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Non ci resta che piangere e pregare

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Ucraina-Alisa-e-Polina-1068x609La guerra in Ucraina continua. Le città vengono bombardate notte e giorno. La capitale Kiev è assediata, potrebbe crollare da un momento all’altro. Donne, vecchi e bambini abbandonano le loro case, cercano rifugio nei bunker sotterranei, i più fortunati nelle nazioni confinanti. Gli uomini restano, vogliono combattere, vogliono difendere fino all’estremo la loro terra. Dulce et decorum est pro Patria mori. Lo hanno imparato a scuola. E il mondo? Parla, parla, e resta a guardare. Alcuni scendono in piazza, gridano “No alla guerra”, ma le piazze non hanno mai fermato la furia delle guerre. Il Presidente Ucraino chiede aiuti, si rivolge alle Nazioni Occidentali:- Aiutateci, domani potrebbe capitare anche a voi-. Ma la NATO, purtroppo, non può intervenire militarmente perché l’Ucraina non è un membro della NATO. Se intervenisse scoppierebbe la terza guerra mondiale con conseguenze inimmaginabili. Però siamo in guerra, anche se nessuno lo dice. E la situazione è così ingarbugliata che potrebbe precipitare all’improvviso. Il Ministro della Difesa russo ha avvertito gli occidentali:- Non mandate armi all’Ucraina-. E Putin ha fatto sapere che anche le sanzioni già programmate contro la Russia sono considerate come coinvolgimento nel conflitto armato –

Non ci resta che piangere e pregare. Ma a questo punto poiché Putin non ha nessuna intenzione di fare marcia indietro, non vuole fermare le sue truppe che avanzano e distruggono ogni cosa, non ha nessuna intenzione di fermare i bombardamenti che stanno radendo al suolo la bella Ucraina, che non ha nessuna intenzione di salvare finanche i bambini che cercano di fuggire, la migliore cosa ora sarebbe dopo due settimane di combattimenti e di bombardamenti una resa onorevole. Questo dovrebbe fare il Presidente Ucraino, a malincuore e con le lacrime agli occhi. Per non vedere la sua amata terra completamente devastata e distrutta. Mi piange il cuore nel vedere quei palazzi sventrati e le fiamme che divorano ogni cosa. Dovrebbe arrendersi, pur rimanendo arciconvinto che abbia ragione nel voler combattere e nel voler difendere la sua Patria dall’aggressore. Ma contro il gigante Golia che ha carrarmati e missili il piccolo David con la fionda cosa potrà fare? Nulla. Arrivati a questo punto sarebbe conveniente firmare una pace, anche alle condizioni dettate da Putin, purtroppo, sperando che alla sua morte o ad un eventuale cambio di governo, un avvenire migliore. In nome della sopravvivenza del popolo ucraino converrebbe un immediato cessate il fuoco. I sopravvissuti alla guerra non hanno più acqua, cibo e medicinali. Che entri in gioco la diplomazia, che tutto il mondo libero e democratico si faccia sentire, usando tutti i mezzi economici che hanno a disposizione. La guerra economica è molto efficace e la Russia alla fine lo capirà. Ci vorrà del tempo. Che tacciano i cannoni e che parlino le persone responsabili. Accettino gli Ucraini un cessate il fuoco, un accordo sia pure lesivo della loro sovranità, niente NATO, niente UE, niente missili, che salvi, però, il popolo dal massacro, il paese dalla distruzione totale e dall’esodo massiccio di un intero popolo in fuga senza fine. Sono scosso, sono inorridito, nel vedere migliaia di bambini che ogni giorno vengono uccisi dalle bombe e dalle mitraglie russe. Un bambino di appena 16 anni colpito mentre giocava a pallone, un altro bambino con la valigia in mano ucciso mentre cercava di scappare. Bambini in fuga con giocattoli di peluche nelle braccia o con i gattini nelle gabbiette che piangono, che si disperano, che implorano, che abbandonano la propria casa senza capire il perché di tanto odio e che vanno incontro alla morte. Non ce la faccio più a guardare quelle immagini trasmesse dalle televisioni, io che sto comodamente seduto in poltrona dopo aver mangiato e bevuto. Ho sempre davanti a me la faccina sorridente di Polina, bambina di 10 anni, falciata nei giorni scorsi a Kiev dai colpi di mitra. Bambina bellissima, sorridente, con un ciuffo di capelli rosa. E’ stata uccisa con tutta la sua famiglia in macchina mentre cercavano di scappare. Sorrideva alla vita e che alla vita è stata negata. Ma chi ha premuto il grilletto del mitra è un uomo o una bestia? Non ha pure lui una mamma o un papà che piangono perché il figlio combatte una guerra in una terra che non gli appartiene e non sanno se farà ritorno a casa sano e salvo? Siamo in guerra. Guerra, che brutta e orrenda parola. Guerra che non guarda in faccia a nessuno. E se ne fotte se sotto i bombardamenti muoiono vecchi, donne e bambini, se ne fotte dei dribling di un bambino di 16 anni mentre gioca a pallone nel cortile coi suoi compagni o dei capelli rosa di una bambina di appena 10 anni.

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