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piazza-navona-fossile-690x362La protesta dei ragazzi e delle ragazze appartenenti al gruppo “Ultima Generazione” non si ferma. Ha colpito ancora. Hanno messo in atto l’ennesima azione per protestare contro il governo che secondo loro spende miliardi nei combustibili fossili, causa principale delle condizioni del cambiamento climatico, delle recenti alluvioni in Emilia Romagna e dell’aumento delle temperature. E’ successo l’altro giorno a Roma. Hanno versato del carbone vegetale diluito in acqua nella fontana del Bernini “I quattro fiumi” a Piazza Navona. Sono intervenute prontamente le forze dell’ordine e hanno portato via con la forza gli attivisti, ma il danno era stato già consumato. L’acqua della fontana era diventata tutta nera. Nera come il nostro futuro, così hanno detto le attiviste intervistate dai cronisti giunti sul posto. Ci hanno fatto sapere che ci aspettano anni difficili. Manca l’acqua per coltivare il cibo, i nostri fiumi sono a secco, e dai rubinetti delle nostre case, continuando così, non uscirà più neppure una goccia d’acqua. E poi troppa acqua cade e distrugge coltivazioni, case, ponti. L’ultimo ponte è crollato nella nostra Calabria, a Longobucco, inaugurato appena pochi anni orsono dopo una lunga attesa durata oltre trenta anni. Ci aspettano, dunque, anni difficili. E’ il terzo blitz compiuto a Roma da “Ultima Generazione” dall’inizio dell’anno. Il 2 gennaio fu imbrattata di vernice rossa la facciata di Palazzo Madame. Il primo aprile è toccato alla Barcaccia di Piazza di Spagna. Gli attivisti hanno gettato nella fontana un liquido rossastro. Sono intervenuti subito i Vigili, le Belle Arti, i dipendenti comunali. Hanno svuotato la Barcaccia evitando così che il travertino potesse assorbire il liquido inquinante. Ma così si fa la protesta? Così si fa per sensibilizzare la pubblica opinione imbrattando e danneggiando i monumenti nazionali? Sono gesti insensati, gesti da condannare. I responsabili dovrebbero essere puniti e i vandali dovrebbero pagare i danni causati da questi gesti assurdi. Gli imbrattamenti dei Palazzi e delle opere d’arte, i versamenti dei liquidi nelle fontane del Bernini a Roma, mettono a rischio la bellezza delle nostre opere d’arte che il mondo ci invidia e che richiamano ogni anno milioni di turisti da tutto il mondo. Questo gli attivisti dell’Ultima Generazione evidentemente essendo degli ignoranti non lo vogliono capire. Dicono che vogliono difendere l’ambiente, ma poi lo deturpano, lo danneggiano. Le belle arti, i comuni, lo Stato, subito intervengono. Però per ripulire le facciate dei Palazzi imbrattati e le fontane danneggiate ci vogliono dei soldi. E chi paga? Noi cittadini italiani tutti. Siamo stanchi, stanchi di aspettare. Siamo costretti ad assistere a questi atti vandalici che danneggiano il nostro patrimonio artistico nazionale e lo mettono in pericolo. Fermiamo questi fenomeni oggi, domani potrebbe essere molto tardi se dovessero espandersi nelle altre città d’arte.E’ giusto protestare, è giusto fare sentire la voce di dissenso, è sbagliato danneggiare i beni comuni che sono patrimonio dell’umanità. Così il sindaco di Roma:- Non è mettendo a rischio il patrimonio artistico che si salva l’ambiente-. E io dico:- Sono degli ignoranti, degli imbecilli-. Ma c’è, purtroppo, pure qualcuno che li difende.

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25-aprile-festa-della.liberazioneItalia un po’ ingrata verso le forze che cacciarono i nazisti dall’Italia e sconfissero il regime fascista. Grazie al sacrificio e all’eroismo di centinaia di migliaia di soldati, marinai, avieri delle forze alleate l’Italia fu liberata dal giogo nazifascista e il popolo italiano, dopo venti anni di dittatura, di sacrifici, di lotte, di bombardamenti, di combattimenti, di lotte, di distruzione, di morte e di miseria, finalmente, poté assaporare la libertà perduta. Libertà va cercando ch’è sì cara, dice il sommo poeta Dante. E così ogni anno in tanti Comuni Italiani, nelle città grandi e piccole, il 25 aprile, anniversario della Liberazione d’Italia, è celebrato come data simbolo della liberazione dell’intero territorio nazionale dalla dittatura fascista e dall’occupazione nazista. Onore e gloria ai combattenti, ai partigiani che nell’Italia occupata salirono in montagna per prendere parte ed organizzare la lotta contro gli invasori, ma anche contro i repubblichini di Salò che sostenevano gli occupanti. A quei patrioti, a quegli uomini e donne di ogni età e di ogni credo politico va, deve andare sempre la nostra ammirazione, la nostra gratitudine, la nostra riconoscenza. La liberazione dell’Italia ebbe un costo elevato di vittime militari e civili, oltre 40 mila partigiani persero la vita in combattimenti e in rappresaglie. Gli alleati ebbero 120 mila caduti tra morti in battaglia, dispersi, feriti e mutilati in seguito deceduti. Anche a Cosenza si è celebrato il 25 aprile alla presenza delle autorità civili, militari e religiose. Una corona d’alloro è stata depositata al Monumento ai caduti di tutte le guerre e l’Arcivescovo di Cosenza Mons. Cecchinato dopo aver benedetto la lapide dove sono incisi i nomi dei valorosi soldati caduti ha recitato una preghiera. E così anche in altre parti d’Italia, con sfilate e comizi. Io, però, oggi, senza fare polemica, senza odio, senza rancore avrei voluto che qualcuno dai palchi avesse ricordato pure i sacrifici dei tanti soldati americani che perirono in battaglia per liberare l’Italia dai nazifascisti. Sul suolo italiano ci sono numerosi cimiteri di guerra dove sono sepolti i soldati alleati. Voglio ricordare il cimitero di Nettuno, di Coriano, di Cattolica, di Gradara, di Cassino, di Venafro che io ho visitato. Dunque, se ci sono stati tanti morti, l’Italia non fu liberata solo dalla Resistenza, dalla lotta di Liberazione, dall’insurrezione popolare, dall’insurrezione di Napoli e di Milano, ma anche dagli alleati che sbarcarono a Pantelleria, in Sicilia, a Salerno, ad Anzio, a Nettuno, dagli aspri combattimenti nell’Italia centrale e del Nord, dai devastanti bombardamenti aerei sulle nostre città stremate e sulle popolazioni civili per piegare il regime fascista. Anche la nostra città di Cosenza subì dei terribili e devastanti bombardamenti. Case, ponti distrutti e tanti civili morti. Ecco, io oggi questo avrei voluto, un semplice saluto, un omaggio, un ricordo dei combattenti, dei soldati alleati che riposano in pace sul suolo italiano caduti per liberare l’Italia dal giogo nazifascista. Anche loro furono i protagonisti della liberazione dell’Italia. Qualcuno dirà, tu dici questo perché sei stato un cittadino americano e hai indossato la divisa militare delle Forze Armate degli Stati Uniti d’America. No, dico questo perché a me piace dire la verità. Così ha scritto mio nipote DantePerri su una pagina di Facebook sulla quale avevo postato il cimitero militare americano di Nettuno:- Ma davvero qualcuno ancora pensa che la Liberazione dal nazifascismo si sarebbe potuta realizzare senza l’intervento delle forze anglo americane?.... ma il fiume scorre in un modo e tutto travolge e, poi, senza lo studio di quei terribili eventi, la comunicazione e le mode la fanno da padrone-. A tutti quelli che hanno combattuto, che sono morti, lo ripeto ancora una volta come un mantra va, deve andare la nostra imperitura riconoscenza.

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testamento-solidaleChi è interessato a disporre un lascito solidale deve sapere che non ci sono regole ad hoc che devono essere rispettare in merito. Ciò che è più importante è specificare nel proprio testamento, in modo preciso e chiaro, quale sia l’ente beneficiario, ricordandosi di rispettare anche le quote di legittima. A parte questo aspetto, però, rimangono valide le considerazioni relative a un testamento normale. Anche per un testamento solidale, pertanto, l’efficacia giuridica di un testamento pubblico (che è quello che viene redatto dal notaio) è identica a quella di un testamento olografo (che è quello che il testatore redige di proprio pugno).

Perché è meglio un testamento pubblico

Nel momento in cui ci si accinge a redigere un testamento solidale, però, può essere preferibile ricorrere a un testamento pubblico in considerazione di alcuni vantaggi che ne possono derivare: a cominciare dalla possibilità di evitare i rischi di impugnazione, in quanto la volontà del disponente viene tradotta in termini giuridici dal notaio. Inoltre, con un testamento solidale non si corre il pericolo che lo stesso possa essere sottratto o smarrito, visto che è il notaio stesso a conservare presso il proprio archivio notarile il documento fino a che resta in attività. Ciò non toglie che anche un testamento olografo possa essere depositato da un notaio, proprio per evitare i rischi di sottrazione, alterazione e smarrimento.

La modifica del contenuto di un testamento

Anche nel caso di un testamento solidale, il suo contenuto può essere modificato, in modo da togliere valore al documento; inoltre il testatore ha sempre la possibilità di revocarlo. È opportuno chiarire che sia il principio della modificabilità che quello della revocabilità del testamento sono da considerare inderogabili. Qualora si abbia in mente di procedere alla revoca, non c’è bisogno di andare a ritirare il documento dal notaio né di distruggerlo fisicamente: basta, invece, redigere un nuovo testamento attraverso il quale si deve indicare in modo chiaro l’intenzione di revocare l’altro.

Quando un testamento è soggetto a impugnazione

Può succedere che il lascito solidale oltrepassi la soglia della quota disponibile. In una situazione del genere il testamento non perde di validità ma può essere impugnato dagli eredi legittimari, vale a dire i membri del nucleo familiare che hanno diritto a una quota del patrimonio. Da quando la successione viene aperta, ci sono 10 anni di tempo per gli eredi legittimari per intraprendere un’azione di riduzione. Qualora vogliano procedere in tal senso, essi devono rivolgersi a un giudice, che dovrà dichiarare la disposizione testamentaria in efficace in relazione alla parte che eccede la quota disponibile, così da non compromettere le legittime.

I lasciti solidali e le tasse

Non sono previste imposte per i lasciti solidali. In base a quanto sancito dal Codice del Terzo settore del 2017, infatti, è esente da tassazione tutto quello che viene lasciato in eredità a organizzazioni con scopo di utilità sociale. Diverso è il discorso per gli enti che non sono onlus: l’esenzione dalle imposte è garantita a patto che, entro i 5 anni successivi, l’ente sia in grado di dimostrare che il lascito è stato utilizzato secondo quanto previsto dal disponente. È anche per questa ragione che l’indicazione del motivo nel testamento deve essere corretta: in caso contrario il documento può essere annullato. Si pensi, per esempio, il caso di un testatore che lasci dei soldi a un’organizzazione affinché si occupi di prestare assistenza sanitaria alle persone bisognose in Africa: se quell’organizzazione non si è mai occupata di tale ambito, si ha a che fare con un errore di motivazione per effetto del quale la disposizione testamentaria solidale può essere impugnata per validità.

Lascito solidale a Medici Senza Frontiere

Chi desidera optare per un lascito solidale a Medici Senza Frontiere può trovare tutte le informazioni di cui ha bisogno seguendo il link qui. Sono più di 45mila le persone in tutto il mondo che lavorano per questa organizzazione, tra oltre 80 Paesi in cui sono attivi progetti gestiti grazie alle 24 sezioni partenarie e ai 5 centri operativi. L’azione umanitaria è preziosa per garantire cure e benessere a coloro che, altrimenti, non avrebbero accesso all’assistenza sanitaria.

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