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Schiuma nel fiume Busento. Trovati i responsabili!

Venerdì, 05 Gennaio 2018 08:43 Pubblicato in Cosenza

Ieri abbiamo scritto del Busento ( BIANCO) e del Catocastro (NERO)

Oggi scriviamo del fatto che i Carabinieri Forestale hanno immediatamente individuato i responsabili dell’inquinamento del Busento, mentre per il Catocastro siamo ancora in attesa di sapere e, poi, di capire

Sarà per un problema di colore?

O forse sarà per un problema di importanza del fiume interessato?

Di fatto sembra che una ditta di Carolei abbia sversato nel fiume circa 300 metri cubi di rifiuti di origine zootecnica.

In sostanza , i Carabinieri forestali del Nucleo investigativo di Polizia ambientale, agroalimentare e forestale e i militari delle stazioni Carabinieri forestale di Cosenza e Aprigliano, si sono portati immediatamente sul posto e hanno individuato in pochi minuti la fonte dell’inquinamento.

Si è pertanto risaliti a un’azienda zootecnica sita nel Comune di Carolei che, per cause ancora in corso di accertamento, aveva scaricato nel fiume circa 300 metri cubi di rifiuti industriali di origine zootecnica che hanno interessato fino alla città di Cosenza circa 9 chilometri di corso del fiume.


La Procura della Repubblica di Cosenza ha diretto sin dall’inizio le indagini che hanno portato all’immediato sequestro di parte dell’azienda zootecnica e di un ingente quantitativo di rifiuti.

Il titolare dell’azienda è stato deferito per i reati di inquinamento ambientale e di gestione illecita di rifiuti. Sono tutt’ora in corso accertamenti per chiarire la dinamica dei fatti, la portata dell’inquinamento e la completa identificazione dei responsabili.

Pietro Bellantoni su il corriere della Calabria annuncia la cacciata di Sergio Tempo dal ruolo di revisore per aver svelato lo scandalo Corap.

Ecco il testo: In Calabria se denunci le anomalie del sistema non vieni promosso, vieni epurato.

È la storia del revisore unico del Consorzio unico per lo sviluppo industriale calabrese, “cacciato” dopo aver rivelato anomalie legate alle consulenze esterne, l’esistenza di bilanci «falsi», l’illegittimità del contratto dei dipendenti e la gestione “allegra” della commissaria Rosaria Guzzo.
L’esperienza di Sergio Tempo al Corap si è chiusa anzitempo, con un decreto di revoca firmato dal governatore in persona, Mario Oliverio. Un provvedimento che non mancherà di far discutere, visti i circostanziati esposti che l’esperto contabile aveva presentato negli ultimi mesi a diverse procure. Un atto che sa di rimozione interessata, anche se mascherata da un cavillo. Questo: Tempo non avrebbe «dimostrato», nelle «forme richieste», di possedere un’adeguata esperienza professionale specifica, come definita dall’avviso pubblico al quale ha partecipato. Gli «approfondimenti istruttori» avrebbero infatti certificato che la sua esperienza «è inferiore ai 5 anni come previsto nel bando».
La cosa strana, tuttavia, è che la Regione si è accorta della presunta mancanza dei requisiti di Tempo dieci mesi dopo la sua nomina (avvenuta a marzo, per sorteggio pubblico) e, particolare non trascurabile, a poche settimane dalle sue denunce alla Procura di Catanzaro e alla Corte dei conti.

La revoca trae origine dal “ricorso” presentato dal secondo classificato nel verbale di sorteggio, Rocco Nicita, che aveva presentato istanza di revisione con tanto di controdeduzioni che dimostrerebbero l’“inadeguatezza” al ruolo di Tempo. Preso atto della relazione del responsabile per la verifica delle controdeduzioni, a Oliverio non è quindi rimasto altro da fare che revocare Tempo e nominare Nicita, con un decreto firmato lo scorso 22 dicembre. Ma chi è Rocco Nicita? Oltre a essere un esperto contabile, il nuovo revisore del Corap originario di Casignana vanta anche parentele di un certo peso politico. È infatti cugino acquisito di Sebi Romeo, attuale capogruppo del Pd in consiglio regionale e fedelissimo del governatore.  

Solo coincidenze, probabilmente. Così come sarà in virtù di sfortunate combinazioni che Tempo oggi si ritrova senza quell’incarico che, forse, aveva svolto con troppo zelo rispetto ai canoni in voga alla Cittadella di Catanzaro.

L’ex revisore probabilmente comincia a essere inviso ai piani alti della Regione già dallo scorso ottobre, quando firma due esposti che svelano presunte illegittimità su affidamenti e proroghe di incarichi professionali e sul contratto collettivo aziendale 2016-2018. Tempo passa al setaccio l’elenco dei consulenti e scopre che in due casi «non risulta una puntuale ricognizione sull’assenza di strutture organizzative o professionalità interne all’ente tali da poter svolgere i medesimi compiti affidati all’esterno». L’adozione dei due decreti, inoltre, «rileva l’illegittimo affidamento e proroga di incarichi professionali, senza l’espletamento di una preventiva procedura comparativa». L’esposto viene inviato alla Corte dei conti, all’Autorità nazionale anticorruzione e alla Procura di Catanzaro.
La seconda denuncia riguarda invece il contratto per i dipendenti non dirigenti. Tempo esprime più di una perplessità sulla bozza di documento e chiede «una dettagliata relazione tecnico-finanziaria e una relazione illustrativa». 

Il commissario Guzzo non solo non risponde ai rilievi, ma anzi approva con decreto il contratto collettivo senza il parere «vincolante» del revisore.

Ma la vera sconfessione dell’operato dei vertici Corap arriva con la relazione del 20 novembre, nella quale Tempo evidenzia l’incapacità del Consorzio di pagare le utenze e i fornitori e la presenza di bilanci non attendibili.

Secondo il revisore, «il mancato reciproco allineamento dei valori in bilancio tra Corap e Regione Calabria rende il bilancio non veritiero, e quindi falso».

La cronologia dei pagamenti dei debiti dell’ente, inoltre, avverrebbe «in maniera del tutto discrezionale e senza la necessaria trasparenza tipica di un ente pubblico economico, partecipato per la quasi totalità delle quote da pubbliche amministrazioni». La situazione di «evidente squilibrio» economico del Corap, a parere dell’ex revisore, sarebbe stata «ulteriormente aggravata» da una «poco prudente azione amministrativa», fatta di «assunzioni/riassunzioni, trasformazione di contratti part-time a tempo pieno, generosi adeguamenti contrattuali, affidamenti di facili incarichi di collaborazione/consulenze». E tutto questo sarebbe avvenuto proprio mentre i dipendenti dell’ex consorzio di Reggio Calabria aspettavano il pagamento di 14 mensilità arretrate.
Il caso più emblematico messo in luce dall’ex revisore è quello relativo al contratto del consulente Michelangelo Bagnato, “assunto” con il compito di scrivere lo statuto e i regolamenti del nuovo ente, nato dalla fusione dei cinque ex Consorzi provinciali. L’incarico, inizialmente di soli tre mesi, è stato prorogato per un tempo imprecisato, per un compenso di 2mila euro al mese. Un prolungamento che ha portato il revisore alla conclusione che «il commissario straordinario non abbia nessun interesse alla redazione della suddetta bozza di statuto».

Stesso discorso per altri «atti fondamentali» tra cui il bilancio e il Piano industriale, fermi al palo da mesi. 
Per Tempo, insomma, le inerzie del commissario Guzzo stavano compromettendo fortemente il funzionamento dell’organo che dovrebbe contribuire in modo decisivo allo sviluppo del sistema industriale regionale. Ma ora va tutto meglio: il governatore ha rimosso il problema. 

Stamattina il Busento era bianco, bianco di schiuma.

Bianco e puzzolente .

“Molti cittadini hanno inviato segnalazioni e foto per capire cosa stia succedendo.

C’è chi la descrive come un bagnoschiuma e chi avverte un odore strano, quasi nauseabondo.

Lo strano liquame, da destare poi l’attenzione dei cittadini è diventato più evidente intorno a mezzogiorno.

Ma il fatto non è rimasto estraneo alle forze dell’ordine.

Sono all’opera i carabinieri della Forestale, la polizia provinciale e l’Arpacal per dare risposte e trovare la causa.

Di certo, sembra quasi impossibile che possa riferirsi alla normale schiuma che può formarsi in superficie soprattutto nel periodo primaverile, in corrispondenza di eventi meteorici: perché non è primavera, e non abbiamo la neve che tende a sciogliersi.

E’ pur vero che ieri il territorio è stato colpito dal mal tempo, ma oggi nel fiume la schiuma, ossia i residui trasportati dall’acqua, sarebbero dovuti essere rigorosamente di colore marrone.

In conclusione si potrebbe trattare di un possibile e probabile inquinamento generato dai tensioattivi, i classici componenti da sapone domestico o industriali e, nell’ultimo caso, considerati molto aggressivi.

Per le cause dobbiamo attendere che le forze dell’ordine preposte in queste ore ai controlli, riescano a capirne la causa, risalire all’origine e soprattutto all’autore. Tanti potrebbero essere i fattori che hanno determinato un simile avvenimento: immissione di liquami, immissione di acque reflue, immissione di detergenti, scarico di depurato e di conseguenza  potrebbe trattarsi di un frantoio in cui hanno proceduto al lavaggio delle vasche, piccole attività industriali, una fogna saltata.

Per il momento la certezza è che nonostante ci sia un problema a monte, le forze dell’ordine sono già all’opera (testo Quicosenza, foto Iacchitè)

Ndr Chissà se anche la Procura di Cosenza renderà non fruibili i risultati dell’Arpacal, come è successo ad Amantea con i dati del Catocastro?

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