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Redazione TirrenoNews

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Io da sempre sono un coerente amministratore del PD.

Venerdì, 21 Ottobre 2016 19:02 Pubblicato in Politica

La situazione politica amanteana diventa sempre più ingarbugliata, così da diventare di difficile lettura.

E la vicenda amanteana , oggi scarsamente compresa e scarsamente comprensibile, può orientarsi nella direzione, da qualcuno voluta, invocata e sorretta, dello scioglimento virtuale o fattuale della amministrazione, o verso un momento di stasi che non aiuta certamente la città nel suo sviluppo.

E la riprova la si trova anche nei comportamenti individuali dei singoli amministratori.

C’è che si alza in punta di piedi per apparire nelle immagini fotografiche.

E c’è chi si stringe al Partito, in particolare ora che l’ amministrazione ha dichiarato di essere nata da una lista civica e non da una lista di partito.

Una scelta, questa, dal grande significato.

Ed è forse questa la chiave di lettura della posizione di fatto espressa da Sergio Tempo e tradotta nella affermazione sostanziale di essere da sempre un coerente amministratore del PD.

Non una posizione strumentale, ma una condizione fortemente vera.

Una condizione che, quando capita od almeno letta da un politico sereno, non può non essere intesa nella sua valenza politica.

Ed è forse per questa possibile lettura che ancora non è stato sciolto il dilemma delle dimissioni autonome da assessore di Sergio Tempo o della sua revoca da parte del sindaco Sabatino

Si , stando a voci molto attendibili la maggioranza avrebbe votato per il suo allontanamento dalla carica e quindi per la accettazione della proposta di GB Morelli che ne ha chiesto la testa.

Ma se anche questa notizia fosse vera appare difficile sapere le ragioni della revoca.

Il sindaco ha dimostrato di essere politico accorto e quindi sa che non può parlare della proposta avanzata dal Morelli perché farebbe intuire al popolo di essere succube del suo vice.

Né può riportare a giustificazione della revoca il pronunciamento della gran parte della maggioranza ; anche in questo caso lascerebbe capire che una siffatta strada potrebbe valere per tutti gli altri della sua giunta.

Come abbiamo detto, occorrono ragioni specifiche e di interesse reale della comunità amanteana.

Peraltro non è facile sostituire Tempo nelle sue gravose e delicate funzioni.

Qualcuno teme di ricevere parte delle sue competenze.

Da qui la logicità della veridicità del suo mantenimento in giunta.

Ancor più oggi che Tempo ha con la sua partecipazione agli incontri di partito ad ogni livello ha dato atto, se mai ve ne fosse stata la necessità, della sua posizione partitica.

Ed il PD , l’unico partito vitale ad Amantea, non può andare verso i suoi impegni futuri, referendum compreso, spaccato nelle sue componenti e nei suoi rapporti interpersonali.

Anche noi, come dice il sindaco Sabatino, possiamo sbagliare, ma sospettiamo che la fragilità della situazione amanteana imponga moderatezza e cautela nelle scelte politiche.

E se è così Sergio Tempo resterà in Giunta anche se sarà invitato a prendere atto del sostanziale rispetto che in tal modo gli verrebbe dimostrato.

Come dire anche in questa vicenda “Tiri la prima pietra solo chi è senza peccato”.

E poi Tempo fuori dalla Giunta sarebbe talmente mortificato da poter e dover allontanarsi dalla lista civica che ha portato al successo.

E Tempo potrà anche essere un amico dal carattere difficile ma certamente non è logico averlo come nemico , informato come è!

Amantea la città delle cerimonie in maschera.

Venerdì, 21 Ottobre 2016 18:02 Pubblicato in Primo Piano

Un tempo le cerimonie più importanti di Amantea erano quelle relative alla presa di possesso della città da parte dei governanti nominati dal re .

Non mancava nulla: i pomposi vestiti, i cavalieri, le salve reali, i trombetti civici, i timpani.

 

E tutto il popolo nella sua globalità veniva coinvolto.

Anzi il popolo esprimeva , più o meno volontariamente, la sua adesione con la esposizione dei “tumaschi”, il segno più tangibile della ricchezza familiare.

Il percorso là dove possibile aveva inizio dal porto e giungeva fino alle porte della città per proseguire poi fino alla chiesa principale dove il governatore veniva accolto dal parroco.

Infine raggiungeva la magione del governatore su nel castello, dove, la sera, si faceva festa.

Della corte e della cerimonia e della festa facevano parte i nobili e gli amministratori locali.

La parte Benestante del popolo partecipavano con i loro vestiti migliori.

Il popolo con la berretta in mano.

E, come oggi, i giornali riportavano la notizia precisando che “Jeri sera, alle 8, il cannone de’ forti annunziò l’arrivo in Napoli di S.M. la Regina…..e risalita in carrozza proseguì il suo viaggio fino a Napoli, cove entrò tra gli applausi di un popolo immenso che festeggiava il suo ritorno con la gioja più sincera” (Dal Giornale Italiano n 122. Regno delle due Sicilie. Napoli 3 giugno )

Questa lunga serie di eventi ha indotto la sostanziale formazione di un comportamento sociale in base al quale occorreva partecipare per non restare esclusi.

Il retorico e l’effimero vincevano e convincevano.

E comunque tutto restava eguale ; i ricchi continuavano ad essere ricchi, i poveri continuavano a restare poveri, ma almeno per un giorno erano stati insieme e la beretta era, sì, stata tolta, come davanti al padrone, ma per uno che era inviato dal Re.

Oggi il governatore non arriva più da fuori, il governatore lo abbiamo in casa, anzi i governatori.

I figuranti sono sempre presenti e pronti ed il popolo ha sempre bisogno di dimenticare gli affanni quotidiani.

Ed allora ecco la invenzione della cerimonia della rievocazione della apertura della Fiera di Amantea.

Una rievocazione che si amplia costantemente.

Quest’anno, addirittura, ci saranno tre cortei , uno che parte da Corso Umberto Primo, uno da piazza Cappuccini ed uno dal lungomare, che si concluderanno a piazza Commercio.

La manifestazione si terrà il 23 ottobre con inizio alle ore 15.00.

L’ex sindaco di Tropea Pino Rodolico e gli ex assessori Rosalia Rotolo e Romana Lorenzo impugnano davanti al TAR lo scioglimento del consiglio comunale

 

Secondo i ricorrenti «Lo scioglimento del consiglio comunale di Tropea per mafia è stato decretato senza che ci fossero i necessari presupposti».

Nel documento gli ex amministratori contestano molti rilievi contenuti nella relazione inviata al ministero dal prefetto Carmelo Casabona.

Nella relazione del ministro Alfano al presidente della Repubblica viene evidenziata la “sussistenza di concreti elementi su collegamenti diretti degli amministratori locali con la criminalità organizzata”

“L’analisi svolta evidenzia la sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti ed indiretti degli amministratori locali con la criminalità organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando pertanto i presupposti per lo scioglimento del consiglio comunale ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267”.

A Rodolico venne danneggiata da un ordigno esplosivo l’autovettura parcheggiata in pieno centro storico.

In particolare, l’attività di accesso agli atti ha evidenziato la “sussistenza di forti legami di parentela e di frequentazione di alcuni amministratori e dipendenti comunali, molti dei quali con gravi precedenti di natura penale, con esponenti di ambienti controindicati. Tali rapporti, consolidatisi nel tempo, hanno prodotto uno sviamento dell’attività amministrativa dell’ente in funzione degli illeciti interessi e delle regole della criminalità organizzata”.

Elementi di rilievo, nelle motivazioni, sarebbero poi “gli accordi pre-elettorali” che, secondo la commissione di accesso agli atti, sono “maturati alla presenza di soggetti presumibilmente vicini alle cosche mafiose Mancuso e La Rosa”. In particolare, emerge che nel mese di aprile 2014 “veniva organizzato un incontro in un albergo nelle vicinanze di Tropea al quale erano presenti, oltre al futuro sindaco, soggetti riconducibili ad ambienti criminali. Durante la riunione veniva decisa parte del futuro assetto della Giunta comunale con l’assicurazione, ad uno dei candidati sindaco che, se avesse ritirato la propria candidatura e avesse sostenuto la lista del primo cittadino, avrebbe ottenuto in cambio un incarico da assessore”. Circostanza che poi si è effettivamente verificata.

Ad aggravare ulteriormente il quadro: la coincidenza temporale dell’atto intimidatorio ai danni del sindaco (ancora ad oggi a opera di ignoti), con la revoca della delega di assessore ad Antonio Bretti, provvedimento di revoca avvenuto solo “in conseguenza dell’interessamento delle forze di polizia” alla famigerata vicenda del “tuffo di Capodanno” e non già alla “presa di coscienza della gravità dell’evento”.

In quella circostanza, come si ricorderà, “uno dei principali promotori della manifestazione fu un noto pregiudicato del luogo, all’epoca sottoposto a sorveglianza speciale”, che venne poi addirittura intervistato, “alla presenza dello stesso assessore e di altri esponenti del consiglio comunale”, nel corso di un servizio televisivo “formalmente richiesto alla Rai” proprio da Bretti. Iniziativa alla quale “diede il proprio benestare anche il sindaco”.

Nella relazione del ministro Alfano quell’evento viene rubricato alla stregua di “un chiaro messaggio mediatico per dimostrare il dominio della locale cosca agli occhi del pubblico”. Si elencano poi il ricorso ad “affidamenti diretti” per lavori di “somma urgenza” a “ditte verosimilmente vicine al contesto criminale locale”; le violazioni, anche di natura penale (turbativa d’incanti, falsità ideologica), “emerse in relazione alla realizzazione di un’aiuola alla Marina dell’isola con la scelta di procedere ad una spesa di circa 8mila euro pur essendovi la possibilità di eseguire tali lavori gratuitamente”; le irregolarità nella gestione dell’impianto di depurazione al fine di “favorire la prosecuzione del servizio alla ditta in carica”; le carenze “nelle procedure di rilascio delle concessioni delle aree demaniali nonché attività di vigilanza e controllo del settore”; le “ingerenze del sindaco e di parte della Giunta nella scelta delle ditte affidatarie attraverso il ricorso ad affidamenti in somma urgenza”.

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