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Enzo Giacco (Pd Amantea) risponde a Biagio Miraglia

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Premettiamo come sia impossibile fare una sintesi della nota di Giacco al fine di evitare di fare una sintesi che tale non sarebbe, ma, semmai, una interpretazione, financo, riduttiva.

 

Per questo abbiamo ritenuto, per chi ha voglia di capire bene le dinamiche politiche dei rapporti tra il PD e l’amministrazione e quelle interne al PD stesso, di pubblicare tutta la nota, nella sua interezza, suggerendo di sforzarsi a leggerla ed addirittura a farla propria.

 

Eccola:

“Caro Biagio, ho letto con attenzione le tue riflessioni in merito al resoconto dell’ultimo incontro tra la Segreteria del Partito e gli Amministratori iscritti al PD.

Riflessioni, che mi danno l’opportunità di precisare alcune questioni che mi stanno particolarmente a cuore.

Premetto che è mia personale convinzione il fatto che Amantea, mai come oggi, necessiti di riscoprire le basi dialettiche di una cultura politica sofferente e che ha condotto gli attori della vita pubblica ad interpretare il proprio ruolo quasi esclusivamente in una dimensione conflittuale, rinunciando clamorosamente al confronto ed al dialogo. E tutto a danno della città (l’esito è dinnanzi agli occhi di tutti).

 

Per carità, ritengo che lo scontro sia un elemento spesso indispensabile per far emergere e mettere a nudo le difficoltà e le cose che non vanno in una comunità. Ma allo stesso tempo, sono fermamente convinto che – se, come io penso, compito della politica è innanzitutto quello di produrre benefici alle cittadine ed ai cittadini – quello della discussione nel merito delle questioni sia un momento irrinunciabile. Vale lo stesso per quello della proposta.

Non so per quale ragione tu abbia voluto interpretare la rappresentazione delle istanze, sotto forma di priorità, partecipate agli amministratori iscritti al Partito quale “chiara volontà della Segreteria cittadina del Pd di voler gestire insieme all’attuale amministrazione comunale i processi amministrativi relativi ad alcune importanti problematiche”. Tra l’altro i processi amministrativi riguardano la funzione amministrativa.

Sinceramente, mi sembra una semplificazione forzata al fine di voler vedere quello che non c’è e di dare un significato diverso ad un atto del Partito che invece appare, a mio modo di vedere, chiaro. Non condividere è un diritto, ma non lo è altrettanto rappresentare le cose in maniera differente dalla realtà.

Anche perché, la riunione tenutasi nei giorni scorsi, ha rappresentato la naturale conseguenza di un’Assemblea degli iscritti di inizio aprile - alla quale eri presente - durante la quale l’organismo esecutivo del Partito ha avuto in pratica il mandato di rappresentare delle proposte. Che è quello che un soggetto politico responsabile deve fare.

 

Stare fermi solo a criticare sarebbe più semplice e forse ci renderebbe più appetibili. Ma quale beneficio ne avrebbe la città? Personalmente ritengo che solo misurandosi sulle questioni e proponendo si possa giocare la partita del benessere.

Tra l’altro, in quella partecipata Assemblea, sono piovute critiche feroci nei confronti dell’attuale Amministrazione. La maggior parte per mia bocca, in verità, perché mi pare tu non sia intervenuto. Non a caso, in quell’occasione è stata ribadita – cito il documento – la considerazione che “costringe – allo stato attuale - il Partito a sentirsi distante dall’azione amministrativa cittadina”.

Repetita iuvant, perciò sottolineo un concetto (spero poi non ce ne sia ulteriormente bisogno) più volte esplicitato e reso noto nell’ultimo anno: “quella in carica non è un'Amministrazione del PD e non c'è il PD alla guida del paese. C'è una lista civica che ha vinto le elezioni ed ha il diritto-dovere di governare” (documento del 10 novembre 2015 trasmesso alla stampa).

Purtroppo il PD, infatti, non ha partecipato alle ultime elezioni comunali.

Ma questo non deresponsabilizza il Partito Democratico dal confrontarsi e discutere – nell’interesse esclusivo della città e dei cittadini – con chi amministra Amantea. A maggior ragione se ci sono amministratori iscritti al Partito Democratico. Sinceramente, troverei bizzarro il contrario.

Sono d’accordo sulla necessità di un “confine fra indirizzo politico e gestione amministrativa”. Il principio è richiamato da diverse norme (che – tra l’altro – hanno introdotto una serie di vincoli: ad esempio, già alcuni anni fa era stato stabilito, in via generale, che gli amministratori locali non potessero far parte delle commissioni di gara per l’affidamento della gestione dei servizi pubblici locali, proprio in virtù del principio della separazione tra indirizzo e gestione). So che storicamente ci sono stati tentativi di ingerenze reciproche della politica nei confronti della burocrazia e viceversa. Ma non capisco cosa c’entri l’incontro tra la Segreteria del Partito e gli Amministratori. Se, invece, ti riferisci ai differenti ruoli che Partito ed Amministratori devono avere, credo che quello che stiamo cercando di fare è proprio svolgere un ruolo di controllo e di suggerimento della linea politica (agendo, tra l’altro, nell’anomalia rappresentata dal fatto che non essendoci stata una lista del Partito, o alla quale il Partito abbia aderito, gli attuali amministratori potrebbero anche disinteressarsi degli input che provengono dal PD. In tal caso, la reazione non sarebbe la nostra indifferenza).

Chi amministra ovviamente governa. Il fatto se terrà conto o meno degli indirizzi offerti, beh – come più volte ci siamo detti – rappresenterà il metro per misurare la reale volontà di avere un rapporto con il Partito.

Bisogna tenere presente però – in quanto non secondario - che, ciò che si sta facendo fa parte di una linea democraticamente concordata all’interno del Partito. Mi spiace se da un po’ di tempo a questa parte impegni di lavoro - così qualche settimana fa mi hai scritto – non ti hanno consentito di partecipare alle riunioni del gruppo dirigente del PD. Avresti potuto tu stesso cogliere la continuità dell’azione politica rispetto a quanto fatto negli ultimi mesi.

Ti ringrazio però per aver trovato il tempo di scrivere a me ed ai membri della Segreteria e di aver trasmesso le tue riflessioni alla stampa. Questo mi dà la possibilità di concretizzare l’auspicio espresso anche nell’ultimo documento, ovvero “rendere conto a tutti di quelle che sono le dinamiche e le discussioni che si affrontano nel Partito, perché [il PD] crede che la trasparenza abbia un valore e perché ritiene che giudizi e valutazioni non possano che essere conseguenze di ciò che [si] è stati capaci di fare in favore delle cittadine, dei cittadini e della città”.

Se c’è qualcosa rispetto a cui il Partito si vuole caratterizzare è la capacità di produrre benessere per la città ed i cittadini. E sappiamo bene che questo non può essere il risultato solo di uno scontro (che potrebbe altrimenti degenerare nella necessità di mera visibilità), ma anche proponendo soluzioni ai problemi, focalizzando le difficoltà, selezionando priorità, predisponendosi al confronto. Il PD desidera fare le cose “per la gente e tra la gente”. E ciò non è possibile inseguendo il pregiudizio (che è breve e non necessita di argomenti), bensì arricchendo le istanze di ragioni. Per questo predichiamo la normalità e la riconciliazione della vita politica del paese. Perché siamo convinti del fatto che portare una comunità a dividersi a prescindere, non può produrre benefici per la nostra popolazione. Per questa ragione abbiamo cercato il massimo coinvolgimento, giusto a titolo esemplificativo, nella battaglia per l’evoluzione del Poliambulatorio della città in Casa della Salute (il raggiungimento di tale obiettivo avrebbe per i nostri cittadini un valore di gran lunga superiore rispetto alle critiche sui – seppur gravi - errori nel testo di una delibera, ad esempio).

Mi stupisce il tuo rimprovero rispetto agli interventi del Partito sulle questioni locali. Sinceramente mi sembrano forzature che non fanno onore alla realtà, che ne risulta inevitabilmente e ingiustamente distorta. Tu stesso, fin quando hai potuto far parte della Segreteria, ti sei occupato di pubblicare sui nostri veicoli di diffusione delle informazioni le posizioni espresse e le cose fatte. Riprendendo il tuo esempio sul bilancio (rispetto al quale – uso le tue parole – “non si sarebbe proferito parola”), credo non ti sia sfuggito il paragrafo del documento elaborato ad aprile - sempre dalla Segreteria - dal titolo evocativo “una città senza cassa”, nell’ambito del quale venivano avanzate delle proposte per la gestione del Bilancio (perché anche qui, se c’è un problema, oltre che denunciarlo, vorremmo offrire un contributo nel tentativo di risolverlo). Come ricorderai, io stesso ho voluto incontrare l’Assessore al ramo per prendere contezza del perché del niet della Cassa Depositi e Prestiti. Tra l’altro, anche nel documento elaborato in data 16 maggio (diffuso dalla stampa, e nel quale si parla tra l’altro dell’opportunità di un bilancio partecipato e della necessità di affrontare una valutazione dei ritorni sociali del bilancio dell’ente) è stata evidenziata una “preoccupazione relativa alla capacità di indebitamento. Perché, fuori da qualsivoglia superficiale interpretazione del niet della Cassa Depositi e Prestiti, si ritiene che ciò che emerge sia la ridotta capacità di ricorrervi”. Da ultimo, proprio nell’incontro con gli Amministratori, sono state partecipate delle perplessità al Sindaco della città – che potrà confermare quanto da me sostenuto – sul bilancio dell’ente.

Se c’è un rimprovero che si può fare al Partito, questo forse è che non ha saputo (voluto) dare in pasto al populismo le posizioni espresse. Come ho avuto modo di scrivere qualche giorno addietro, non amo le rendite di posizione. Per produrre un beneficio al cittadino non c'é bisogno di sbandierare ai quattro venti ciò che si é fatto (o si fa). Altrimenti il rischio è quello di passare dal "servizio" alla "propaganda" (e quest'ultima - a parer mio - é tra i mali più pericolosi di cui soffre oggi la politica). Ma il PD non è stato certo intellettualmente timido. Oserei dire, anzi, che è stato giusto. Perché riteniamo che ci sono dei modi per muovere critiche e perplessità, e perché – in quanto siamo convinti che sia necessario – vorremmo anche ingentilire la politica.

I diversi interrogativi, infine, da te posti credo siano tutti legittimi. Ma non è il Partito a poter dare risposte a queste domande, bensì chi oggi amministra. Certo, rispetto agli impegni presi dal Sindaco - ritengo non nei confronti del Partito, ma della città - il PD potrà domani giudicare e valutare: ma su ciò che si è realizzato e su quello che invece non si è fatto.

Un beneficio per la città vale più di mille polemiche. E – ripeto – il PD non vuole esaurire il suo ruolo nella denuncia; vuole, anzi, dare un contributo di idee per produrre benessere collettivo.

Ad ogni modo, spero domani il Partito Democratico possa assumere la responsabilità del governo della città, così da poter rispondere direttamente ad interrogativi come quelli che hai elaborato nella tua missiva.

Voglio concludere, ricordando ad entrambi che tutti insieme, con grande affiatamento e fiducia reciproca, da un anno a questa parte – e non senza sacrifici – stiamo aiutando il Partito Democratico a mettere radici in città. E per crescere devono essere innaffiate con passione, entusiasmo, voglia di fare e saper fare. Devono trovare terreno fertile in un modo nuovo di fare e di intendere la politica che non porti i cittadini a dividersi, ma ad unirsi, a generare senso comunitario, a curare e rigenerare i beni comuni, a riconoscere l’interesse collettivo. Questo si può fare parlandosi (“il calabrese vuol essere parlato”, scriveva Corrado Alvaro). Solo in questo modo il Partito Democratico di Amantea potrà rappresentare quel soggetto politico in cui tutti possano riconoscersi. Perché, io ritengo, nessuno di noi desideri costruire l’ennesimo e inutile “comitato elettorale” (che compare e scompare al ricorrere di un’elezione). Certo questo non è quello che desidero io e, mi sento di dire, non è quello che desiderano i tanti amici, le compagne ed i compagni del Partito.

Tra le ultime parole pronunciate da Enrico Berlinguer sul palco di Piazza della Frutta c’è un invito al dialogo, ovvero alla capacità di parlarsi con sincerità. Un po’ come stiamo facendo adesso io e te. Ed io sono convinto che in questo mondo, in questo terribile, intricato mondo di oggi difficilmente si possa costruire qualcosa di buono per le persone se si rinuncia al dialogo ed al confronto.

Mi auguro che queste mie parole servano a fugare le tue perplessità.

Con i saluti più cari,

Enzo.

Ultima modifica il Domenica, 12 Giugno 2016 18:49
Redazione TirrenoNews

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2 commenti

  • Francesco

    Perchè questo spirito di pacificazione, Giacco e i suoi amici, non l'hanno avuto quando il segretario del Pd era Salvatore Pirillo. Forse perchè allora non conveniva ed oggi si. Quindi sono scelte di convenienza politica e allora lasciamo stare il benessere dei cittadini per favore che è una cosa seria! Tempo ci vuole e la favoletta di qualcuno finirà....

    Rapporto Francesco Martedì, 14 Giugno 2016 08:56 Link al commento
  • Michele

    Il Pd Amanteano è così caduto dell'anonimato che ormai l'unica cosa che rimane e vedo sono questi fiumi di parole inutili per esprimere ogni concetto che a nessuno interessano.... Pd amantea=partito depresso amantea

    Rapporto Michele Domenica, 12 Giugno 2016 13:24 Link al commento

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