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Redazione TirrenoNews

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Ecco la nota diffusa dai Cobas sanità –

“Siamo esterrefatti dall’ennesima decisione del Consiglio Regionale di rinviare la discussione sulla proposta di legge inerente al precariato sanitario alla prossima seduta , con la scusa di acquisire il parere dei consulenti giuridici: avevamo la parola del presidente Talarico .

Evidentemente non esiste più una maggioranza in Consiglio Regionale ed evidentemente l’ufficio legislativo non conta nulla.

Come Cobas inviteremo tutti i nostri iscritti a non votare per i partiti responsabili di questa pantomina che offende i nostri diritti e il decoro dell’Assemblea.

Quando si riunirà il Consiglio Regionale ? In piena campagna elettorale ? Lo sanno i nostri consiglieri regionali che noi viviamo un dramma che non può essere rimandato all’infinito ? Che ne pensa Scopelliti ? Sono mille le persone che rischiano di stare fuori senza questa legge e mille famiglie che sapranno chi ringraziare il prossimo 24 febbraio se la legge non sarà approvata o sarà stravolta.

Questi signori esperti giuridici chi sono?

Avevamo fiducia nelle parole del Presidente del Consiglio Regionale : abbiamo riposto male la nostra fiducia . Antonio Riga Coordinatore Cobas Sanità”

A tranquillizzare tutti il senatore Antonio Gentile vice coordinatore regionale del Pdl Calabria che diffonde la seguente nota.

“Anche io mi aspettavo l’approvazione oggi del ddl presentato dall’on Chiappetta, ma come scrive saggiamente Hobbes “ La pazienza in politica porta buoni frutti “ e sono certo che il comitato dei consulenti giuridici , a cui si è rivolto il presidente Tallarico , darà un parere di congruità della nostra proposta

Capisco l’amarezza e la frustrazione di alcune organizzazioni sindacali perché so che c’è un rischio che incombe sulla legge 1/2009 vista l’impugnativa di un’analoga legge sarda da parte del Governo, ma posso assicurare che la maggioranza è salda e che i presidenti Tallarico e Scopelliti sono a favore di questa norma e sono estremamente sensibili sul tema del precariato

Scriverò io stesso una nota, redatta da un costituzionalista ai componenti del comitato giuridico e sono certo , anche se sbilanciarsi è sempre pericoloso, che il Consiglio sarà convocato entro pochi giorni e potrà licenziare la legge”

?

Un ulteriore “strumento” della politica sarà certamente la TARES, la tassa sui servizi comunali. Diversamente dalla TARSU, cioè dalla Tassa sui rifiuti( come era facilmente intesa dalla cittadinanza) o dalla TIA (che era l’altra modalità di esazione del servizio rifiuti, oggi la TARES comprenderà anche la pubblica illuminazione , la manutenzione delle strade.

E’ l’ennesimo regalo del Governo che peraltro accogliendo la stupida richiesta di taluni italiani arrabbiati perché tutte le tasse arrivavano a dicembre e spolpavano la tredicesima( con la quale si era per un anno pensato di are soluzione ai tanti debiti e problemi familiari), accogliendo( si fa per dire) la richiesta ne esige il pagamento in 4 rate

Gennaio

Aprile

Giugno

Dicembre

(la rata di gennaio non può essere pagata perché tra l’altro il comune non ha approvato il regolamento della TARES e viene rinviata ad Aprile)

Non solo quindi la tassa sarà chiesta ANTICIPATAMENTE

Ma si presentano altri due aspetti rilevanti:

Il primo è che l’ingiustizia sarà continuata: la tassa, infatti, sarà correlata alla grandezza dell’immobile e non alla quantità di rifiuti prodotta. Si tratta di una vergogna ulteriore che peraltro contrasta con la norma europea della diretta relazione tra produzione di rifiuti e tassa da pagare ( CHI INQUINA PAGA!) e che pertanto induce a produrre vista la indifferenza della tassa.

E così potrete sentire chi dichiara “Chi me lo fa fare di perdere tempo a differenziare i rifiuti se poi, anche nelle città più virtuose MONTI farà pagare in modo indifferenziato!”. Come dargli torto?

Il secondo è che la tassa sarà aumentata di 30 centesimi a metro quadrato( che potrà essere innalzato dai Comuni fino a 40 centesimi) per il pagamento dell’illuminazione pubblica e della manutenzione delle strade pubbliche. Sono effettivamente servizi di cui beneficiamo tutti, ma per i quali non si può quantificare il maggiore o minore beneficio tra un cittadino ed un altro e pertanto è palesemente illegittimo che sia pagata in relazione ai metri quadrati di immobile

Tutta l'inchiesta sul clan Mancuso è inscritta nel cerchio della “zona grigia”, abitato da insospettabili colletti bianchi. Al centro di un reticolo di interessi che mescola rituali mafiosi e massonici c'è “Zio Luni”, al secolo Pantaleone Mancuso, potente boss 66enne del clan di Limbadi. La rete su cui può contare il capoclan sarebbe vastissima. Nel corso delle intercettazioni effettuate dal Ros di Catanzaro sono emerse alcune conversazioni che coinvolgevano anche magistrati in servizio nel distretto calabrese: da qui l'invio degli atti a Salerno. Ad agosto gli inquirenti campani hanno chiesto l'interdizione per il giudice Giancarlo Bianchi e i pm Paolo Petrolo e Giampaolo Boninsegna con le ipotesi di rivelazione di segreti d'ufficio e abuso d'ufficio. Accuse che il gup di Salerno ha ritenuto insussistenti, rigettando la richiesta della Procura. Il provvedimento vergato dai pm salernitani ha però portato a una parziale discovery dell'indagine in corso a Catanzaro nei confronti della 'ndrina di Limbadi. Si è così scoperto che il fascicolo aperto nel capoluogo calabrese ha già tra gli indagati alcuni nomi eccellenti che avrebbero fatto parte di quello che viene definito l'“ingranaggio”. Negli atti di “Purgatorio” è finito anche il nome dell'ex vicesindaco di Vibo Valentia, l'esponente dell'Udc Antonino Daffinà che, secondo il Ros, sarebbe il commercialista dell'azienda agricola di Pantaleone Mancuso. E poi ci sono gli uomini delle forze dell'ordine: due dirigenti di polizia, un finanziere, un funzionario della Prefettura.

Il clan dei Mancuso, d'altra parte, brigava anche per liberarsi di chi si opponeva alla sua ascesa senza freni. È il caso di Angela Napoli, ex parlamentare del Pdl e di Fli, da sempre impegnata sul fronte dell'antimafia. È sempre Mancuso a dire ciò che pensa del deputato in una conversazione con Francesco Barbieri, imprenditore calabrese trapiantato a Milano. Il “casus belli” è un'interrogazione parlamentare presentata sul provvedimento del Tribunale di Vibo Valentia che dispose il trasferimento in ospedale di Pantaleone Mancuso detenuto all'epoca nel carcere di Tolmezzo. Sei giorni dopo l'intervento della deputata l'autorità giudiziaria revocò l'ordinanza di ricovero provvisorio. Mancuso lo ricorda bene: «La puttana della Napoli voleva mandargli l'ispezione... perché a me mi aveva mandato all'ospedale senza... a ruota libera! Potevo fare quello che volevo. Dopo la Napoli l'ha saputo, ha fatto un'interpellanza parlamentare e gli stavano mandando l'ispezione». E l'amico lo rassicura: «Si... si sta lavorando anche per togliere di mezzo questa scema qua...».

I servizi integrali, a firma di Gaetano Mazzuca, sono sul numero 82 del Corriere della Calabria, in edicola fino a giovedì 17 gennaio

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