
Redazione TirrenoNews
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Ecco la Mostra permanente di pittura di Tonino Pellegrino.
Domenica, 24 Dicembre 2017 18:57 Pubblicato in Campora San GiovanniLa città di Amantea deve avere qualche genio speciale per creare tanti pittori.
O semplicemente Amantea ha tanti elementi che sono stati, sono, e speriamo saranno fonte di ispirazione per i pittori.
Stamattina 24 dicembre, in via Garibaldi, a pochi passi dal mare che è stato uno dei primi soggetti ispiratori dell’artista, è nata la Mostra permanente di pittura di Tonino Pellegrino.
La abbiamo visitato e ne siamo rimasti sorpresi.
Tante opere che tracciano i momenti della quarantennale vita artistica del pittore amanteano.
Le prime nature morte dai colori leggeri, quasi diafani.
A questo primo momento di espressività, ha fatto seguito il periodo dei paesaggi marini, le barche sulla spiaggia, gli scogli, il sogno di prossimità che svela da un lato il viaggio verso l’ignoto, verso nuovi traguardi, dall’altro il buon ritorno ed il riposo dalle fatiche quotidiane.
Poi il percorso dell’impressionismo Gauguiniano con donne amanteane anzichè Tahitiane.
Poi la fase cubista alla ricerca di una diversità espressiva, figlia, forse, di una improvvisa e intensa emozione nascente da una sofferenza sociale.
Ed ancora la maturazione verso la fase del mondo della tecnica pittorica ed espressiva legata con la poetica naturalistica, alla Giovanni Fattori per intenderci.
Una attenzione alla natura che viaggia perso il mondo vivo e vitale espresso dalle farfalle, un omaggio, forse, al maestro Tonnara ma senza il ricorso accentuato al movimento dei Macchiaioli che lui esprime da molto tempo.
Infine, Tonino volge il suo sguardo verso la città, al mondo del passato, interpretato con il costruito, i quartieri, le antiche case, semi deserte, un passato che l’artista rilegge ed interpreta con eleganza, fantasia e sogno.
Paesaggio e vissuti, interpretati con meravigliosa certezza se non con leggera speranza, quasi l’attesa di un ritorno alla gioia di una città misteriosa di cui sembra contestare la obbligatoria, naturale tendenza alla vetustà e volutamente la trae da questo paradigma il mondo che continua a voler essere ed a non voler essere dimenticato.
Opere che ti costringono ad alzare gli occhi verso il centro storico, quel centro storico che il pittore vuole resti impresso nella memoria e nel cuore.
La stessa lettura della sua opera principe, il ritratto del padre Giuseppe, indimenticato amanteano, che solleva ricordi a tanti compaesani, l’opera con cui lo abbiamo fotografato e che vuole essere insieme mirabile omaggio all’amato genitore ed alla pittura.
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Paolo Naccarato non si presenta alle prossime consultazioni e dice addio alla politica.
Domenica, 24 Dicembre 2017 18:37 Pubblicato in Basso TirrenoEcco cosa scrive:
“Termina la legislatura e con essa la mia carriera politica.
Ringrazio sinceramente per l’alto onore che ho avuto di far parte del Senato della Repubblica.
Per me, figlio di un funzionario di un piccolo Comune della Calabria, Fiumefreddo Bruzio, un traguardo inimmaginabile.
Ho cercato in questi anni di svolgere il mio mandato elettorale con dignità ed onore, avendo sempre a cuore gli interessi generali del Paese al di là di appartenenze e contrapposizioni sempre legittime in democrazia.
Per me un dovere all’insegna dell’etica della responsabilità e degli insegnamenti del mio Maestro Francesco Cossiga cui rivolgo un pensiero grato e riconoscente.
Il sogno di contribuire al rinascimento dell’Italia svanisce fra sorprese dell’ultima ora, ambiguità e comportamenti che producono amarezza non solo perché inattesi ma anche per le sue modalità.
Ritorno nel mio privato in punta di piedi e continuerò a servire l’Italia in altro modo sperando che con l’avvio della prossima legislatura si apra una fase di stabilità e di crescita economica riservando ai più deboli il riguardo dovuto e privilegiando politiche rivolte in particolare ai giovani, agli anziani ed alla lotta alle disuguaglianze.
Rivolgo a tutti i migliori auguri per il Santo Natale ed un felicissimo 2018.
La nostra amata Patria merita un futuro migliore, meglio se riscoprendo valori imperituri di un maggiore senso dello Stato che deve sempre orientare i comportamenti di ciascuno insieme all’accanito perseguimento degli interessi reali di tutti i cittadini.
Ad maiora semper!
Grazie davvero e chiedo scusa a tutti per i miei limiti”.
NdR: Come farà l’Italia , la Calabria e Fiumefreddo Bruzio senza di lui?
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Quel giorno che vidi la Madonna
Domenica, 24 Dicembre 2017 08:57 Pubblicato in Comunicati - Sport - GiudiziariaUna premessa: la storia che state per leggere è una storia vera, raccontata per la prima volta.
Un tempo nella mia famiglia si era usi celebrare tutti insieme le tre vigilie
Parlo della vigilia dell’ Immacolata, della vigilia di Natale e della vigilia dell’Epifania.
Erano ( e sono ancora) i tre giorni principali delle festività Natalizie.
In quei giorni si cominciava a lessare e friggere dalle primissime ore del pomeriggio, qualche volta distribuendo parte dei fritti, in primis le monacelle, nelle case degli amici, dei parenti e dei compari( al tempo con il termine compari ci si riferiva a persone che per qualche ragione erano così rispettate da essere indicate con tale termine).
Almeno nella nostra famiglia, per antica tradizione portata da mio nonno quando agli inizi del ventesimo secolo venne ad Amantea proveniente da San Nicola da Crissa, quando si cenava si chiudeva la porta.
Prima di chiudere la porta e di iniziare la cena che, comunque, era sempre preceduta dai primi bicchieri di vino rosso e da qualche pitticella calda , si preparava anche la cena per San Giuseppe, la Madonna e il Bambinello, nel caso fossero passati da casa nostra senza entrare per non disturbarci.
Papà riempiva una grande ciotola di creta smaltata con parte di tutto ciò che era stato preparato per noi.
Poi vi poneva sopra un piatto equivalente così da sigillare il tutto e mantenere caldo il contenuto.
Infine avvolgeva il tutto con un grandissimo fazzoletto da cucina di cui legava i 4 capi!
E poneva il tutto sul muretto davanti alla porta dove mangiavamo.
Poi cominciava la festa e si dimenticava tutto.
Quando ad una certa ora aprivamo la porta per andare a letto papà mostrando una forte meraviglia esclamava tutto felice
“Su passati, su passati”. E si faceva il segno della croce
E se ero ancora sveglio mi veniva spiegato che era un onore per la nostra famiglia essere stata scelta da San Giuseppe e dalla Madonna e che non era opportuno dirlo per evitare invidie da parte delle persone cattive.
La storia andò avanti così per diversi anni.
Almeno fino a quando un giorno vidi sul muretto la grande ciotola, il piatto grande ed il fazzoletto da cucina.
San Giuseppe e la Madonna avevano mangiato tutto.
Tutto durò fino alla mia prima indigestione
Quella sera o avevo mangiato troppo o qualcosa mi aveva fatto male.
Passai una brutta nottata tra il mal di stomaco ed i forti rutti.
La mamma mi aveva preparato una limonata ma non era stata sufficiente ad eliminare il disturbo.
E così era ancora notte quando, insonne, mi alzai e scesi in giardino per cogliere un limone e preparare un’altra limonata.
Salii su un ramo per prenderne uno grosso.
Stavo per scendere quando vidi la madonna che stava per poggiare la grande ciotola sul muretto.
Quando lo fece si segnò con la croce e poi giunse le mani come in preghiera e chinò leggermente la testa .
Scesi veloce dal limone per osservarla meglio.
Era una donna della età di mia mamma ma molto più piccola di statura.
Una mantellina sulla testa e sulle spalle la difendeva dal freddo pungente della notte.
San Giuseppe non c’era.
Le si allontanò in silenzio, quasi un fantasma.
Forse il freddo pungente che avevo preso o la seconda limonata mi fecero sparire il mal di pancia e fui vinto da un sonno ristoratore.
Mi svegliai tardi.
I miei stavano pranzando con quello che era rimasto della sera prima.
La mamma mi aveva fatto un po’ di pastina calda.
Quando la ebbi finita dissi ai miei: “ Mamma, papà, stamattina ho visto la Madonna” e raccontai anche a loro quello che ho appena detto a voi.
Papà chiuse gli occhi e fece segno di si con la testa.
Poi aggiunse: “ E’ un buon segno”
“Ma papà e perché tornare indietro per restituire la grande ciotola?”
E papà aggiunse: “Invece è proprio questo il segno buono! Significa che verrà anche l’anno prossimo. Capito? ”
Gli dissi di si.
Poi poco prima del natale successivo gli dissi “ Papà iu a madonna l’è canusciuta ! L’è vista alla chiesia”
“ Si-disse la mamma- è la Madonna du Carminu”.
“No, no, mamma, ere d’intra i banchi!”
Papà mi guardo con serietà, si mise l’indice sulle labbra e mi disse: “La madonna è più povera di noi ed ha 3 bambini da sfamare! Questo deve essere il nostro segreto!.”
E lo è stato per sempre.
Giuseppe Marchese
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