
Avete letto bene, cari amici, cristiani perseguitati, violentati, bruciati, fatti saltare in aria con bombe e granate, che nessuno vuole salvare, nessuno fa niente per fermare la strage dei cristiani.
Neanche uno.
Nemmeno uno di quei compagni che gridano”Non siamo pesci”.
Va bene, non sono pesci, ma sono certamente persone come quegli uomini e quelle donne cristiane perseguitate e uccise in Asia e Africa.
Davanti a Montecitorio c’erano i firmatari dell’appello “Non siamo pesci” per protestare contro il mancato sbarco dei migranti della nave Sea Watch bloccata di fronte al porto di Siracusa.
Per i migranti che fuggono dalle guerre e poi caricati e messi in salve dalle navi ONG c’è l’accoglienza, la sistemazione.
Sistemazione dove? Sotto i ponti della capitale? Per terra alla Stazione Termini?
Davanti ai supermercati a chiedere l’elemosina?
Nei parchi pubblici a smerciare droga?
Per i profughi cristiani neppure un semplice appello, non un girotondo piccolo piccolo, nemmeno una protesta, neppure un digiuno.
Neanche uno, fino ad oggi, ha detto una parola. E neppure da un pulpito ho ascoltato una semplice preghiera.
Si preoccupano della vita delle persone a bordo della nave, che sono tutti salve, che vengono assistite, coccolate, rifocillate.
Sono state finanche visitate da alcuni nostri parlamentari.
Solo il caso della Sea Watch continua ad agitare la politica e il governo. I 47 migranti a bordo della nave restano per il momento a poche miglia dal porto di Siracusa nell’attesa che l’Europa batta un colpo per sbloccare questo ennesimo caso che coinvolge una nave umanitaria.
E delle bombe fatte esplodere in una chiesa nelle Filippine durante la messa domenicale neanche una protesta.
Eppure la strage dei cristiani è un’escalation di violenza senza precedenti.
Ai cattolici italiani preme il caso della Sea Watch, dei 47 migranti a bordo, del decreto sicurezza. Dei milioni di perseguitati cristiani chi se ne frega.
Per i profughi cristiani nessuna accoglienza, nessuna sistemazione.
Perseguitati, stuprati, trattati come bestie, venduti al mercato come gli animali, nessuno sale a bordo di un aereo e va a vedere come realmente stanno le cose.
Prestigiacomo, Fratoianni, Martina hanno trovato un gommone e sono saliti sulla nave dei migranti. I soldi ce li hanno, potevano benissimo noleggiare un aereo e andare a visitare i morti ed i feriti causati dalle bombe nella Cattedrale di Jolo.
Non l’hanno fatto, non lo faranno.
I cristiani, le migliaia di cristiani perseguitati ed uccisi non fanno notizia. Il loro interessamento non porta voti.
Ecco perché nessuno, neanche uno si strappa le vesti.
Le anime belle, i politicamente corretti tacciono, le ONG si preoccupano di salvare solo i migranti che cercano di raggiungere l’Italia.
Dei cristiani trucidati nel deserto se ne fottono.
Mentre noi cristiani ci strappiamo le vesti perché i migranti musulmani devono essere accolti nelle nostre case e amati come fratelli, i musulmani dell’Asia e dell’Africa rapinano, processano, uccidono i cristiani.
Con le bombe e con le granate li fanno saltare in aria.
E le anime belle italiane, i Gino Strada, i Saviano, i Gad Lerner, i De Magistris, i Leoluca Orlando non spendono una parola sul genocidio che si pratica oggi contro i cristiani.
Tacciano. Tacciano perché non c’è nulla da lucrare.
Trentotto anni fa ero davanti alla televisione e con trepidazione seguivo come del resto milioni di italiani una ininterrotta trasmissione RAI.
Un bimbo era precipitato in un pozzo artesiano molto stretto e centinaia di persone provenienti da ogni parte d’Italia stavano cercando di tirare fuori quel bimbo di nome Alfredino Rampi da quell’inferno umido, buio e stretto in cui era precipitato.
C’era anche il Presidente della Repubblica Sandro Pertini che in silenzio seguiva da vicino i lavori degli speleologi e le fatiche dei soccorritori.
Purtroppo i soccorritori non sono riusciti a salvare il piccolo Alfredino.
Quando dopo numerosi tentativi sono giunti ad afferrarlo Alfredino era già morto.
Ora a distanza di quasi quaranta anni mi è toccato di rivivere le stesse ansie, le stesse trepidazioni, lo stesso dolore di allora.
Un bambino spagnolo di nome Julen anche lui è caduto in un pozzo ed è morto.
Aspettavo un miracolo, per questo ho pregato a lungo.
Le mie preghiere non sono servite a niente e il miracolo non si è verificato.
Quando i soccorritori, che hanno lavorato ininterrottamente per lunghi dieci giorni lo hanno raggiunto scavando un altro pozzo lateralmente, Julen era già morto.
Niente miracolo. Solo dolore e sconforto.
Tutti abbiamo pregato e sperato che il piccolo fosse ancora in vita, purtroppo all’1 e 25 di ieri notte è giunta la ferale notizia: Julen è morto.
Niente lieto fine, niente anche questa volta miracolo.
Solo un miracolo poteva salvare Julen.
Le cose,purtroppo, sono andate come per il piccolo Alfredino di Vermicino, vicino a Roma, 40 anni fa.
Allora, dopo aver appreso la sua orribile morte, avvenuta certamente per soffocamento, andai a letto dopo aver spento la televisione senza dire una parola, senza fare rumore per non svegliare i miei marmocchi che dormivano tranquilli in un letto caldo accanto alla loro mamma, due calde e grosse lacrime rigavano il mio volto stanco e assonnato, perché non avevo chiuso gli occhi per tutta la notte neppure per un istante.
Sono stato sempre incollato al televisore aspettando il miracolo.
Ora, caro Julen anche tu ci hai lasciato.
Sei morto anche tu come Alfredino.
Sei volato in cielo e sono sicuro che gli Angeli e gli Arcangeli ti accompagneranno alla Santa Gerusalemme.
Riposa in pace.
Dove sei ora non troverai più pozzi, non troverai un buco di appena 25 centimetri, freddo e buio. Troverai un sole caldo che riscalderà le tua membra e potrai in pace con la schiera degli Angeli e con Alfredino di Vermicino mangiare e gustare le caramelle che avevi in mano quando sei caduto nel pozzo.
Ciao Julen.
L’India (MONETA SOVRANA) può farlo, l’Italia no
In India sta partendo un esperimento di reddito universale da far impallidire il nostro misero reddito di cittadinanza: succede nello Stato himalayano del Sikkim. Si tratta della seconda più piccola entità statale della federazione indiana, al confine con la Cina. Nel Sikkim,
all’avanguardia socialmente, tutti i 610.577 abitanti riceveranno un reddito-base universale, come riportato dal “Washington Post”. «Al posto di un insieme anche piuttosto confuso di contributi sociali, tutti riceveranno una somma di denaro», scrive Guido da Landriano su “Scenari Economici”. In questo, modo nessuno dovrà più preoccuparsi dei propri bisogni di base: saranno “stipendiati” tutti, indipendentemente dal reddito. Il Sikkim è un paese avanzato, per molti aspetti: «Con un tasso di alfabetizzazione del 98%, da diversi anni ha bandito completamente le borse di plastica: di recente è diventato il primo paese “biologico” al mondo, avendo messo al bando anche pesticidi e concimi chimici». Il piccolo Sikkim, aggiunge “Scenari Economici”, ha anche un tasso di povertà piuttosto basso, «soprattutto se comparato con il resto dell’India, in quanto solo l’8% della popolazione è in uno stato di indigenza, contro il 30% dell’India e il 10% dell’Italia».
Il Sikkim ha un’economia basata sul un turismo di élite e sulla vendita dell’energia derivante dalle risorse idriche di cui dispone, alimentate dai ghiacciai dell’Himalaya. Lo Stato inolte garantisce la casa a tutti i cittadini, a cui ora darà anche un reddito. «La finalità della decisione è quella di accorciare il gap economico fra i cittadini, con la speranza che, almeno localmente, non segua il trend mondiale che vede i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri», spiega Guido da Landriano. “Scenari Economici” fa notare che esistono altri esperimenti in corso, nel mondo, sul reddito universale o reddito di cittadinanza: a Stockton, in California, tutti cittadini senza lavoro hanno ricevuto 630 dollari per 18 mesi. «Solo che nel Sikkim a ricevere il denaro saranno tutti i cittadini, indipendentemente dal fatto che ricevano un reddito o meno». Proprio la difficoltà nel dedurre l’identità degli aventi diritto ha invece paralizzato il governo italiano, a cui l’Unione Europea ha peraltro accorciato ulteriormente la “coperta” disponibile per soccorrere le fasce sociali più deboli.
«A questo punto, viste le affermazioni dei politici italiani – chiosa “Scenari Economici” – ci sarà da attendere un boom di vendite della catena “Divani & Divani”, perché tutti i cittadini cesseranno di lavorare». Aggiunge, Guido da Landriano: «Tutti, poveri e ricchi, smetteranno di lavorare perché avranno un reddito minimo». C’è da sperare che, su quei divani, «si trasferiscano un po’ di deputati di Forza Italia e del Pd che, purtroppo, infestano il dibattito politico italiano». Se la cosiddetta opposizione spara a man salva sui provvedimenti sociali dell’esecutivo Conte, va però ricordato che gli stessi gialloverdi – dopo aver promesso un vero reddito di cittadinanza, nel “contratto di governo” – non hanno osato resistere al diktat neoliberista dell’Ue, votato al rigore più suicida: prima hanno proposto nel Def 2019 un timidissimo deficit al 2,4% (inferiore al tetto del 3% fissato arbitrariamente da Maastricht) e poi hanno rinunciato pure a quello, ripiegando sull’umiliante 2,04%. Tradotto: l’Italia non può fare come il Sikkim. Anche perché l’India è un paese sovrano, dotato di propria moneta: non deve rispondere a nessuna Ue, né tantomeno pagare per avere il denaro che le serve.