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Difficile non inna morarsi della processione del Venerdì Santo, forse impossibile.

 

Difficile che il cuore non si apra di fronte alla corale umanità che traspare da ogni momento della “nostra” processione, quella che nessuno potrà e dovrà mai negare ad Amantea ed agli Amanteani.

 

Lungo il camino le orecchie, come mai, sono tese ad ascoltare le musiche della banda Mario Aloe , ed in particolare le aree funebri scritte da Mario Aloe e Domenico Fiorillo, la voce spiegata ai canti sofferti ma amorevoli dedicati alla Madonna, al Cristo in Croce ed alle altre varette, canti che appartengono tanto a chi li offre quanto a chi li ascolta.

 

Come la musica, che i giovani e meno giovani musicanti della banda Mario Aloe, da secoli offrono al Cristo, alla Madonna, alla processione ed al popolo dei fedeli.

Si, tutto unisce in questa processione, la fede, la speranza della resurrezione, il camminare insieme, alternato a momenti di pausa, che, nell’attesa, inducono l’uomo alla riflessione , sorretta e spinta dalle occhiate serene alla propria statua, alla folla che fa ala, a quella che si avverte, senza nemmeno vederla, indietro od avanti ad ognuno di noi.

 

Una umanità che non è necessario conoscere perché si percepisce come sia capace di permettere, momento per momento, il realizzarsi del totale e corale senso comunitario della nostra condivisa esistenza.

E, per un mistero antico e sempre conservato, sparisce la nostra individualità e tutti insieme acquistiamo quella di popolo, distinto e fragile , ma nel contempo forte e coraggioso.

 

E stando gomito a gomito con l’altra umanità che si avverte quanto la processione sia una cosa seria per la città e per la gente , e quanto è necessario difenderla anche da noi stessi , laddove necessario.

Difenderla da chi non capisce quanto sia rara, anzi unica, questa armonia di popolo, ognuno nella posizione partecipativa liberamente scelta, forse ripetitiva ma mai stancante.

Difenderla da chi pensa di essere la processione, dimenticando che la processione è un idea, una speranza, un sogno; che la processione è il mistero dell’incontro nella sofferenza, della Madonna e del popolo, e nella Resurrezione di Cristo e dalla morte civile, nella speranza di una “luce” invocata, nuova od antica che sia.

 

Difenderla da chi non comprende che ogni anno la processione del Venerdì Santo indica la strada che permette di trovare una felicità che dura un altro anno.

E come non capire la forza educativa del rispetto, dell’aiuto reciproco, dell’attenzione verso l’altro, che si avverte tra i portatori delle varette ed in particolare del pesante Cristo in Croce, che impone una sofferenza fisica che avvicina gli uomini tra loro e gli uomini al Cristo?

O come non percepire quanto la processione induca nella gente una straordinaria capacità di ascolto, la rinuncia alla propria visibilità, se serve alla riuscita comune, la professione di gesti di solidarietà concreta e quanto questo sia uno dei miracoli veri della processione dei Misteri, anzi essi stessi un mistero?

Come non capire , infine, quanto questo fare un cammino insieme, questo essere unità, riesce a creare gioia, eguaglianza e fraternità?

Ed è per questo che, gli occhi al cielo, dimentichi dei nostri affanni quotidiani, devotamente, ci segniamo quando Cristo e la Madonna si girano verso di noi in quello che potrà essere un arrivederci od un addio, ma comunque un segno del loro amore.

Uno sguardo, il loro, che ci restituisce la dignità di figli fedeli e ci dice: “Sii in pace! Alzati, vai avanti!”.

Ed è con questa nuova forza che i fedeli voltano le spalle alla chiesa matrice ma portandosela nel cuore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Per chi abita sotto la chiesa di San Francesco d’Assisi e ne segue le sorti è difficile, per non dire impossibile, non alzare gli occhi almeno una volta al giorno verso le sue mura e la roccia della collina che la ospita.

 

Mi piace soprattutto la straordinaria luce che in molti dei meriggi amanteani la roccia riflette e diffonde e che sembra possedere la luminosità soffusa di certi quadri di Monet, tanto è straordinaria.

 

E devo dire che anche ieri sera lo spettacolo è stato straordinario.

 

La foto (non bellissima, in verità) ne è un piccolo esempio.

La poniamo in rete ed invitiamo i nostri lettori che stasera parteciperanno alla cerimonia dei Sepolcri ad alzare gli occhi per ammirare le NUOVE luci che sono state finalmente accese e che non solo offrono uno spettacolo intenso di questo bellissimo angolo della città, ma che accompagnano l’eventuale visitatore serale o notturno alla scoperta del fascino notturno della chiesa trecentesca di Amantea.

Stiamo parlando di uno degli effetti dell’intervento realizzato dalla nostra amministrazione comunale, che ringraziamo, con i fondi del POR Calabria.

Siamo comunque tutti curiosi di accedere all’area per valutare gli interventi ed eventualmente apprezzarli.

Speriamo che i luoghi siano subito resi disponibili a cittadini ed ospiti della città.

E speriamo che la parte non fisica degli interventi sia all’altezza delle nostre attese.

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Erano giunti ieri sera ,eleganti ed efficienti e dopo il tempo necessario erano usciti e sulla porta era apparso il cartello “ Chiuso per inventario”.

Nessuno sapeva chi fossero e cosa facessero.

C’è voluto stamattina per sapere.

Lo riporta solo la Gazzetta del Sud con il seguente comunicato web

“La Direzione investigativa antimafia di Catanzaro ha eseguito un provvedimento di confisca emesso dalla Corte di Appello del capoluogo calabrese nei confronti di Francesco Suriano , 37 anni”.

“L’intervento della Dia rientra nella operazione “Quattro terre” che ha consentito dal suo avvio di confiscare beni negli ultimi quattro anni per un valore complessivo di oltre 30 milioni di euro. Il provvedimento di confisca eseguito questa mattina ha interessato beni del valore complessivo di 1 milioni e 200 mila euro.

Secondo quanto riferito dalla Dia , Suriano sarebbe stato condannato in via definitiva per estorsione aggravata dal metodo mafioso e dalla finalità di agevolare la cosca mafiosa Lanzino-Di Puppo di Cosenza”.

Sorpresa la comunità!"

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