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Trebisacce. Una storia folle se non fosse vera. La storia di un pensionato settantaduenne del quale da almeno 2 settimane non si hanno notizie, con il quale i parenti non riescono a parlare. Infine i Carabinieri che, chiamati da alcuni parenti, bussano alla porta che viene aperta dalla figlia trentottenne ed ancora universitaria .

Poi la macabra scoperta . Il corpo del pensionato fatto a pezzi era contenuto in sei o sette scatoloni, come se dovesse traslocare. Resti in avanzato stato di avanzata decomposizione, per quanto fosse stata usata anche calce e borotalco per attutire il forte fetore cadaverico

Indagini ,sembra inutili, compiute anche su alcuni bidoni della RSU alla ricerca di pezzi di corpo mancanti.

Una storia familiare che sembra fosse fatta di incomprensioni se non di litigi continui tra padre e figlia. Ora la giovane è stata fermata ed al momento si trova sotto interrogatorio.

Una storia che ha sconvolto gli abitanti di Trebisacce , dove è successo il fatto, e di San Demetrio Corone, paese da cui era originario il pensionato, ma anche qualche corrispondente che, nella fretta e nella emozione ha scritto : “Indagini in corso. Dalle prime verifiche si tratta di un omicidio, ma sul posto stanno operando carabinieri e vigili del fuoco per i necessari accertamenti”

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Non lo chiede ufficialmente Carlo Guccione , ma la forte denuncia lo impone. Basta scherzare dice il politico calabrese: “l’allagamento si poteva evitare”. Anzi si doveva evitare, ma non si è fatto quanto si doveva fare. Di qualcuno sarà bene la responsabilità, vero? Ed è necessario, corretto, onesto che si richiami , anche se in Calabria, circondata come è dal mare e ricca di fiumi, salvo che non esondino, tutto finisce nelle profondità del Tirreno e dello Ionio.

(ASCA) - Reggio Calabria, 25 gen - ''L'esondazione del fiume Crati si poteva evitare e l'allagamento degli scavi di Sibari poteva essere scongiurato se solo si fossero prestate maggiore attenzione ed ascolto alle incessanti e continue comunicazioni, ripetute anche negli ultimi giorni, dei sorveglianti idraulici che, proprio in quell'aria interessata all'esondazione del Crati, avevano segnalato l'occupazione delle golene per la presenza di coltivazioni di vario genere e di una folta e rigogliosa vegetazione. Ancora una volta, purtroppo - afferma il Consigliere regionale della Calabria, del Pd, Carlo Guccione - le schede di ''allerta'' trasmesse dai nostri sorveglianti idraulici sono rimaste lettera morta, senza che nessun incaricato dell'Afor, l'ente che gestisce questo delicato e importante servizio, abbia sentito la necessità di assumere e trasmettere i dati nel sistema informativo istituito per legge, essenziale a qualsiasi attività di prevenzione del rischio idrogeologico e, principalmente, di salvaguardia dell'incolumità delle popolazioni calabresi. Il servizio, tra l'altro, prevede per legge non solo la trasmissione dei dati delle criticità, ma anche l'allertamento di tutti gli enti preposti (Arpacal, Protezione Civile, Regione) perché vengano immediatamente predisposti gli interventi necessari a prevenire il rischio idrogeologico e a segnalare incombenti esondazioni dei fiumi. Ancora una volta, così come e' accaduto per la tragedia del camping 'Le Giare' alle porte di Soverato, il cui pericolo era stato segnalato per tempo dai sorveglianti idraulici a cui, anche in quell'occasione non fu dato nessun ascolto, tutto ciò non ha funzionato e gli scavi di Sibari sono stati sommersi dall'acqua e dal fango.

Perche'? Chi rispondera' di tutto questo?''. Si chiede infine il politico.

Al politico coraggioso suggeriamo- nelle more dell’apertura di una indagine da parte della magistratura- di formulare in consiglio regionale la proposta dell’apertura di una inchiesta interna.

 

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marina di Gioiosa JonicaIl boss delle slot machines arrestato ieri nel Ravennate salì agli onori delle cronache con un traffico di stupefacenti Puglia-Calabria. Un impero esteso nel Nord grazie anche all’amicizia e agli appoggi istituzionali dei Valle-Lampada.

“Rocco” oppure “u curtu”. Anche nel Ravennate, conservando così tutta la sua caratteristica calabresità, è noto con i nomignoli tra gli amici degli amici e i compari Nicola Femia, 51 anni, di Marina di Gioiosa, arrestato ieri dalla Guardia di Finanza del Gico di Bologna a seguito della maxi-operazione anticrimine coordinata dalla Dda emiliana. Lì la prima volta che il nome di Femia era saltato fuori con prepotenza era stato nel dicembre 2009, quando era stato arrestato nel Ravennate, a Sant’Agata sul Santerno, poiché accusato di associazione finalizzata al traffico di droga. Nella ricca Romagna, era titolare di una costellazione di società che noleggiano video slot. E proprio in questo settore, già dal 2003, ponevano l’attenzione gli investigatori della Dia. Sempre nei primi anni del 2000, Femia era stato inserito in un’importante indagine antidroga, che riguardava enormi quantitativi di stupefacente lungo l’asse calabro-pugliese. Per gli inquirenti esisteva un business gestito da narcos albanesi che avrebbero provveduto al costante rifornimento dei “compari” calabresi con cocaina, eroina e marijuana. Traffici che sarebbero stati preceduti da contrattazioni telefoniche “criptate”. Da un capo all’altro della cornetta i compari avrebbero trattato l’acquisto di “slot machines” e “pecore”. Macchinette ed ovini inesistenti, secondo l’accusa. L’espediente sarebbe servito a celare l’enorme smercio di stupefacenti. L’organizzazione di albanesi avrebbe avuto una guida unica e una gestione verticale per rifornire diversi mercati calabresi. Ogni area avrebbe avuto un referente che si sarebbe occupato di organizzare una rete locale di spaccio. In particolare nel Crotonese il riferimento sarebbe stato Francesco Mellino (poi condannato all’ergastolo per l’omicidio di Gabriele Guerra, avvenuto proprio in Emilia) con l’aiuto di altri personaggi noti alle forze dell’or – dine, mentre dell’approvvigiona – mento nell’area del Tirreno Cosentino si sarebbe occupato proprio Nicola Femia. Nonostante fosse un personaggio conosciuto agli inquirenti Femia è comunque riuscito a mettere in piedi un impero basato sul gioco d’azzardo, correndo sempre sul filo tra legalità e illegalità. Quando non intestate direttamente a lui, le società facevano capo ad alcuni suoi familiari. Tutte le sue attività sono venute allo scoperto nel novembre 2011 quando la Procura di Milano ha arrestato Giulio Lampada, secondo gli investigatori braccio imprenditoriale al Nord del clan calabrese dei Valle-Lampada. Anche lui calabrese, ma residente in Lombardia, Lampada aveva mantenuto contatti solidi nella sua terra d’origine anche con professionisti e uomini di Stato allo scopo di ottenere la concessione dei monopoli, così da poter investire in sale Bingo. In un’intercettazione uscita durante le indagini il sistema appare abbastanza chiaro: «Al 99 per cento va a conclusione perché c’è Franco (Morelli, il politico regionale calabrese) di mezzo…tutto il Nord Italia…nel pacchetto c’è Milano, Venezia, la Liguria e Bologna, fino a Bologna ci pigliamo appalti… fanno 50 richieste al mese… la sala giochi porta una media di soldi di 6-7 mila euro al mese. Stiamo parlando di slot». Ed è in questa fase dell’affare che Giulio Lampada chiede l’aiuto dell’amico imprenditore Femia, per l’installazione delle slot: «170 macchine complete sarebbe a dire 2500 euro più iva senza mettere i modelli, né niente…alla cortese attenzione di Milano Games (una delle società del Lampada)”. Femia effettuerà l’operazione saldando questo ordine con la ditta di Massa Lombarda “Las Vegas Games”, intestata alla figlia. (Soverato Uno Tv )

 

Gli indagati calabresi

AGOSTINO Francesco, 29 anni, Marina di Gioiosa

CAGLIUSO Domenico, 27, Marina di Gioiosa

CAMPAGNA Giannalberto, 30, Praia a Mare

CARROZZINO Ciriaco Luigi, 27, Belvedere Marittimo

CHIARADIA Daniele, 35 anni, Cosenza

CONDELLI Luigi, 38, Reggio Calabria

CRUSCO Filippo, 26 anni, Praia a Mare

FEMIA Guendalina (figlia di Nicola), 29 anni

FEMIA Nicola, 52 anni

FEMIA Rocco Maria Nicola (figlio di Nicola), 22 anni

PETROLO Virgilio, 27, Marina di Gioiosa

ROMEO Rosario, 58 anni, Reggio Calabria

TRIFILIO Valentino, 25, Praia a Mare

VIRZÌ Salvatore, 48 anni, Reggio Calabria

 

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