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Scrive l’onore vole Ernesto Magorno che “ Nonostante gli ostacoli posti da Forza Italia e Lega, che rischia vano di vanifi care gli sforzi dei parlamentari democratici in commissione Bilancio per l’approvazione dell’emendamento al Giubileo, il governo nazionale e il premier Matteo Renzi dimostrano ancora una volta la propria vicinanza alla Calabria”.( ps: ma i precari sono solo in Calabria?)

Siamo al miracolo!

E poi continua sostenendo che la norma approvata “consentirà al governo regionale di dare una maggiore spinta al processo di stabilizzazione dei precari in corso di attuazione”

E siamo alla conferma del miracolo!

Poi, conclude Magorno che nel decreto Milleproroghe “è stata inserita una norma che consentirà agli Lsu-Lsu della nostra regione di trascorrere davvero un sereno Natale, nella consapevolezza di poter contare su un futuro occupazionale sempre più stabile”. ( ps: 1,2,3,… ma fino a quando dovranno contare?)

E spiega che “Il gruppo parlamentare democratico continuerà a lavorare con determinazione per la definizione della situazione occupazionale degli Lpu-Lsu calabresi, nell’interesse della tutela dei diritti di questi lavoratori con il fine ultimo della contrattualizzazione di tutti”. ( ps: Ecco abbiamo la conferma che i precari sono soltanto calabresi)

Ma il miracolo, se miracolo sarà, non appartiene certamente né a Magorno, né, e tantomeno, al PD.

Come si fa , mi chiedo, a dimenticare San Precario il fantastico protettore dei precari italiani?

Come non sospettare che il miracolo , forse, è proprio quello della mancata stabilizzazione che, in taluni casi, può significare la espulsione dalla stessa “area della speranza” e la discesa agli inferi della stabile disoccupazione?

Sig Magorno la precarietà può attenere al lavoro, al reddito, ma non certo alla intelligenza! Non lo dimentichi!

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Sono 239 gli imputati ed oltre 200 i capi di impu tazione. Al centro della prima maxi inchiesta la ‘ndrangheta in Emilia Ro magna, che a gennaio ave va portato a 117 misure di custodia cautelare, il sodalizio ritenuto dagli inquirenti legato alla Cosca Grande Aracri di Cutro (Crotone) attivo dal 2004 e tuttora presente, con epicentro a Reggio Emilia. Nell’avviso di conclusione delle indagini notificato lo scorso giugno, gli inquirenti spiegano che l’associazione a delinquere che fa capo a Nicolino Sarcone, Michele Bolognino, Alfonso Diletto, Francesco Lamanna, Antonio Gualtieri e Romolo Villirillo ha commesso estorsioni, usure, e puntava ad “acquisire direttamente o indirettamente la gestione e il controllo di attività economiche”, anche nei lavori per il sisma del 2012, oltre che ad acquisire “appalti pubblici e privati, ostacolare il libero esercizio del voto” nel caso di elezioni dal 2007 al 2012 nelle province di Parma e Reggio Emilia.

Nell'inchiesta dei pm della dda Marco Mescolini, Beatrice Ronchi ed Enrico Cieri sono finiti anche politici di Reggio Emilia e Parma, poliziotti, carabinieri e giornalisti.

La prima fase del processo iniziata il 28 ottobre ha visto stamattina 21 dicembre nell'aula bunker allestita in Fiera di Bologna la conclusione.

Numerose, fra enti pubblici e associazioni, le parti civili. Pochissime invece le persone fisiche, vittime del clan, che si sono costituite parti civili. La paura, evidentemente, è stata più forte.

Il gup Francesca Zavaglia ha rinviato a giudizio 147 imputati sul totale di 239.

Fra i rinviati a giudizio Michele Bolognino, Palmo Vertinelli, gli imprenditori Bianchini di Modena, il calciatore Vincenzo Iaquinta (con una posizione marginale) e il padre Giuseppe.

Saranno processati in tribunale a Reggio Emilia con rito ordinario dal 23 marzo a Reggio Emilia.

Gli altri imputati che hanno scelto il patteggiamento o il rito abbreviato e verranno processati a gennaio, sempre nell'aula bunker della Fiera di Bologna, nella seconda fase dell'udienza preliminare.

Sono previste tre udienze a settimana ad iniziare dall’11 gennaio .

Fra loro, il boss Nicolino Grande Aracri, dell'omonimo clan cutrese, gli altri capizona della 'ndrina, e la fiscalista bolognese Roberta Tattini.

Molti gli imputati presenti in aula oggi.

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La Clinica Santa Rita è stata definita come la clinica dell’orrore.

E Pier Paolo Brega Massone è stato l'ex capo del reparto di chirurgia toracica alla casa di cura Santa Rita.

Brega è stato accusato di quattro omicidi volontari in relazione alla morte di altrettanti pazienti da lui operati e di un'ottantina di casi di lesioni .

Oggi la Corte d'assise d'appello di Milano ha confermato la condanna all'ergastolo.

Ha solo ridotto la pena accessoria dell'isolamento diurno a un anno e 6 mesi.

I giudici hanno assolto Marco Pansera, un altro medico dello staff di Brega che era stato condannato a 26 anni, ed hanno anche ridotto la pena per l'ex aiuto Fabio Presicci da 30 a 25 anni.

"Non ero un serial killer, non ero una persona egoista, non volevo fare della mia professione un guadagno” ha affermato Pier Paolo Brega Massone, durante le dichiarazioni spontanee rese ai giudici della Corte d’Assise d’Appello prima che i magistrati si ritirassero in camera di consiglio.

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