
L'ebola fa ancora paura, il virus non è stato sconfitto.
Nella Repubblica Democratica del Congo infatti, riferisce l'Unicef, da agosto 740 persone sono state colpite, il 30% bambini, 460 sono morte.
Si tratta della 10° epidemia di Ebola nel Congo e la peggiore per il paese.
È anche la seconda più diffusa epidemia di Ebola nella storia dopo quella in Africa Occidentale tra il 2014 e il 2016.
"Anche se abbiamo potuto in gran parte controllare la malattia a Mangina, Beni e Komanda, il virus continua a diffondersi nell’area di Butembo, principalmente a causa dell’insicurezza e degli spostamenti della popolazione," dichiara Gianfranco Rotigliano, Rappresentante dell’Unicef nella Repubblica Democratica del Congo.
"Stiamo ampliando la nostra risposta e impiegando ulteriori risorse di staff nelle aree sanitarie di Butembo e Katwa, dove - conclude - è stato riscontrato il 65% dei nuovi casi di Ebola nelle ultime tre settimane".
Speriamo che non si propaghi!
Domenica scorsa, cari amici, vi ho parlato di quel bambino spagnolo, Julen, precipitato in un pozzo artesiano ed estratto morto dopo dieci lunghi giorni. Le fatiche dei soccorritori sono risultate vane, come del resto anche le nostre umili preghiere. Il miracolo di estrarlo vivo non si è verificato. E paragonai questa triste storia alla storia del nostro Alfredino Rampi di Vermicino. Anche lui perse la vita in un pozzo circa 40 anni fa. Due tristi storie che hanno commosso il mondo. Ora, però, vi voglio raccontare un’altra storia che per fortuna questa volta ha un lieto fine. Siamo in America del Nord nello Stato del Nord Caroline. E’ una storia che sembra uscire dal libro Cuore di Edmondo De Amicis o dalla fantasia di qualche autore famoso. A prima vista sembra una leggenda o forse un racconto, una rumanza che le nostre nonne raccontavano ai nipotinni intorno al braciere o al caminetto durante le grigie,rigide e piovose giornate invernali. Un bambino di tre anni mentre giocava nel cortile della nonna con altri coetanei si era allontanato senza lasciare traccia. La famiglia appena se ne accorge da l’allarme e subito i soccorritori si mobilitano per la sua ricerca. Per due giorni vanno alla ricerca del bimbo, ma non lo trovano. Sono tutti preoccupati perché in quello Stato Americano d’inverno fa molto freddo e la temperatura scende al di sotto di zero gradi. Il tempo meteorologico è brutto, piove a dirotto. Un bimbo non può sopravvivere a lungo senza cibo e senza acqua e con una temperatura così rigida. E poi intorno a quei boschi dove si è cacciato il bimbo ci sono anche alcuni animali pericolosi tra cui anche gli orsi che avrebbero potuto fare del male al piccolo. Si temeva il peggio. Ma questa volta, grazie ai soccorritori, ai vigili, agli Agenti dell’FBI, il bambino è stato trovato sano e salvo che piangeva aggrovigliato in un cespuglio spinoso. Gli hanno chiesto:- Cosa hai fatto in questi lunghi e freddi giorni?- Così ha risposto senza battere ciglio:- Sono stato aiutato da un amico orso. E’ stato lui che mi ha riscaldato col suo corpo -. La storia del bambino ha catalizzato l’attenzione dei media americani, perché, come avete visto, ha dell’incredibile. Mi ha salvato un orso ha riferito appena trovato. Aiuto reale o immaginario? Il bimbo ha detto la verità o forse si è inventato tutto? Gli orsi sono amici della gente? Forse quando sono in cattività si avvicinano all’uomo, quando invece sono liberi allo stato selvaggio hanno paura dell’uomo e fuggono. Ma questa volta, secondo il racconto fatto dal bambino, l’orso non è fuggito, non ha avuto paura dell’uomo. Si è avvicinato, ha riscaldato col suo corpo il bambino infreddolito e gli ha fatto compagnia senza mai lasciarlo solo. Per me la storia è vera. Io ho creduto al bambino, perché i bambini non dicono le bugie, non mentiscono mai, dicono sempre la verità. E poi tutti noi conosciamo la storia della fondazione di Roma che facciamo imparare a scuola ai nostri studenti: la lupa che allatta Romolo e Remo. Ma forse quella è una leggenda. Ed è pure una leggenda quella di San Francesco e il lupo? Ed è pure una leggenda quella dell’asino e del bue che col loro fiato riscaldano il Bambinello nella stalla di Betlemme?
Quale è la chiesa di Papa Francesco?
Certamente non quella dei vescovi che vivono in Venezuela e che colgono quotidianamente ed a piene mani il dramma di quel popolo
Infatti i vescovi venezuelani hanno preso posizione contro il presidente in carica, Nicolas Maduro.
ama solo i migranti ma non i venezuelani
Sulle tensioni in corso in Venezuela è intervenuto anche Papa Francesco, che chiede di mettere fine alle violenze, ma non si schiera con i vescovi.
“Voglio solo una soluzione pacifica”
“Io do il mio sostegno a tutto il popolo venezuelano, che si trova in sofferenza: se cominciassi a dire ‘date retta a questi paesi o a quegli altri’, entrerei in un ruolo che non conosco e sarebbe una grave mancanza di prudenza pastorale da parte mia”, ha dichiarato Bergoglio durante il viaggio di ritorno dalla sua visita ufficiale a Panama.
“Ho manifestato vicinanza, ho espresso i miei sentimenti: provo sofferenza.
Mi fa paura lo spargimento di sangue”, ha sottolineato il Pontefice, precisando che tuttavia prendere posizione da parte sua a favore o contro un paese “sarebbe un danno”.
Mentre era a Panama Bergoglio non ha assecondato la linea dell’Episcopato venezuelano, che ha dichiarato illegittimo il secondo mandato presidenziale di Maduro. Papa Francesco si era limitato a fare un appello per “una soluzione nell’esclusivo interesse della popolazione” del Venezuela
Una linea confermata da Bergoglio anche durante il confronto con i giornalisti sul volo di ritorno verso Ciampino: “Le parole che ho usato a Panama le ho pensate e ripensate”, ha puntualizzato.
E ancora: “Io voglio bene a tutto il popolo venezuelano che sta soffrendo”, ma “non posso mettermi in un ruolo che non conosco, sarebbe un’imprudenza. Il popolo soffre. So quello che sta passando. Io voglio una soluzione giusta e pacifica, e non voglio il sangue. Se hanno bisogno di aiuto, che si mettano d’accordo e lo chiedano”.
“Temo la violenza”, ha ripetuto più volte Francesco nella conferenza stampa tenuta sull’aereo.
“Non mi piace la parola bilanciato”, ha però tenuto a precisare Francesco, perché il problema, secondo lui, non e’ l’equidistanza del Papa tra le parti ma la ricerca di “una soluzione giusta e pacifica” della crisi venezuelana.
Possibile che il cuore del Papa sia orientato a tutelare solo i migranti?
Possibile che il papa non sappia cosa sta succedendo e cosa sta per succedere in quel lontano paese dove sono emigranti centinaia di migliaia di Italiani molto dei quali ne stanno fuggendo?