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Buona Pasqua mia cara Amantea.

Se Pasqua è resurrezione nessuno ha più bisogno di te degli auguri di una Buona Pasqua.

Non che tu sia già morta, ma certamente non stai bene.

Il tuo stato di agonia ormai dura da troppo tempo per pensare che tu, da sola, possa riuscire ad evitare l’angoscia, l’angustia, l’ansia, la pena, lo strazio, il tormento che ti assalgono quotidianamente e con i quali vivi.

Parlo della tua immensa storia che nessuno vuol conoscere.

Parlo dei tuoi monumenti dimenticati ed abbandonati e che, come te, stanno agonizzando.

Parlo del tuo mare dal quale come venere ei nata e che è stato ed ha dato vita ma che ora nessuno difende come si dovrebbe.

Parlo della tua agricoltura distrutta dalla selvaggia urbanizzazione.

Ma non voglio addolorati più di quanto tu non sia già.

Ma , mi chiedo, bastano gli auguri? Chi saprà tradurli in realtà?

Un popolo, quello amanteano che potrebbe ( e dovrebbe) somigliare a quello che a Gerusalemme accolse trionfalmente Gesù acclamandolo come re agitando fronde e rami presi dai campi?.

Od piuttosto un popolo, quello amanteano, che spinto dai padroni e governanti sceglie sempre barabba e manda in croce Gesù?

Parafrasando Paulo Coelho Amantea è nelle mani di coloro che hanno il coraggio di sognare ed osare realizzarli.

Tutti gli altri, gli ignavi, gli approfittatori, gli ipocriti, i ladri, i falsi, i farisei che guardano più alla forma che alla sostanza delle azioni, e simili possono andare , spinti dagli amanteani migliori quando diverranno consapevoli che prima andranno via, prima Amantea risorgerà.

Amantea non ha bisogno dei menefreghisti,   degli indifferenti, dei qualunquisti, degli indolenti, degli sciatti, degli ignoranti che vogliono restare tali.

Spicca il volo città dalla grande storia.

Amantea ha bisogno di coraggiosi che sappiano sognare e far sognare, che sappiamo imbarcarsi su quella grande nave che sarà capace di affrontare il futuro incerto e difficile che abbiamo di fronte, in uno scatto di consapevole orgoglio.

Una nave a remi , nella quale ognuno deve profondere il proprio sforzo individuale e collettivo.

E gli altri? Restino pure a terra!

Buona Pasqua Amantea

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Gli abitanti di Acquicella sono fortemente preoccupati per i rischi di incidenti stradali correlati all’alta velocità degli automezzi che circolano sul tratto di statale 18 che corrisponde al quartiere a nord di Amantea.

Non sono stati mai diffusi i dati reali degli incidenti al fine della percezione della supposta e denunciata alta incidenza.

E tantomeno le ragioni di tali incidenti.

Se, cioè, siano dovuti tutti o in gran parte alla velocità od anche al traffico talora eccessivo, od anche al modo di guidare, precario ed inaccettabile anche se non ha dato mai luogo a sanzioni “educative” , od alla distrazione, magari indotta dall’uso di cellulari, od all’eccesso di pubblicità che distrae chi guida, od agli accessi stradali palesemente incongrui per non dire fuori legge, eccetera

Il problema esiste. Eccome se esiste. In questo tratto di SS18, in modo particolare.

Ma non possiamo sottovalutare , solo per dare un esempio di quello che vogliamo segnalare, il problema dei TIR e dei grossi camion, anche con rimorchio, che usano la statale a dispetto delle ultraventennali ordinanze sindacali che lo vietano.

Né possiamo dimenticare che la SS18 era ed è, secondo il codice, una Strada extraurbana secondaria e che fuori dai centri abitati, come delimitati ai sensi dell’articolo 4 del codice, le distanze dal confine stradale, da rispettare nelle nuove costruzioni, nelle ricostruzioni conseguenti a demolizioni integrali o negli ampliamenti fronteggianti le strade, non possono essere inferiori a 30 m, ben sufficienti per la realizzazione duna complanare ad uso specifico dei residenti .

Ed anche per una Strada extraurbana secondaria fuori dai centri abitati, ma all’interno delle zone previste come edificabili o trasformabili dallo strumento urbanistico generale, la distanza minima era ed è di 10 metri, anche essa sufficiente alla realizzazione di una complanare.

Ed invece sono ben poche le case realizzate con rispetto di tali distanze che avrebbero garantito piena scurezza agli abitanti di Acquicella e di altri luoghi della SS18.

Ora quello che è difficile capire è se l’uso dei tutor o degli autovelox sarà capace di garantire la invocata sicurezza.

Non bisogna essere un’arca di scienza per capire che non ci sarà questo effetto. Affatto.

Ma secondo voi un tutor od un autovelox la cui rilevazione è certamente immediata ma la contestazione differita di giorni e mesi può davvero indurre gli automobilisti a rallentare?

E peraltro a meno di 50 kmh?

O piuttosto appena avvertito il rischio di una contravvenzione salata si vedranno frenate improvvise e tali da creare possibili tamponamenti ripetuti?

Ma poi, e questa è da ridere, siamo andati sul posto ed abbiamo visto che l’ANAS ha installato la tabella di fine Amantea prima del tutor od autovelox , che dir si tratti, come se il tutor od autovelox siano posti nel comune di Belmonte Calabro e non in quello di Amantea.

Una apposizione coerente, comunque, con i gemelli segnali di velocità che sono esattamente dall’altro lato della stradae nei quali si legge fine limite 70 kmh inizio limite 50 kmh!

E questo fatto creerà un mare di ricorsi al giudice di pace!

Ma c’è di peggio.

Una delle disposizioni più disattese da parte delle Amministrazioni Comunali è quella della delimitazione del proprio centro abitato.
L’articolo 4 del decreto legislativo 30/04/1992 n° 285 (Codice della Strada) aveva previsto che entro il 30 giugno 1993 i comuni attuassero, con provvedimenti della giunta, una delimitazione del centro abitato o dei centri abitati presenti sul territorio comunale.
Per agevolare l’operato della giunta il Codice offriva una esauriente definizione del centro abitato e cioè:
“Insieme di edifici, delimitato lungo le vie di accesso dagli appositi segnali di inizio e fine. Per insieme di edifici si intende un raggruppamento continuo, ancorché intervallato da strade, piazze, giardini o simili, costituito da non meno di venticinque fabbricati e da aree di uso pubblico con accessi veicolari o pedonali sulla strada”.

E’ stata mai fatta?

Peraltro il Codice della Strada stabilisce che tutte le strade situate all’interno dei centri abitati relative a comuni con più di 10.000 abitanti( Amantea lo è!) ed indipendentemente da chi ne sia proprietario, sono considerate a tutti gli effetti comunali; il comune ha quindi l’obbligo per le stesse di curare la segnaletica, sia orizzontale che verticale.

Ma se è stata fatta e quindi la SS18 di località Acquicella è comunale perché i segnali stradali sono stati apposti dall’ANAS?

Ed infine se per aversi un centro abitato devono esserci “ non meno di venticinque fabbricati ed aree di uso pubblico con accessi veicolari o pedonali sulla strada”, ovviamente consecutivi e senza soluzione di continuità , perché mai dove non ci sono queste condizioni si insiste per riconoscere la strada ricadente in centro abitato con limite automatico di 50 kmh.

In siffatte condizioni sarà necessario esporre il tutto al sig Prefetto perché rimedi ed ove il Prefetto non intervenga segnalare il tutto al Ministero dei Lavori Pubblici, al quale spetta il compito istituzionale di vigilanza e di coordinamento sulla rete stradale italiana.

Peraltro proprio il Ministero è intervenuto con varie direttive per una corretta ed uniforme applicazione delle norme del codice della strada in materia di segnaletica e criteri per l’installazione e la manutenzione.

Ed il Ministero ha anche affermato testualmente che “numerosi sinistri stradali, infatti, derivano dall’assenza di segnaletica, dall’inadeguatezza della stessa rispetto alle condizioni della strada e del traffico, dalla sua tardiva o insufficiente percepibilità, dalla sua collocazione irregolare, dall’usura dei materiali o dalla mancata manutenzione, ovvero dall’installazione in condizioni difformi dalle prescrizioni del regolamento”.

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Sono passati 26 anni da quando Achille Mazza sacrificò la propria vita per garantire il diritto alla libertà, il diritto alla giustizia sociale, il diritto ad una vita in sicurezza.

Voleva forse morire il maresciallo dei carabinieri, lasciare i propri cari?

Assolutamente no!

Ma come ha detto il maggiore dei carabinieri che lo ha ricordato “ Quando la paura bussò alla porta, il coraggio si alzò e la aprì ed aperta la porta la paura non c’era più”.

E con coraggio il maresciallo Achille Mazza adempì a tutto il suo dovere, come ricorda la motivazione della medaglia d’oro al valore civile , letta, nell’occasione, da un giovane carabinieri e che vi ricordiamo :

“Alle ore 08.30 del 23.03.1992, ad Amantea (CS), un cittadino del luogo, inaspettatamente e per futili motivi, esplodeva alcuni colpi d’arma da fuoco contro l’autovettura di un suo coinquilino, con cui si erano generati dei contrasti.

Nell’immediatezza interveniva una pattuglia della locale Stazione Carabinieri raggiunta poco dopo anche dall’allora Comandante di Stazione, Mar. Magg. Mazza Achille, il quale iniziava una paziente opera di persuasione nei confronti del reo, che nel frattempo si era barricato all’interno della propria abitazione.

Tuttavia, nel corso di tale opera di convincimento, quest’ultimo esplodeva contro il Sottufficiale quattro colpi di fucile, i quali lo attingevano mortalmente.

Nell’occorso rimaneva ferito anche il capo Equipaggio.

Alle ore 12.10 successive, il malfattore veniva tratto in arresto.

A seguito dell’episodio sopra riportato, il Mar. Magg. Achille MAZZA veniva insignito della Medaglia d’Oro al Valor Civile alla memoria con la seguente motivazione:

“Comandante di Stazione, appreso che un individuo aveva inopinatamente esploso dalla propria abitazione alcuni colpi di fucile contro un’autovettura in sosta, accorreva per dirigere militari dipendenti già intervenuti e con spiccato senso del dovere e cosciente sprezzo del pericolo, avviava paziente opera di persuasione a desistere dall’inconsulto comportamento, rimanendo mortalmente ferito da proditoria azione di fuoco”.

Presenti alla cerimonia la vedova Mazza e la figlia.

Presente anche un sindaco visibilmente commosso ed alcuni amministratori local. Tra cui Emma Pati ed Enzo Giacco.

A fare da corona tanti carabinieri e rappresentanti di tutte le forze dell’ordine : Polizia , Finanza, Esercito, Guardia Costiera , Polizia Municipale .

Ed insieme a loro anche le associazioni in congedo

Ma, e lo diciamo con sincerità evidente, la cosa più bella erano le decine e decine di ragazzi e ragazze della scuola primaria accompagnati dai loro docenti.

Ragazzi consapevoli di essere lì per sapere la storia di questo eroe, di essere lì per poter ricordare, negli anni, un uomo speciale , un uomo coraggioso.

Di essere lì per trasferire agli altri compagni rimasto in classe questa storia ed aiutarli a ricordare questo uomo.

Ragazzi e ragazze che hanno assistito alla apposizione di una corona d’alloro al monumento che ricorda il compianto maresciallo Mazza, ascoltato compunti le note del silenzio intonate dal giovane maestro Spina , ascoltato la motivazione della concessione della medaglia d’oro.

E’ questa, ci sembra, sia la strada giusta per ricordare il nostro eroe, i carabinieri e le Forze dell’ordine che ieri, oggi e domani saranno i nostri eroi quotidiani sempre pronti a garantire la nostra libertà e la nostra sicurezza.

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