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Redazione TirrenoNews

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Ecco le 3 proposte di Francesca Menichino

Mercoledì, 11 Luglio 2018 20:08 Pubblicato in Politica

E' finito verso le 14 il Consiglio Comunale dopo 4 ore di discussione.

Sul primo punto, il disagio sociale, non c'è stata alcuna proposta dell' amministrazione comunale, nè dell'assessore ai servizi sociali. Nessuna.

 

 

 

Noi abbiamo fatto tre proposte di cui solo due sono state prese in considerazione ma è qualcosa.

La prima riguarda le case popolari vuote che dovrebbero essere restituite alla comunità, perché abbiamo case vuote e famiglie senza case. Ma su questo non si è avuta risposta.

La seconda riguarda la rideterminazione della spesa di gestione dell'home care premium, circa 120.000 euro l'anno lordi che per ora vengono distribuiti tra quattro dipendenti comunali.

La terza riguarda la creazione di un progetto pilota con lo stanziamento minimo di 50.000 per la costituzione di un fondo di garanzia a sostegno dei fitti.

Risposta di Pizzino: e dove li troviamo i soldi?

Basta dire che il comune paga

circa 130.000 euro all'anno di telefonia fissa,

circa 140.000 euro all'anno di energia elettrica

Solo riducendo del 20% queste spese enormi si potrebbe realizzare un'economia da destinare al fondo fitti, che potrebbe coinvolgere nell'azione i proprietari di case con sconti sulle bollette dell'acqua e della spazzatura.

Lunedì alle 11 parleremo di queste nostre proposte da realizzare concretamente.

Poi al secondo punto Pizzino ha comunicato che ha revocato le deleghe all'assessore Pati, e con grande tranquillità ha detto che "ha fiducia nell'operato della magistratura".

Intanto oggi la maggioranza era composta da 7 persone su 12.

Un altro qualificato apporto legale dell’avvocato Francesco Bernardo

“L’esistenza è variegata, condensandosi in bisogni e passioni.

Tra queste, v’è la caccia, sport particolare e spesso motivo aggregante tra persone unite dalla passione per la ricerca faunistica.

Parimenti, l’esistenza è contraddistinta da episodi di confronto con la legge e la Giustizia che minano la possibilità di ottenimento o mantenimento della licenza di porto d’armi, costringendo quanti, per lavoro (si pensi alle guardie giurate) o passione dispongano di armi, a privarsene.

L’art. 43 T.U.L.P.S (leggi di pubblica sicurezza) è il punto di riferimento.

A ben vedere, è esclusa la licenza di portare armi per “chi ha riportato condanna alla reclusione per delitti non colposi contro le persone commessi con violenza, ovvero per furto, rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di rapina o di estorsione”.

Il comma 2 prevede invece che la licenza possa essere negata ai condannati per delitto diverso da quelli indicati al comma 1 e “a chi non può provare la sua buona condotta e non dà affidamento di non abusare delle armi”

L’autorizzazione alla detenzione delle armi è un provvedimento con caratura eccezionale di guisa che le esigenze di ordine pubblico e tutela dei cittadini hanno prevalenza e priorità.

È necessario, infatti, che il soggetto sia riconducibile ad una valutazione prognostica tale da non destare allarmi o rischi per l’ordine e la pubblica sicurezza.

È nota l’ampia discrezionalità dell’Autorità competente, anche per casi in cui il soggetto che espone la richiesta di licenza non abbia mai avuto condanne penali, ma riconducibile a situazioni di scarsa “buona condotta”.

In quest’ottica, la licenza di porto d’armi può essere concessa soltanto purchè non si determini alcun rischio di abuso.

In casi, poi, di effettiva condanna a pena detentiva, per un reato, scatta quello che è un vero e proprio automatismo di revoca della licenza.

Emerge, tuttavia, una ordinanza del Consiglio di Stato che delimita notevolmente l’automatismo del diniego di porto d’armi se v’è stata condanna. Si allude all’ordinanza n.1766, Sez. III, ord. 27 aprile 2017, per cui l’automatismo è escluso se la pena della reclusione è stata convertita in pena pecuniaria.

In questi casi, la Amministrazione sollecitata dalla questione deve valutare in concreto se il soggetto richiedente la licenza sia o meno affidabile, non in maniera automatica bensì motivando e motivando, e si sa bene che in questi casi, l’unico modo per contraddire un provvedimento che neghi la licenza è quello di dimostrare requisiti di moralità e affidabilità, cercando di scorgere le falle motivazionali, discutendo e rispondendo nel merito.

Avvocato Francesco Bernardo

Amantea.Continuano i controlli antidroga dei carabinieri

Mercoledì, 11 Luglio 2018 17:51 Pubblicato in Cronaca

Sempre attenta ed intensa la lotta allo spaccio ed al consumo di droghe da parte dei carabinieri della locale stazione dei carabinieri di Amantea coadiuvati dai Carabinieri della Compagnia di Paola.

Amantea non è certo indenne da questo grave problema.

Un problema che coinvolge anche i giovani ed i giovanissimi.

Senza dimenticare gli adulti, di ogni ceto, culturale, sociale, economico, professionale.

Ed in questa dura battaglia i carabinieri ci sembrano totalmente soli.

I soli a fare controlli sugli arrivi via treno, un metodo standard .

Li aspettano alla stazione ferroviaria

Li portano nei bagni pubblici.

Li controllano.

Insomma, fanno il loro dovere.

Tentano di spezzare il filo che collega Amantea, piazza di spaccio, con i luoghi di provenienza delle droga.

Ma istituzioni e società civile ci sembrano fortemente distratti.

Nemmeno una qualche indagine sulla entità quali-quantitativa del fenomeno.

Tantomeno analisi dei reati indotti dal consumo di droghe

Meglio non parlarne

Della serie “uocchiu c’un vide, coro c’un dole”.

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