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Redazione TirrenoNews

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Si avvicina alla conclusione il processo del fiume Oliva.

 

Dei 5 inquisiti Cesare Coccimiglio, Vincenzo Launi, Giuseppina Marinaro, Antonio Sicoli e Arcangelo Guzzo, a giudizio resta soltanto il primo, l’imprenditore Cesare Coccimiglio, per gli altri 4, i proprietari dei terreni utilizzati per i rifiuti, la Procura di Paola ha chiesto l'assoluzione.

 

Gravissima, al contrario,ben 16 anni e mezzo, la condanna sollecitata ai giudici della Corte d'Assise di Cosenza dal pubblico ministero Maria Francesca Cerchiara.

Cesare Coccimiglio è accusato di disastro ambientale per avere avvelenato la vallata del fiume Oliva.

“Secondo l'accusa, inoltre, proprio a causa dell'intombamento di quei veleni nella zona compresa tra Amantea, San Pietro in Amantea, Aiello Calabro e Serra d'Aiello si sarebbe verificato un nesso anche con la diffusione di tumori nell'area e avrebbe provocato tra l'altro la morte di Giancarlo Fuoco, un pescatore amatoriale che frequentava la zona e le lesioni a un amico del pescatore.

Il pm Cerchiara ha evidenziato alla Corte (presieduta dal giudice Giovanni Garofalo a latere la collega Francesca De Vuono) come Coccimiglio avrebbe riversato sia materiale di inerti e rifiuti tossici che lavorava direttamente sia quello di altre ditte, che operavano nell'edilizia, nei terreni adiacenti il Fiume Oliva.

 

Il Pm ha puntato l'indice soprattutto sul ruolo avuto dall'imprenditore di Amantea visto che era l'unico ad avere la sua azienda all'interno della valle contaminata”

Le parti civili hanno chiesto la condanna oltre che di Coccimiglio anche degli altri imputati del processo.

Inoltre hanno chiesto il risarcimento dei danni con la richiesta di provvisionale.

Il 30 gennaio la prossima udienza.

 

In questa udienza di terranno le arringhe delle difese.

Visto che il presidente Garofalo ha chiesto di non procedere ad alcuna replica, appare probabile che a conclusione della udienza i giudici si ritirino in camera di consiglio ed emettano la sentenza.

Stiamo parlando del processo che riguarda il presunto inquinamento del Fiume Oliva.

Anzi l’accusa è quella di disastro ambientale.

Sotto processo sono Cesare Coccimiglio e Vincenzo Launi, Giuseppina Marinaro, Antonio Sicoli e Arcangelo Guzzo, i quattro proprietari dei terreni,

dove secondo l’accusa sarebbero stati interrati materiali altamente pericolosi che avrebbero contaminato l'area causando il disastro ambientale.

Ora dopo una lunga requisitoria il pubblico ministero Maria Francesca Cerchiara ha chiesto alla Corte d'Assise di Cosenza, presieduta dal giudice Giovanni Garofalo e con a latere la collega Francesca De Vuono, la assoluzione ex art 530 secondo comma cpp (ovvero con formula dubitativa) di Vincenzo Launi, Giuseppina Marinaro, Antonio Sicoli e Arcangelo Guzzo.

Subito dopo la requisitoria, le parti civili hanno chiesto la condanna oltre che di Coccimiglio anche degli altri imputati del processo.

Inoltre hanno chiesto il risarcimento dei danni con la richiesta di provvisionale.

La Corte ha rinviato il processo al prossimo 30 gennaio quando si svolgeranno le arringhe delle difese.

Non è escluso che in quella data i giudici potrebbero ritirarsi in camera di consiglio – visto che il presidente Garofalo ha chiesto di non procedere ad alcuna replica - al termine della quale emetteranno la sentenza.

Tornano le Province. E gli zombies, pure!

Lunedì, 16 Gennaio 2017 09:33 Pubblicato in Italia

Le Province sono una sorta di maledizione costituzionale di Tutankhamon.

Ci sono, rivivono e vogliono soldi.

 

Il bello è che li chiedono quei politici che hanno votato la legge 56/2014( la cd Riforma Delrio)

 

Ma cosa sono ? O meglio, cosa è rimasto?

Lo vedete nella tabella sottostante.

Sostanzialmente :

 

Ecco l’essenzialità dei numeri:

-100 mila chilometri di strade da mantenere;

-5 mila scuole superiori da ristrutturare e da scaldare nel rigido inverno;

-20 mila dipendenti da nutrire, dipendenti rimasti in Provincia dopo la maxi-mobilità (riforma Delrio, legge 56/2014) che ne ha distribuiti altri 23 mila fra Comuni, Regioni, Corte dei Conti e pre-pensionamenti;

-una spesa corrente che si aggira, appunto, sui 4,8 miliardi all’anno, (970 milioni solo per il personale).

Una massa di danaro, tra l’altro, già finanziabile con le tasse automobilistiche e assicurative, ma che pare insufficiente al fabbisogno degli enti intermedi;

La notizia è che non solo le vituperate Province, sorelle del Cnel e madrine di tutti gli enti inutili siano risorte; ma anche che ora, fiere e vendicative come nei romanzi d’appendice, chiedano al Presidente della Repubblica soldi per tornare a campare come una volta.

Almeno 650 milioni.

Per ora, giusto «per azzerare i tagli previsti del 2017».

 

Dopodiché i redivivi punterebbero ad oboli graduali dello Stato.

E come un ritornello delle canzoni più note tutti ripetono quello che dice il presidente dell’Upi Achille Variati : Siamo in emergenza e la conseguenza di questa emergenza è che, se non risolta, avrà ripercussioni pesantissime sui servizi ai cittadini la cui erogazione non potrebbe più essere garantita».

Sotto il profilo squisitamente giuridico Ugo De Siervo, già presidente della Corte Costituzionale ammette che per le Province, e allo stesso modo per le Città Metropolitane, tutto rimarrà secondo l’impostazione data dalla legge 56.

Ed il sottosegretario uscente agli Affari regionali Gianclaudio Bressa, tra i padri della legge 56 ribatte: «Quel provvedimento è stato approvato a Costituzione vigente, che non stata modificata, quindi nulla cambia».

Tra i diversi politici a difendere le ex province anche Oliverio il quale dice: «Non possiamo permettere il tracollo delle Province»

Ed il deputato del Pd annuncia un intervento in Parlamento: «Necessario individuare risorse finanziarie per le emergenze strutturali e avviare una seria riflessione sul futuro dei nostri enti intermedi»

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