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carolei 05Si comunica quanto segue, nel rispetto dei diritti dell’indagato (da ritenersi presunto innocente in considerazione dell’attuale fase del procedimento fino ad un definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza irrevocabile) al fine di assicurare il diritto di cronaca costituzionalmente garantito.

COSENZA 25 settembre 2023 - Nella mattinata odierna i militari del NIPAAF di Cosenza, Nucleo investigativo di polizia ambiente agroalimentare e forestale, unitamente al Nucleo Carabinieri Forestale di Cosenza, hanno dato esecuzione al decreto di sequestro preventivo emesso dal GIP del Tribunale di Cosenza, su richiesta della Procura di Cosenza, diretta dal Dott. Mario Spagnuolo, di una Azienda Zotecnica ubicata nel comune di Carolei in località “Vennarello”,   nonché delle attività di allevamento di capi bovini e ovicaprini, delle stalle e delle opere connesse, per il reato di inquinamento ambientale delle acque del torrente Bollituro e del fiume Busento. Le indagini sono scaturite a seguito dell’osservazione dello stato delle acque del fiume Busento, attenzionato da tempo dai militari dell’Arma Forestale a cui poi sono seguite denunce da parte di associazioni e istituzioni. Le indagini, effettuate anche con campionamenti delle acque in vari orari e conseguenti analisti effettuate dall’Arpacal, hanno permesso di accertare che gli effluenti di allevamento venivano scaricati attraverso una condotta e due canali di scolo, nelle acque del torrente Bollituro mediante due scarichi abusivi, senza subire alcun processo depurativo, contaminando così le acque del fiume Busento posto più a valle. Si è pertanto, proceduto questa mattina al sequestro dell’azienda e degli animali in essa presenti, 250 capi bovini e 258 capi ovicaprini, e al deferimento del proprietario dell’azienda per aver compromesso e deteriorato le acque del torrente Bollituro e del fiume Busento, sversando attraverso scarichi abusivi, svariati quantitativi di effluenti di allevamento prodotti all’interno dell’azienda. Il tribunale di Cosenza ha nominato un amministratore giudiziario per garantire la continuità delle attività azienda.

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mare gigiQuesto è il punto in cui la persona potrebbe scoprire che amare non è sempre uno stato permanente dell'essere, ma è temporaneo e fugace come un millennio agli occhi dell'universo. Un sentimento complesso di attaccamento e di ossessione.

Nel Nord-Ovest canadese, vivono uomini che non rivendicano gli agi prima di aver lavorato per conseguirli. Donne e uomini che sanno dare importanza ad una tendina ricamata su una piccola finestra, ad un mazzolino di fiori su una mensa imbandita, che non badano alla piega dei pantaloni e indossano Levis 501; sanno preferire una covata di oche canadesi ad una Ferrari.

Donne e uomini che hanno costruito con le loro mani dei meravigliosi chalet in riva ad uno dei tanti bellissimi laghi che si trovano in questa parte del Canada. Proprio in uno di questi chalet ho passato quasi tre giorni insieme a Maria, Enzo e Luigi, persone a me care conosciute durante gli anni trascorsi in questa parte del mondo. Siamo partiti da Edmonton percorrendo la statale 43 verso Nord.

Dopo circa un’ora e mezza ecco Thunder lake, la metafora perfetta della provincia canadese. La provincia più profonda. Quella minuscola e inaccessibile. Che non si può conoscere se non la si vive. Difficile da immaginare, se non la si attraversa, e per la quale io provo un amore infinito ed una curiosità mista a fascinazione indescrivibile.

L’ovest canadese con gli spazi sconfinati delle praterie, i parchi e i paesaggi mozzafiato, le foreste e la spettacolare fauna: l'habitat naturale di alci, cervi dalle code bianche, grouses, anatre, oche canadesi e orsi. Oltre ad aurore boreali e paesaggi da cartolina.

Come vivono questi miei amici? Cosa hanno fatto negli anni? Hanno letto? Hanno scritto? Hanno passato il loro tempo libero davanti alla televisione come Homer Simpson? Hanno preparato torte di mele con sciroppo di acero? Hanno accarezzato i loro figli prima di metterli a letto? E i loro bambini? Cosa hanno fatto prima di diventare adulti? Progettavano avventure meravigliose al limitare della foresta? Sono andati a pesca sui ruscelli? Avranno portato il cane a correre e si sono persi in sogni di conquista del mondo?

E gli adolescenti? Come vivono in un posto simile gli adolescenti? Ciò che posso dire è che ho passato tre giorni stupendi. Pieni di cose. E pieni anche di silenzi. Di pause. Di riflessioni. Sono contento di sapere che al mondo esiste un posto che si chiama Thunder Lake dove amici lontani hanno costruito un piccolo villaggio dove passare i weekend lontani dalla città. Un gruppo ristretto di persone che vivono a ridosso di una foresta di pini e di faggi e si specchiano in un lago.

Gigino Adriano Pellegrini & G eltarik

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piede-schiaccia-luomo-adesivo“Il mezzo più efficace per tutelare l’uomo consiste nell’abolizione dell’attuale sistema economico, fonte inesauribile di malattie: verrebbero così liquidate ignoranza, povertà, disoccupazione.” Norman Bethune 

Quando gli ideali si sgretolano….. era l’estate del 1971 e mi trovavo a percorrere in macchina con l’amico fraterno Orly il lungofiume Saskatchewan nella città di Edmonton. All’improvviso scoppiai a piangere e a ripetere che tutto era finito. Orly mi portò al pronto soccorso ospedaliero dell’università dove passai la notte.

La mattina dopo, tutto era stato rimosso e mi recai a lezione di filosofia. Quando l’ideologia va in frantumi, resta solo qualche antica credenza che da “al pensiero una valenza magica”. Ciò che mi restava erano alcuni principi dell’individualismo anglosassone. il mio posto nel sociale era insieme a quella minoranza umana che non avrebbe mai mangiato merda.

Mi sono visto solitario ma in pace con me stesso come quando facevo il portiere nel calcio, il tennista e giocatore di golf. L’elemento positivo in questo era ed è una ripugnanza per il suffragio universale, con l’idea che il voto non potrebbe mai rappresentare il vero pensiero di un uomo. Ci vollero anni per capire che cosa mi aveva sempre dato fastidio nel cosiddetto “suffragio universale”.

Così dopo una trentina di anni passati in Rai, sono tornato a “vivere” nel luogo che mi vide nascere. In quegli anni qualche potente uomo si impossessò di un piccolo atomo e lo trasformò in un fungo di morte. Durante la mia adolescenza, quando la radio stava per lasciare parzialmente il posto alla televisione, in questa terra bagnata dal mare di Ulisse, mi limitavo a scribacchiare, ma ancora più convinto sulla lotta di classe.

Pensavo di essermi lasciato alle spalle tante brutture, dalle quali in realtà non mi ero mai allontanato. In questi miei “scritti” ho cercato di mettere a punto una serie di strumenti di inchiesta che permettessero a tutti di prendere coscienza che tutti i fatti sociali riflettono, anche se a livelli diversi, le strutture collettive in cui si sono prodotte e che dunque, un qualsiasi fatto di cronaca è altrettanto importante e significativo di un qualsiasi evento “politico”.

Bisognava mettere gli interessi di un mondo migliore al di sopra della propria vita e subordinare gli interessi personali a quelli dell’insurrezione; sempre e ovunque, bisognava essere fedele ai principi giusti e condurre una lotta instancabile contro ogni idea e azione errata, in modo da consolidare la vita collettiva e rafforzare i legami con le masse.Sembrano parole, queste, appartenenti ad un’altra epoca. Io non lo credo.

L’aspetto preoccupante di noi essere umani rimane comunque quella di cogliere dei meccanismi capaci di durata, entro cui inserire alcuni processi nei momenti congiunturali che mutano rapidamente. Oltre all’aspetto che evocava il contesto politico europeo, un ulteriore nube nera si presentava a fare da sottofondo alla riflessione: la espansione dell’economia mondiale.

Il voto, creato della liberal-democrazia occidentale, può servire solo alla democrazia “indiretta” e cioè al grande pastrocchio. Così dopo una trentina di anni passati in Rai, sono tornato a “vivere” nel luogo che mi vide nascere quando del piccolo atomo incontaminato se ne impossessarono i potenti del mondo e lo trasformarono in un fungo di morte.

Per non essere frainteso: tutto è politica, per dire che qualsiasi fatto o evento mette in discussione la collettività nel suo insieme e trova il suo naturale sbocco nel sacrosanto diritto di ribellarsi, di contestare. Sarà la stanchezza e la nausea per la moderna politica spettacolo, sarà il senso d'impotenza generato in tutti, e non solo negli uomini di cultura, dal consumarsi di drammi come quello dell’invasione dell’Ucraina, Siria o della Libia.

E allora bisogna chiedersi: cosa voleva dire, Thomas Mann, quando invocava l'impoliticità? E la sua Kultur alla tedesca, intesa come "spiritualità, libertà interiore, passione per l'arte", non era forse davvero preferibile alla Zivilisation, la civilizzazione occidentale basata sull'eguaglianza, il culto per la politica e quel che oggi definiremmo "buonismo"?

L’impoliticità porta alla luce un pericolo oggettivo insito nell’ideologia dell'impegno, come quella liberaldemocratica. Thomas Mann aveva capito che la società moderna e contemporanea, e in particolare quella delle democrazie occidentali che avversava in quel momento, sviluppa automaticamente una crescente invadenza nella vita dell'individuo: “I sentimenti, l'arte, tutto ciò che non è immediatamente politicizzabile e moralizzabile. Questa è una forma di totalitarismo strisciante che non lascia all'individuo nessuno spazio veramente suo".

Gigino A Pellegrini & G elTarik

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