
Redazione TirrenoNews
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Il lungomare sud e' al buio, ma eccovi le ragioni
Martedì, 09 Agosto 2016 10:06 Pubblicato in Comunicati - Sport - GiudiziariaIeri sera tutti a lamentarsi per il fatto che il lungomare sud fosse totalmente al buio
Nessuno a chiedere le vere cause.
Non è un black out.
Abbiamo cercato le possibili cause
Il comune non ha pagato la l’Enel? Affatto!
Non vi “strolachiate”.
Tre sono le possibili ragioni.
La prima è che senza la illuminazione pubblica si vedono meglio i servizi presenti.
La seconda è che il comune abbia sperimentato una zona per gli innamorati che, così, se non al buio nella forte penombra possono stare vicini vicini.
Ma quella più probabile è la vera sorpresa dell’estate 2016.
Sembra infatti che il comune stia preparando il lungomare per lo spettacolo delle stelle cadenti di San Lorenzo.
Complice la quasi mancanza della Luna che si troverà nell'ultimo quarto e che tramonterà nelle prime ore della notte, lasciando così campo libero al buio della notte, lo spegnimento della pubblica illuminazione permetterà di vedere le stelle cadenti senza che la visione sia “disturbata” dalle luci della città.
Un omaggio indiretto comunque ai romantici ed agli innamorati.
Non ci credete?
Aspettiamo un paio di giorni e vedremo.
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Il mistero della chiesa del SS Rosario di Cleto.
Lunedì, 08 Agosto 2016 16:29 Pubblicato in Basso TirrenoPino Furano ama talmente la sua Cleto che non manca di investigare sui fatti del paese. Eccovi un’altra prova:
IL GIALLO DELLA “CHIESA SS ROSARIO” DI CLETO- SECONDA PUNTATA:!
E’ notorio che nella foresta della legislazione italiana, piena di zone ombrose dove il sole della chiarezza non può, e forse non deve arrivare, anche un esperto giurista può inciampare nei mille cavilli, commi e lettere, che rinviano ad altri commi e lettere. E spesso anche l’ultimo giudice assegna torti e ragioni che altri giuristi ritengono non adeguate allo spirito delle norme.
Io non sono certo attrezzato per muovermi tra commi e sotto-commi e, al contrario, come formazione professionale e lavorativa, sono abituato a distinguere tra vero e falso utilizzando la logica e la evidenza dei fatti attraverso metodi oggettivi.
Per questo sono consapevole che potrei incorrere in un errore grossolano nel porre le domande che sto per porre a me stesso, a chi mi leggerà, ma soprattutto all’Amministrazione Comunale di Cleto che con più mezzi potrà verificare se le domande possono essere utili per portare un po' di chiarezza al “giallo Chiesa SS Rosario”.
Aggiungiamo, ai dati già riportati nella prima puntata, altri dati:
In data 27/02/2014 la Chiesa SS Rosario viene dichiarata di interesse culturale ai sensi dell’art.10 del D.lgs 42/2004.
In data 21 aprile 2015 L’Arcivescovo Metropolita di CS, presenta, al Ministero per i beni e le attività culturali-sovrintendenza beni architettonici e paesaggistici di CS, la richiesta di autorizzazione all’alienazione del bene “Chiesa SS Rosario”.
Il 19/05/2015 viene effettuata una voltura catastale d’ufficio dalla quale risulta che la stessa è intestata alla Parrocchia di Santa Maria Assunta con sede in Cleto. Non sono esistenti atti di passaggi intermedi.
Il 25 giugno 2015, il Segretario Regionale per la Calabria del Ministro dei Beni e delle Attività culturali e del turismo, autorizza, ai sensi dell’Art. 55 del Dlgs 42/2004, l’alienazione dell’immobile “Chiesa SS Rosario”.
Il 03/07/2015 viene redatto il primo atto notarile di vendita, da parte della Parrocchia di Santa Maria Assunta con sede in Cleto, a soggetto privato.
L’art. 55 del D.lgs 42/2004 comma 1 recita testualmente:
Alienabilità di immobili appartenenti al demanio culturale:
1. I beni culturali immobili appartenenti al demanio culturale e non rientranti tra quelli elencati nell'articolo 54, comma 1, non possono essere alienati senza l'autorizzazione del Ministero.
Al comma 2 poi elenca le modalità attraverso le quali si può chiedere l’alienabilità.
L’articolo 54 del D.lgs 42/2004 comma 1 lettera d-bis recita testualmente:
1. Sono inalienabili i beni del demanio culturale di seguito indicati:
omissis
d-bis) gli immobili dichiarati di interesse particolarmente importante ai sensi dell'articolo 10, comma 3, lettera d);
omissis
L’art.10,comma 3,lettera d recita:
omissis
3. Sono altresì beni culturali, quando sia intervenuta la dichiarazione prevista dall'articolo 13:
…omissis
d) le cose immobili e mobili, a chiunque appartenenti che rivestono un interesse particolarmente importante a causa del loro riferimento con la storia politica, militare, della letteratura, dell'arte, della scienza, della tecnica, dell'industria e della cultura in genere, ovvero quali testimonianze dell'identità e della storia delle istituzioni pubbliche, collettive o religiose;
omissis
infine l’art.13 al comma 1 recita:
1. La dichiarazione accerta la sussistenza, nella cosa che ne forma oggetto, dell'interesse richiesto dall'articolo 10, comma 3.
Le domande che mi pongo e giro a maggioranza e opposizione del Comune di Cleto:
1) considerato che la Chiesa SS Rosario è stata dichiarata di interesse culturale a norma dell’art.10 del D.lgs 42/2004, quindi, sembrerebbe essere un bene inalienabile tra quelli elencati nell’art. 54 del D.lgs 42/2004;
come mai il Segretario Regionale per la Calabria del Ministro dei Beni e delle Attività culturali e del turismo,autorizza, ai sensi dell’Art. 55 del Dlgs 42/2004, l’alienazione dell’immobile “Chiesa SS Rosario”?
Qualora per qualche sotto-comma e lettera che sfugge a un profano la Chiesa sia alienabile:
1) può L’Arcivescovo Metropolita di CS, vendere la Chiesa a un privato, quando il 17/06/2014, aveva dato autorizzazione al Comune di Cleto per intervenire sulla stessa come da progetto già consegnato alla Ditta per l’esecuzione dei lavori?
2) può il Segretario Regionale per la Calabria del Ministro dei Beni e delle Attività culturali e del turismo autorizzare l’alienazione della Chiesa quando doveva certamente essere a conoscenza del progetto Comunale?
Maggioranza e opposizione, soprattutto in riferimento alle loro posizioni espresse nel Consiglio Comunale del 20/07/2016, hanno il dovere di approfondire e dare risposte ai cittadini di Cleto che hanno il diritto di sapere, su quali dati e informazioni, certi e documentabili, hanno basato le posizioni sostenute e espresso il voto conseguente.
Pino Furano
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Mare e fogna: le verita' di una battaglia quasi persa.
Lunedì, 08 Agosto 2016 14:36 Pubblicato in Economia - Ambiente - EventiIl sistema fognario urbano amanteano ha avuto varie evoluzioni.
La prima è rappresentata dal carro latrina.
Parliamo di fine ottocento. Per il suo uso esisteva un regolamento che dovrebbe essere conservato in qualche parte nell’archivio comunale( forse).
Il carro passava nelle vie cittadine e la gente affidava al personale i contenitori familiari. Non era per tutti.
Scriveva in quegli anni l’ufficiale sanitario dr Luigi Florio nella sua Relazione sulle condizioni igienico-sanitarie del comune di Amantea ( 1906). “Poche case dell’abitato sono munite di latrine, costruite, del resto, senza regole d’arte”
E poi continuava” …tutta la popolazione adotta un sistema addirittura preadamitico sia soddisfacendo all’aperto i propri bisogni corporali, sia raccogliendo in recipienti di latta- quasi sempre quelli che han servito a contenere il petrolio- le materie fecali, le quali, poi, al mattino presto od alla sera tardi vengono trasportate in apposite fogne…”
Continuava aggiungendo che “queste fogne, poste non sempre a 100 metri dall’abitato, stanno a dimostrare tutta l’incuria, la negligenza, la trascuratezza dei nostri amministratori”
Poi il dr Florio si chiedeva” ..come può il comune disinteressarsi di questo deplorevole stato di cose?”
Ed invocava la costruzione di latrine pubbliche ricordando che al tempo dei romani esisteva la carica di Magister cloacarum.
Inoltre offriva un quadro vivissimo della situazione civica scrivendo, dopo aver ricordato che il comune aveva un solo spazzino,:“Quante volte ho cercato di spronare gli abitanti tutti a spazzare per proprio conto quel tratto di strada che prospetta la propria abitazione; quante volte ho rivolto preghiere ai signori perché non buttassero dalla finestre il luridume delle proprie camere! Ma no, essi non hanno colpa. Sono le serve ch trasgrediscono gli ordini, sono i bambini che pisciano dai balconi, alla perfino, sono le signore che lanciano le brocche d’acqua!”
La prima rete fognante cittadina.
Ci volle il Fascismo, il 14 febbraio nel 1931, perché il comune sottoscrivesse, con la ditta Gallo Narciso fu Francesco, il contratto per avere la prima fognatura che prevedeva un unico grande impianto di epurazione che sfociava a mare.
Ma, poi sotto il podestà avvocato Vincenzo Mirabelli il 1936 questo grande impianto venne trasformato in quattro impianti plurilocalizzati (i merdari).
Il primo depuratore.
E ci volle la Cassa per il Mezzogiorno per avere il primo impianto di depurazione.
Venne però commesso un gravissimo doppio errore. Fu localizzato a nord ed il vento erogava miasmi e materiale organico
Non si tenne, infatti, sufficientemente conto del Decreto Ministeriale del 4/2/1977 “Norme tecniche generali per la regolamentazione dell'installazione e dell'esercizio degli impianti di fognatura e depurazione” il quale stabiliva che in ogni caso l'ubicazione dell'impianto di depurazione deve essere ( lettera c) compatibile con i venti dominanti. In particolare, onde evitare che microrganismi patogeni o sostanze particolarmente pericolose raggiungano (per trasporto di aerosol) zone abitate, residenziali o commerciali, o di traffico notevole, è necessario che gli impianti che trattano liquami di provenienza domestica o che comunque possano contenere microrganismi patogeni o sostanze pericolose siano costruiti ad una distanza dagli insediamenti tale che sia evitata la possibilità di diffusione su tali zone.
Tale prescrizione deve essere in particolare osservata nel caso che le zone abitate si trovino o sotto.
vento rispetto ai venti dominanti. La diffusione di microrganismi patogeni o sostanze pericolose può essere evitata anche progettando l'impianto con accorgimenti tecnici particolari e/o creando barriere.
per esempio di alberi a fogliame persistente e a grande sviluppo.
La scelta della localizzazione dell'impianto deve essere effettuata in modo da proteggere i centri abitati da rumori ed odori molesti.
Per gli impianti di depurazione esistenti devono essere adottati idonei accorgimenti sostitutivi quali barriere di alberi, pannelli di sbarramento o, al limite, ricovero degli impianti in spazi chiusi.
Il problema era gravissimo considerato che si trattava di un vecchio tipo di depuratore con percolatori per il trattamento biologico aerobico (ossidazione biologica) degli effluenti urbani( I letti percolatori furono impiegati per la prima volta nel 1868).
Il risultato fu che le lenzuola della zona nord di Amantea esposte per asciugare diventavano gialle e puzzavano.
Solo più tardi il depuratore venne trasformato nel tipo a fanghi attivi.
La cattiva gestione
La gestione del depuratore dopo un periodo di sufficienza passò ad uno di sostanziale inefficienza. Indimenticabile la occupazione del municipio da parte dei villeggianti che lamentavano che il mare era inquinato( bontà loro lo chiamavano sporco).
Parliamo del tempo in cui le fogne sversavano direttamente nel Catocastro!!!
Il depuratore di Nocera terinese
Non parve vera così la opportunità offerta dal commissario per la emergenza ambientale che realizzo un impianto di depurazione consortile d localizzando le fogne di Belmonte Calabro ed Amantea fino a Nocera Terinese
Dovettero essere realizzate 14 stazioni di sollevamento.
Il costo dell’energia elettrica è stato ed è rilevante.
Il costo di manutenzione è altrettanto rilevante.
Purtroppo gli inconvenienti igienici sono all’ordine del giorno e talvolta la fogna arriva al mare.
Il prossimo impianto di depurazione
E’ allo studio ed ha già una linea di finanziamento un altro impianto di depurazione che prevede una nuova localizzazione nell’alveo del Catocastro.
Scopriremo a nostre spese se funzionerà o meno.
Se ci saranno problemi nel funzionamento il Catocastro risulterà inquinato come lo era al tempo del primo depuratore .
Tra i punti dolenti il nord ed il sud del lungomare.
A nord c’è l’irrazionale ed illogico e pericoloso scarico delle acque piovane.
Acque sicuramente inquinate e che nessuno si azzarda a far controllare, probabilmente ( ?) per paura dei risultati.
Nessuno dei trattamenti previsti dalla legge di grigliatura, dissabbiatura e disoleatura viene fatto per le acque di prima pioggia che vengono immesse a mare inquinandolo.
Anche qui siamo all’anno zero.
Ma parlarne significa davvero ferire una città che si avvia a morire. Certo non siamo i soli, ma siamo così imbecilli e stupidi da chiederci, poi perché il mare è sporco!
E non esiste nessuno studio in merito.
Così la risposta è quella di infilare le acque piovane se possibile nella fogna e di scaricarle a mare , sia a nord che a sud del lungomare.
Od addirittura fino a Nocera!
E non finisce qui!
A Via Garibaldi c’è una grande vasca dove confluisce sia la fogna di Belmonte Calabro che quella di Amantea.
Le pompe la spingono nella tubazione che arriva a Nocera.
Ma ogni tanto le pompe si bloccano.
La vasca, allora, si riempie e quando è colma la fogna travasa da alcune finestrelle e finisce nella vasca gemella che dovrebbe contenere solo acqua piovana.
Quando il livello sale le idrovore scattano e spingono la fogna a mare, come è successo anche l’altro giorno.
Ma esiste soluzione a questo problema?
Certo ma qualcuno la vuole. Ci sono amanteani che vogliono sapere la verità? Molti dicono che si tratta di fatti ordinari, quasi naturali, che è meglio guardare il bello.
Eccovi la soluzione
Innanzitutto occorre attuare un sistema , semplicissimo di grigliatura che elimini stracci, pannolini pannoloni ed altro, per evitare che le pompe si blocchino.
Basterebbe questo. Ma intanto basta un allarme di troppo pieno per determinare un intervento immediato prima cioè che la fogna arrivi al mare.
E comunque basterebbe un by pass che immetta i reflui della seconda fogna nella rete adduttrice che porta a Nocera.
Perché nessuna di queste misure viene applicata?
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