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Redazione TirrenoNews

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Tre misure cautelari di sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio per assenteismo sono state eseguite nei confronti di alcuni dipendenti della Città Metropolitana di Reggio Calabria

 

 

 

 

 

 

 

Gli agenti del Commissariato di Polizia di Bovalino hanno eseguito la misura cautelare della sospensione per dodici mesi, emessa dal Gip di Locri su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di 3 dei 6 indagati, ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di truffa aggravata e continuata, falsa attestazione della presenza in servizio e peculato d’uso continuato.

Il provvedimento è stato emesso a seguito di indagini condotte nei primi mesi dell’anno sotto il coordinamento della procura della Repubblica, le cui risultanze avrebbero consentito di documentare, anche mediante videoriprese e il monitoraggio satellitare dei veicoli, la sistematica abitudine degli indagati di allontanarsi indebitamente dal luogo di lavoro, traendo in inganno l’ente pubblico di cui sono dipendenti, così conseguendo l’ingiusto profitto della percezione della retribuzione per prestazioni non effettuate.

I cantonieri assenteisti

Si tratta, in particolare, di cinque cantonieri della Città Metropolitana di Reggio Calabria, con il compito principale di vigilanza delle strade provinciali, sorpresi dagli investigatori in frequenti e sistematiche interruzioni del servizio, anche dopo poche ore di lavoro (generalmente un paio), per dedicarsi ad attività personali con l’autovettura di servizio.

Spesso si recavano in centri commerciali, negozi di abbigliamento, aziende agricole o andavano a prendere i figli a scuola o, semplicemente, tornavano a casa.

I fatti sarebbero stati documentati con filmati e foto.

E’ stato calcolato che i cantonieri indagati hanno complessivamente causato un danno patrimoniale alla Città Metropolitana di Reggio Calabria per circa 10.000 euro, corrispondente alla svariate ore di lavoro retribuite ma non effettuate.

Coinvolta una dipendente del Centro per l’Impiego

Nel corso delle investigazioni sono state accertate analoghe condotte fraudolente commesse da una dipendente della Regione Calabria in servizio nella sede di Bovalino del Centro per l’Impiego di Locri, ripresa dalle telecamere mentre, in più occasioni, si allontanava dall’ufficio senza attestare l’interruzione del servizio.

La Procura chiede nuovamente i domiciliari per Mimmo Lucano

Venerdì, 20 Settembre 2019 09:06 Pubblicato in Calabria

“L’ex sindaco vada ai domiciliari”; al Tribunale del Riesame di Reggio Calabria si è celebrato l’appello contro l’ordinanza di custodia cautelare del 2 ottobre 2018.

Il gip aveva respinto la custodia cautelare per 13 dei 15 capi contestati all’allora sindaco di Riace.

A distanza di quasi un anno, a processo già iniziato e con il divieto di dimora ormai caduto, i magistrati di Locri hanno chiesto che l’ex sindaco torni ai domiciliari.

A ribadirlo è stato il pm Michele Permunian davanti al Tribunale del Riesame di Reggio Calabria dove si è celebrato l’appello.

L’inchiesta Xenia, lo ricordiamo, riguarda la gestione dei fondi destinati all’accoglienza dei migranti e nell’ambito della stessa, Lucano lo scorso anno era prima finito ai domiciliari per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e per una turbativa d’asta relativa all’appalto affidato a due cooperative per la raccolta dei rifiuti.

Poi le accuse più ‘pesanti’ erano state rigettate dal gip: associazione a delinquere, truffa, abuso d’ufficio e concussione. Il 16 ottobre, il Riesame aveva modificato gli arresti domiciliari nel divieto di dimora a Riace confermato dagli stessi giudici del Tribunale della Libertà e recentemente revocato tant’è che Lucano è tornato a casa.

Cosenza 20 settembre 2019. I militari della stazione Carabinieri Forestale di Corigliano hanno nei giorni scorsi posto sotto controllo gli impianti di depurazione comunali di Francavilla Marittima e Cerchiara di Calabria constatando alcune irregolarità.

Nell’impianto del Comune di Francavilla, sito in località “Vigne”, erano presenti sei vasche di essiccamento che al momento del controllo sono risultate colme di fanghi in stato solido e coperti dalla vegetazione, fanghi questi ottenuti dalla conclusione del procedimento di trattamento delle acque reflue.

Un quantitativo complessivo di 300 metri cubi che è ben oltre il limite massimo consentito di 30 metri cubi.

La presenza inoltre della vegetazione evidenzia una lunga permanenza nell’impianto degli stessi, circa due anni, confermata poi dal controllo della documentazione.

Stesso problema è stato rilevato nell’impianto comunale di depurazione di Cerchiara di Calabria ubicato in località “Piana” dove anche in questo caso i fanghi sono stati trovati allo stato solido e con presenza di vegetazione.

Da un esame della documentazione fornita è emerso che i fanghi non vengono smaltiti da circa due anni ben oltre i limiti di permanenza previsti dalla deroga in materia di rifiuti del deposito temporaneo che fissa il termine massimo in un anno dalla produzione dello stesso.

In entrambi i casi si è proceduto al sequestro dei fanghi individuando le responsabilità in capo all’Amministrazione Comunale.

Nd.Come è possibile che per ben 2 anni NESSUNO abbia controllato detti impianti?

Di chi è la responsabilità?

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