in città, dalla prima giunta Mancini che, con un inevitabile coda di polemiche, "tappezzò" la città di strisce blu. Il piano parcheggi venne poi rimodulato più volte dalla stessa giunta e da quella Taverniti che istituì i "grattini" per il parcheggio a pagamento solo nelle aree attigue al lungomare (leggi) che vennero poi riproposti dalla gestione commissariale. Il sindaco informa che, nei prossimi giorni, tutte le linee di delimitazione dei parcheggi saranno ritinteggiate di bianco per evitare, com'era successo negli anni scorsi, che i turisti confondessero le linee blu per aree di sosta a pagamento. 

Nessuna comunicazione, almeno ufficiale, sulla tanto discussa tassa di soggiorno inserita dal commissario prefettizio Maria Virginia Rizzo per la città.

fonte: Redazione - www.soveratiamo.com

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Di seguito la nota diffusa dall’ufficio stampa: Sarà un’altra estate di caldo e monnezza per i calabresi.

Il sistema dei rifiuti in Calabria è al collasso e le discariche sono stracolme.

L’assessore regionale all’ambiente, Francesco Pugliano, che non aspetta occasione per ribadirlo, lo ha ricordato ancora oggi mettendo in luce le criticità che ormai – e da tempo – sono sotto gli occhi di tutti. Ma ha anche annunciato l’aumento delle tariffe e il commissariamento dei comuni morosi. Due provvedimenti che arrivano per mettere a posto i conti che non tornano di un settore allo sbando che da quando è finito il commissariamento non è mai stato razionalizzato.

La raccolta differenziata resta al palo e non si fa niente per invertire il “normale” stato dell’arte.

Insomma, la Regione non risolve nessun problema dal punto di vista del ciclo del riciclo e continua a vessare i cittadini e i comuni, immaginiamo anche quelli virtuosi o quelli che in questi anni hanno cercato in tutti i modi strategie alternative per risolvere il problema e che, invece, hanno trovato la disapprovazione del dipartimento regionale all’Ambiente.

Dipartimento che propone come uniche strategie per placare l’emergenza l’invio dei rifiuti all’estero e la creazione di nuove discariche e di inceneritori o, tutt’al più, di controproducenti mega impianti di riciclaggio.

Cioè, tutto il contrario di quelle che sono le buone pratiche attuate in tutti i paesi del mondo che pensano e vogliono vivere green.

L’immobilità di questa classe politica asservita ai poteri dei privati si rende evidente nel momento in cui lo stesso Pugliano ammette che in oltre un anno non è riuscito a far approvare la leggere regionale di regolamentazione degli ambiti territoriali.

Ribadiamo con forza la nostra contrarietà a soluzioni tampone e rilanciamo il nostro piano regionale ai rifiuti, che prevede una tariffazione puntuale (chi più ricicla meno paga), un’impiantistica regionale adeguata e razione, disegnata sul territorio e non sugli interessi dei privati, e una diffusa e penetrante azione culturale per incentivare la raccolta differenziata e le buone pratiche ad essa legata.

Dopo 20 anni i calabresi meritano un’estate di sole e di mare senza emergenze sanitarie e rifiuti per le strade.

Sebastiano Barbanti – M5S Cittadino eletto alla Camera

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Lo ha deciso la Cassazione dirimendo il guazzabuglio giuridico che vedeva da un lato la Procura di Cosenza che si era dichiarata incompetente atteso che la competenza esclusiva per i reati informatici si appartiene a Catanzaro e dall’altro proprio Catanzaro il cui GIP aveva riconosciuto la propria incompetenza territoriale.

Allora il pm della Procura di Cosenza Antonio Tridico sollevò la questione e chiese che fossero i giudici della Corte suprema a dirimerla.

E la Cassazione ha deciso proprio ieri 6 giugno statuendo come nel testo

La storia era partita a seguito di un esposto presentato alla magistratura dall’ateneo di Arcavacata su presunte irregolarità nella tenuta dei registri che certificano il sostenimento degli esami universitari.

Il processo vede coinvolti sessantuno imputati accusati di aver falsificato alcuni esami all’interno della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università della Calabria tra il 2004 e il 2011.

La questione in verità era stata già scoperta fin dal 2007 ma “ci si sarebbe limitati a spostare i segretari “infedeli”, evitando l’imbarazzo di rivolgersi direttamente alla Procura di Cosenza, informata della cosa solo quattro anni dopo”

Segretari e tutor avrebbero cioè falsificato gli statini a vantaggio degli studenti, alcuni dei quali sarebbero giunti alla laurea senza di fatto sostenere più della metà degli esami inseriti nel piano di studi.

Il tutto all’insaputa dei docenti, che non hanno riconosciuto come proprie le firme apposte sugli statini.

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