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Scalea. La Dia sequestra beni per 10 milioni a imprenditore cosentino
Mercoledì, 04 Settembre 2019 20:52 Pubblicato in PaolaDia antimafia Beni per oltre 10 milioni di euro sono stati sequestrati dalla Direzione investigativa antimafia di Catanzaro a Luigi De Luca, di 47 anni, imprenditore cosentino con interessi economici, prevalentemente nel settore della Grande distribuzione alimentare, con punti vendita al dettaglio dislocati in diversi comuni della provincia cosentina.
Il provvedimento, emesso dalla Sezione penale presso il Tribunale di Catanzaro, è scaturito da una proposta dal Direttore della Dia, Giuseppe Governale, nella quale sono confluite le risultanze di accertamenti svolti in un arco temporale compreso tra il 1997 ed il 2016.
Il Tribunale, che ha formulato per l’uomo un giudizio di “pericolosità sociale”, sottolinea il coinvolgimento di De Luca nelle operazioni “Plinius” e “Plinius 2” (blitz antimafia scattati tra il 2013 e il 2015, nell’Alto Tirreno cosentino), in cui avrebbe riportato due condanne; nella prima indagine pena di 8 mesi di reclusione, nella seconda 8 anni e 6 mesi (sentenze emesse dal Tribunale di Paola), pena questa poi ridotta di tre mesi in Appello.
Secondo gli accertamenti, spiega la Dia, è emersa una rilevante sproporzione tra beni individuati e redditi dichiarati da Luigi De Luca, nonché sufficienti elementi per ritenere gli stessi di origine illecita.
Il sequestro riguarda l’intero compendio aziendale e capitale sociale della ditta individuale “LD Discount di De Luca Luigi”, costituita nel 2010. Il capitale sociale ed intero compendio aziendale della società “Risanamento Immobiliare Srl”, costituita nel 2010. Il capitale sociale ed intero compendio aziendale della società “Calabra Distribuzione Srl”, costituita nel 2010; l’intero complesso aziendale dell’impresa individuale denominata Rinaldi Maria Antonietta, avviata il 2011.
Inoltre sono stati sottoposti a sequestro 21 terreni e fabbricati, costituenti anche il compendio delle società sopra indicate; sequestrati infine 4 rapporti finanziari e tre autoveicoli.
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Don Aniello Manganiello contro la “svolta” sui migranti.
Mercoledì, 04 Settembre 2019 08:54 Pubblicato in Mondo«Cosa intenderà Zingaretti quando dice che sull’immigrazione serve una svolta radicale? Svolta radicale? Ci dovremo prendere tutta L’Africa perché è questo che ci chiede l’Europa?». Lo scrive su Fb Don Aniello Manganiello, sacerdote napoletano impegnato da sempre contro la criminalità organizzata.
«Non so se Zingaretti – si legge nel post allarmato di don Aniello – si è mai recato a Castelvolturno, alla località Mezzanone di Foggia, alle centinaia di supermercati dove i migranti chiedono l’elemosina, oppure nei casolari di campagna abbandonati, nelle stazioni ferroviarie, soprattutto le stazioni secondarie, nelle piazze di spaccio oppure nei luoghi di prostituzione? A questa gente la coscienza rimorde quando i migranti sono sui gommoni o sulle navi delle ONG. Poi quando sono a terra la coscienza pensa ad altro. Io ho sempre espresso il mio parere: non condivido questo tipo di immigrazione. Perché è una immigrazione che fa male a loro che vengono e a noi italiani. È un danno per entrambi».
Chi è don Aniello Manganiello
Don Aniello Manganiello è un prete di trincea, che ha avuto il coraggio di prendere di petto camorristi e spacciatori. Un sacerdote che ha promosso iniziative per diffondere la cultura della legalità, soprattutto tra i giovani sia a Napoli e in Campania che nell’intero Paese. Autore del libro Gesù è più forte della camorra, dove ha raccontato gli anni trascorsi a Scampua, padre Manganiello ha fondato l’associazione Ultimi per la legalità, che ha presìdi in tutta Italia.
I commenti su Facebook non si sono fatti attendere. E mentre qualcuno si dice preoccupato dalle frasi di don Aniello sui migranti, la maggioranza si schiera decisamente col sacerdote campano. «Sentire dire da un parroco queste parole significa che vive i territori e vede le sofferenza di questa povera gente non come i buonisti di tastiera».
E ancora: «Ti accuseranno di essere un parroco “reazionario”, ma Tu sei l’unico testimone sul posto». C’è poi chi osserva: «È inutile fare gli indignati a comando, i buonisti e gli ipocriti. Questa politica non fa bene a nessuno, li accogliamo, e poi? Cosa facciamo per includerli attivamente? È’ accoglienza lasciare interi quartieri invasi da gente che non ha un obiettivo, non conosce la lingua, non si misura con la collettività; è questo un bene per noi e per loro?».
I fedeli cattolici, che evidentemente non condividono le campagne della Cei e di Famiglia Cristiana, lo dicono chiaramente. «Finalmente un pensiero di carità vera. Don Aniello ho sempre pensato che dietro questa politica di immigrazione assurda c’è un volere delle grandi potenze di svendere l’africa perché quando si toglie la forza lavoro i giovani ad una nazione la stai uccidendo per poi farci i loro comodi tanto chi starà a difendere questa grande nazione i vecchi e i bambini?».
Una sequela di complimenti che vanno da un semplice: «Sei il sacerdote della verità. Dovrebbero seguire il tuo esempio. Un abbraccio». A chi si schiera con don Aniello, senza indugi. «Chi è Parroco tra la gente ha il polso del territorio e tu caro Don Manganiello di strada ne macini tanta. Sempre accanto a te».
martedì 3 settembre 15:05 - di Carlo Marini
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Sono almeno una decina di anni che il muro della sottostazione pende e rischia di cadere.
Chiunque lo avrebbe demolito e ricostruito.
Le Ferrovie, invece, lo hanno imbracato con tubi per tentare di evitare che cada.
Avranno, forse, copiato dalla Chiesa dei Gesuiti, cioè dalle ex carceri che da dieci anni sono imbracati da una fittissima intelaiatura metallica che non si sa se davvero abbia una qualche utilità visto che alcune parti orizzontali e verticali della struttura crollano miseramente.
Sembra un uomo ( o donna) che si è rotta una gamba e che dovrà essere operato ma che, nel mentre, viene ingessato.
Non è che la ingessatura basti od abbia una qualsiasi utilità.
Comunque occorrerà l’intervento chirurgico.
Non solo ma visto che comunque occorrerà ricostruirlo sembra che siano stati buttati i soldi per la cosiddetta messa in sicurezza.
Non sappiamo nemmeno se questa imbracatura sia stata assentita dal comune.
Né sappiamo se sia da considerare sicura.
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