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Il figlio spara con un fucile a canne mozze ed uccide il padre

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Rossano. L’ha affrontato senza pietà imbracciando un fucile a canne mozze.

Due colpi – uno al volto ed uno al torace – ed il 26enne Alessandro Manzi ha fatto secco suo padre Mario. Alessandro era anche lui noto agli investigatori per spaccio di droga.

 

Quello di Mario Manzi di 50 anni.è un volto piuttosto noto negli ambienti investigativi di Rossano - poiché ritenuto appartenente alla criminalità organizzata locale e vecchia conoscenza di carabinieri e polizia per i suoi precedenti per spaccio di droga ed estorsione.

Il tragico fatto di cronaca si è registrato a Rossano.

Il parricidio s’è consumato oggi pomeriggio, verso le 17,15, presso le case popolari di Viale Sant’Angelo ove la famiglia Manzi risiede.

L’assassino poco dopo s’è costituito presso la poco distante caserma dei carabinieri, ubicata lungo lo stesso viale.

Il movente dell’omicidio pare sia da ricondurre a dissidi di natura familiare, sui quali i militari dell’Arma diretti dal tenente Carlo Alberto Sganzerla stanno in questi minuti cercando d'esplorare per fare piena luce sull’accaduto.

L'omicidio é avvenuto nel cortile antistante la casa popolare in cui Mario Manzi, separato da alcuni anni dalla moglie, ed il figlio coabitavano, con qualche difficoltà, a quanto pare, nei rapporti familiari.

La lite tra Mario Manzi ed il figlio era cominciata in casa ed é poi proseguita nel cortile, dove il pregiudicato é stato raggiunto dai colpi di fucile e si é accasciato.

In casa, nel momento in cui é scoppiata la lite, c'erano anche l'altra figlia di Manzi, di qualche anno più giovane rispetto al fratello, e la convivente della vittima, un'italiana di poco più di 40 anni.

Le liti tra Manzi ed il figlio, a quanto pare, erano frequenti, provocate dai motivi più svariati.

Mario Manzi era conosciuto come una «testa calda», noto a carabinieri e polizia per le sue attività criminali, per le quali era stato anche in carcere.

Anche il figlio Alessandro frequentava gli ambienti degli spacciatori di droga e per questo pure lui aveva scontato alcuni periodi di detenzione.

Non si sa, al momento, se la causa scatenante della lite tra padre e figlio che ha fatto da preludio all'omicidio siano stati contrasti in relazione alle comuni attività criminali dei due o altri motivi.

Gli investigatori, per il momento, si mantengono cauti e parlano di «futili motivi» senza specificare cosa abbia provocato una violenza tale da culminare in un omicidio.

In questo senso saranno determinanti le dichiarazioni rese dall'omicida dopo che si é costituito ai carabinieri.

Così come potranno servire a chiarire quanto é accaduto le testimonianze della convivente e dell'altra figlia della vittima, presenti nel momento in cui é scoppiata la lite che ha preceduto l'omicidio.

Le indagini sono coordinate dal pm di turno della Procura della Repubblica di Castrovillari.

Redazione TirrenoNews

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