Ci stanno togliendo a poco a poco l’aria che respiriamo, ci vogliono tagliare la pensione, ci vogliono tassare i nostri sudati risparmi, ci vogliono togliere la nostra casa, ci vogliono togliere il crocifisso dalle aule scolastiche,ci vogliono togliere il sacrosanto diritto di fumare in santa pace una sigaretta pur sapendo che il fumo fa male, ci vogliono togliere il piacere di sorbire una coca cola ghiacciata, ci vogliono togliere la speranza di vincere un bel gruzzoletto col gratta e vinci, ci vogliono togliere il nostro diritto al voto, diritto sancito dalla nostra Costituzione che quando fa comodo a loro è la più bella del mondo, Art.48 .- Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età-. Ma evidentemente qualcuno non comprende il significato di “Tutti” o forse lo comprende benissimo e, allora, per poi poter vincere nelle competizioni elettorali che nessuno vota più vorrebbe togliere il diritto di voto agli anziani perché sanno che le persone anziane sono sagge e difficilmente si fanno infinocchiare da un pagliaccio che sa dire soltanto “vaffanculo”. No, non è vero, grida qualcuno. E’ vero invece, tutto vero. E’ l’ultima sparata di Grillo. Il comico, tutti lo sappiamo, è ricchissimo di fantasia. Ed allora si è inventato una bella baggianata. Tutti già ne parlano. Tutti ne discutano A breve la proposta arriverà in Parlamento. Che bella trovata. Parliamone così la gente dimenticherà la manovra finanziaria lacrime e sangue e i nuovi iniqui balzelli inclusi nella finanziaria inclusa la “sugar tax”. I voti degli anziani, secondo Grillo, dovrebbero essere eliminati del tutto, per garantire che il futuro sia modellato da coloro che hanno un reale interesse nel vedere realizzato il proprio disegno sociale. Ed ecco già qualche Deputato, Senatore, Ministro vuole dare ai ragazzi di 16 anni il diritto al voto. Ma se gli anziani non avranno più diritto al voto, non saranno più presenti nelle liste elettorali e così non avremo più anziani Sindaci, Assessori, Deputati, Senatori, Ministri, Presidenti del Consiglio, Presidenti di Camera e Senato, Presidente della Repubblica. Forse è giunto il momento che ci toglieremo dalle palle personaggi squallidi e fallimentari come Peppe Grillo e tutti quei rompiscatole che ogni giorno pontificano nelle reti televisive nazionali. Sono, dunque, d’accordo, menomale, così anche questo pagliaccio si toglierà di torno. Ma perché fermarsi solo al diritto di voto? Togliamo agli anziani il diritto di curarsi così le spese sanitarie diminuiranno a dismisura e le corsie degli ospedali saranno sempre disponibili per accogliere neonati, fanciulli e giovani. Togliamo pure la pensione agli anziani perché hanno meno esigenze dei giovani così i risparmi potrebbero andare a beneficio dei fratelli migranti così tanto bisognosi. Facciamoli morire perché hanno vissuto troppo a lungo e non si vede il perché dovranno continuare a vivere. Le loro risorse potrebbero essere redistribuite tra i giovani e i migranti, specie quelli che ogni giorno incontriamo davanti i negozi che chiedono l’elemosina. Alla venerabilità età di 70 anni tutti all’altro mondo. Fantastico! Che ideona! Solo così gli imbecilli, i cretini, i nullafacenti, i farisei, i sepolcri imbiancati, i rimbambiti, i pagliacci, i bugiardi, i traditori, i voltagabba, i quacquaracqua scompariranno per sempre dagli schermi televisivi e dal Parlamento. Allora non avremo più un Presidente della Repubblica che si piscia addosso. Dopo questa mia riflessione ribadisco che il primo ad andarsene dovrebbe essere Grillo. Va assolutamente fermato. E’ pazzo. Sta facendo solo danni e, purtroppo, c’è tanta gente ancora che lo ascolta e lo segue. Termino con quanto detto dal Santo Padre Papa Francesco:- Le nonne e i nonni sono la nostra forza e la nostra saggezza. Che il Signore ci dia sempre anziani saggi -.
Il centrosinistra unito dica no ad accordo con M5S.
La riunione si terrà domani pomeriggio al Grand Hotel Lamezia alle ore 14,30.
Il Pd invitato da Incarnato: “confidiamo rinsaviscano sostenitori accordo con M5S”
Il contrario di rinsavire è “ammattire, (pop.) dare di (o perdere la) testa, impazzire, (lett.) insanire, uscire di senno”.
Dice incarnato “Abbiamo ancora invitato il Pd perché confidiamo che sia a Roma che in Calabria i sostenitori dell’accordo con il Movimento 5 Stelle possano rinsavire”.
Facile che dichiari che “Per il Pd quello con il Movimento 5 Stelle sarebbe un abbraccio mortale”
Domani incarnato spiegherà perché il PD & M5s va bene per l’’Italia e non va bene per la Calabria.
Che non abbia paura di perdere il posto alla Sorical e le laute prebende?
Domani forse dichiarerà che rinuncia alla Sorical?
Si cerca l'intesa sulle elezioni regionali in Calabria
Incontro a cena, in un ristorante del centro di Roma, tra il segretario Pd Nicola Zingaretti e il capo politico del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio.
Il faccia a faccia, secondo quanto di apprende, ha avuto al centro il voto in Umbria del 27 ottobre e la possibilità di trovare un candidato comune anche per le prossime regionali in Calabria.
Il dialogo, dunque, va avanti, nonostante la posizione dei parlamentari calabresi dei 5 Stelle che hanno più volte ribadito il loro no ad un eventuale accordo con i democratici .
Lo stesso movimento sta vivendo giorni di tensione proprio in vista delle elezioni regionali in Calabria.
Il viceministro dell’Economia, Antonio Misiani, propone di rivedere il taglio del cuneo fiscale per aiutare i lavoratori incapienti, ovvero coloro i quali sono precari e guadagnano meno di 8mila euro l’anno.
L’idea è quella di erogare un bonus da 40 euro mensili sotto forma di assegno per quasi 4 milioni di lavoratori.
Ancora non è neanche stato definito, ma ha già scatenato le polemiche interne alla maggioranza.
Non solo, perché il taglio del cuneo fiscale potrebbe addirittura sparire dalla prossima legge di Bilancio, rimpiazzato – almeno per un primo momento – da una nuova misura: un bonus per i lavoratori precari che guadagnano meno di 8mila euro l’anno e che rientrano, quindi, nella no tax area.
La proposta è stata lanciata dal viceministro all’Economia, Antonio Misiani.
E potrebbe sostituirsi al taglio del cuneo fiscale per cui verranno stanziati, stando alla Nota di aggiornamento al Def, 2,7 miliardi.
Questo bonus riguarderebbe quasi quattro milioni di persone.
Che da gennaio potrebbero ricevere 40 euro al mese sotto forma di assegno.
Secondo un calcolo riportato dal Sole 24 Ore il loro reddito potrebbe aumentare dell’11%.
Per ora si tratta solo di una proposta, che sembra non essere ancora stata discussa dalla maggioranza.
Potrebbe essere applicata al posto del taglio del cuneo fiscale o, come fa intuire Misiani in un passaggio del suo post su Facebook, trovando risorse aggiuntive.
La proposta del viceministro Misiani
La proposta è stata lanciata dal viceministro Misiani con un post su Facebook, dal titolo “cuneo fiscale: iniziare dai lavoratori a basso reddito”.
L’esponente del Pd parte da una considerazione: “Secondo un sondaggio pubblicato ieri la riduzione progressiva del cuneo fiscale a partire dal 2020 è la misura più apprezzata dagli italiani.
Dobbiamo iniziare a farlo il prima possibile, utilizzando tutti gli spazi di bilancio disponibili.
La priorità, a mio parere, è iniziare ad aiutare i dipendenti a basso reddito: 3 milioni e 700 mila lavoratori “incapienti” che sono rimasti esclusi dal bonus 80 euro di Renzi e che solo in alcuni casi beneficiano del reddito di cittadinanza.
Sono i cosiddetti “working poors”: lavoratori poveri spesso precari, part time involontari, collaboratori a basso reddito, dipendenti con salari orari da sfruttamento. In tantissimi casi giovani”.
Per Misiani è un fenomeno molto diffuso in Italia, per cui è necessario aiutare questi lavoratori: “Dobbiamo farlo estendendo erga omnes i salari minimi previsti dai contratti di lavoro maggiormente rappresentativi, mettendo fuori gioco i contratti “pirata” che legittimano paghe orarie da fame.
Ma dobbiamo farlo anche utilizzando lo strumento fiscale, come fanno da tempo paesi avanzati come gli Stati Uniti (con l’Earned Income Tax Credit).
Chi pensa che le risorse ipotizzate dalla Nota di aggiornamento non siano sufficienti, non chieda di rinviare questa misura: ci aiuti a trovare ulteriori fondi.
Saremo felici di discuterne, con lo spirito costruttivo di sempre”.
A quanto apprende l'Adnkronos, è la richiesta che ieri deputati e senatori M5S eletti sul territorio hanno messo nero su bianco in una lettera indirizzata al loro capo politico, Luigi Di Maio, certi di dar voce al malumore che un accordo coi dem, sulla scia di quello stretto in Umbria, genererebbe tra gli attivisti calabresi.
Ieri un gruppo nutrito di parlamentari 5S si è incontrato nella Capitale per lavorare a un documento ad hoc.
L''ambasciatore' chiamato a consegnarlo a Di Maio è Pietro Dettori, al quale ieri stesso sarebbe stata affidata la lettera in questione.
Che, di fatto, chiude ad alleanze con il Pd e con altre forze politiche, ma lascia aperta la porta alle alleanze civiche.
L'ultima parola spetterà comunque al capo politico, ma obiettivo dei parlamentari, viene spiegato, è fare arrivare il loro 'niet' forte e chiaro a Di Maio.
di Ileana Sciarra
CATANZARO – Interpellato dal Quotidiano del Sud, Stefano Graziano, commissario regionale del Pd, ha risposto così alla convention di Oliverio di sabato scorso che lo aveva duramente attaccato: «È stata una inutile prova muscolare.
Ci appassiona la politica e non i muscoli.
Siamo in una fase politica nuova e Oliverio non sarà il candidato del Partito Democratico.
Anzi con queste operazioni si allontana sempre più dal Partito democratico».
Dunque, nessun passo in avanti verso la ricomposizione della lite.
Anzi due passi indietro considerato il tono usato nei confronti dei dem oliveriani che gli hanno consegnato cinquemila firme (ma poi, chi le ha certificate?).
La tenzone procede per inerzia, non si rompe e non si cuce.
La vecchia malattia dei democratici, la pietrificazione degli animi sperando che il tempo lenisca le ferite.
Per decifrare la questione calabrese, per capire dove si andrà a parare, conviene leggere e tradurre le notizie che giungono da fuori regione.
Più precisamente dai territori interessati alle elezioni regionali.
Ce n’è traccia persino nel documento votato per acclamazione dai partecipanti alla convention di Oliverio laddove si legge: «Non va consentito che la Calabria possa diventare merce di scambio nelle contrattazioni politiche in corso a livello nazionale.
È prioritario evitare il rischio di offrire una lettura sbagliata della realtà sociale e politica di una regione dove è in atto uno scontro tra conservazione e rinnovamento, tra assistenzialismo e sviluppo, tra trasparenza e illegalità».
Lo scambio riguarderebbe l’Emilia-Romagna con la Calabria.
E non è finita qui.
Dalla stampa campana si viene a sapere che neanche la ricandidatura di Vincenzo De Luca sarebbe certa, a fronte, peraltro, di sondaggi a lui favorevoli.
Nei giorni scorsi era stato fatto un parallelo tra Oliverio e De Luca, concludendo che quest’ultimo è un personaggio nazionale a differenza del primo.
Infatti, tanto per dire, è stato invitato al Forum Ambrosetti, alla Festa nazionale dell’Unità, viene intervistato da network europei.
Insomma, una bella differenza.
E tuttavia – secondo quanto riferisce il sito orticalab – Nicola Oddati brigherebbe per non farlo ricandidare preferendo «il magistrato Raffaele Cantone, che ha da poco lasciato l’Anticorruzione; e il Rettore della Federico II, Gaetano Manfredi.
Guarda caso, entrambi vicini al Pd e graditi ai 5Stelle».
Una purga? Chi invece mostra una certa confusione è l’onorevole Maria Elena Boschi, nuovo capo gruppo del partito di Renzi alla Camera, che – sul sito Lettera 43 – sostiene che «”Italia Viva” non corre né in Umbria né in Emilia-Romagna […] ma è possibilista sugli appuntamenti in Toscana, Calabria, Campania e Puglia».
Sulla linea della Boschi, ovvero quella di articolare le varie situazioni in base alle dinamiche politiche che emergono, è il senatore Ernesto Magorno, la punta più avanzata del renzismo calabrese.
Bruno Gemelli Il quotidiano
Ecco la nota di Enzo Giacco:
Il Partito Democratico è un grande Partito.
Lo hanno dimostrato gli oltre mille militanti, iscritti, dirigenti e amministratori che hanno partecipato all’assemblea di Catanzaro.
Chi si è recato al teatro comunale lo ha fatto per amore del Partito, della democrazia e della Calabria.
Lo ha fatto per il desiderio di partecipare, di esserci, di contare.
Lo ha fatto per chiedere il rispetto delle regole che il PD si è dato.
Lo ha fatto anche, e forse soprattutto, per dire alla Segreteria nazionale che una fase importante, quella che porta alle elezioni regionali, è ormai iniziata ed il PD in Calabria ha bisogno di unità e non di divisioni.
Proprio per questo non può prescindere dalla base, dagli iscritti, dagli amministratori.
Deve abbandonare i diktat ed avviare un grande confronto democratico investendo nei percorsi condivisi.
“Il Calabrese vuole parlato”, vuole assumersi la responsabilità di scegliere e non subire la vergogna della subalternità.
Il Partito Democratico Calabrese può essere un grande Partito se i militanti vengono rispettati e non strattonati.
E le elezioni regionali si vincono se si sceglie insieme e se si fa del Partito una casa trasparente dove non ci sono porte chiuse per prendere le decisioni e dove i giochi di corrente valgono meno della dedizione di un militante.
L’assemblea di Catanzaro ha voluto anche ribadire che Mario Oliverio è, innanzitutto, una persona perbene.
È un grande uomo di Partito e un amministratore attento e scrupoloso.
Lo dice la sua storia.
E per questo merita rispetto.
Zingaretti, che è persona di grande equilibrio e responsabilità, non può rimanere indifferente rispetto alle richieste di unità, di condivisione e di democrazia uscite dal teatro comunale di Catanzaro.
Non è una corrente a chiederlo, ma il popolo del Pd.
Enzo Giacco Responsabile Organizzazione Federazione provinciale PD Cosenza
Chi va, chi arriva e chi torna, e la geografia politica cambia, nel Pd, la cui identità, in questi giorni, si mostra dinamica, considerando gli addii, e gli acquisti.
L'ex presidente della Camera era stata candidata alle elezioni del 2013 come indipendente nelle liste di Sinistra Ecologia e Libertà, formazione poi dissoltasi e confluita in Sinistra Italiana.
Nel dicembre 2018, quando l'esperienza di Liberi e Uguali sembrava giunta al termine, Boldrini aveva poi lanciato un proprio movimento, Futura.
Ma la sinistra non aveva bisogno dell'ennesimo cespuglio, deve essere stata la riflessione dell'ex funzionaria delle Nazioni Unite, la cui scelta è stata accolta in maniera decisamente positiva dalla sua nuova famiglia politica.
Laura Boldrini nel lasciare LeU ed entrare nel Pd ha dichiarato:“Non è più tempo di partitini”
Anche perché- riteniamo noi- nei partitini si rischia di non essere più eletti.
“Era da tempo che " aveva maturato questo passo”
"Già alle Europee avevo votato Pd. Poi con la crisi di governo siamo arrivati a oggi.
Ho atteso che fossero scelti ministri e sottosegretari perché non volevo assolutamente che il mio passaggio potesse far pensare a qualcuno che miravo a qualche incarico".
E poi per il neo governo Conti bis è stato scelto Roberto Speranza quale ministro della Salute e lei è rimasta fuori.
E comunque ha detto la Boldrini “ Vado con il Pd perché vuole aprire un dialogo con tutti quei mondi che, ieri e oggi, non si sentono più rappresentati e recuperare la fiducia dei giovani che non vanno piu' a votare".
Infine ha spiegato che “ con la destra peggiore di sempre non è più tempo di piccoli partiti e di fare troppi distinguo".
“A forza di farlo rischiamo solo di estinguerci, mentre la destra va sfidata e contrastata con l'azione di un grande soggetto politico capace di incidere sulla società e che si batta contro ogni forma di disuguaglianza sociale, territoriale e di genere".
Nella foto la sala del Cdm
Il Sen. Matteo Renzi, dopo appena pochi giorni aver dato vita al nuovo Governo Conte e al disarcionamento di Matteo Salvini, ha lasciato il Partito Democratico che lui non ha mai amato malgrado abbia ricoperto la carica di Segretario Nazionale.
Lo seguiranno alcuni Deputati e Senatori.
La base del Pd, però, anche se cresce il malumore e il malcontento per l’abbraccio col Movimento 5 Stelle, non lo seguirà. La diaspora li ha lasciati alquanto freddi.
I duri e puri, quelli provenienti dal Partito Comunista Italiano,non hanno capito perché lo ha fatto, cosa vuole ottenere e dove vuole arrivare.
Molti Deputati e Senatori, suoi carissimi amici e compagni di tantissime battaglie, lo hanno già scaricato.
Ma anche i tantissimi Sindaci che gli devono tutto e fatti eleggere quando lui era in auge ed occupava la carica di Segretario e di Presidente del Consiglio.
Il Sindaco di Firenze Nardella ha fatto sapere che non si sbatte la porta di casa.
Roberta Pinotti, ex Ministro della Difesa,:- Da Renzi scelta sbagliata, incomprensibile politicamente-.
Anna Ascani:- Non me la sento di lasciare il Pd-.
Lorenzo Guerini:- Così Matteo rafforza i sovranisti-.
Luca Lotti, il fedelissimo di Matteo, :- Non lo condivido, ma non sarò mai suo nemico -.
Insomma le assenze pesanti ci sono.
Ma a fare molto rumore sono gli amministratori locali, i Sindaci, gli assessori, i consiglieri comunali e provinciali dei vari comuni italiani che sono stati eletti grazie a lui.
Ma lui esulta lo stesso, è raggiante:- Siamo in 40 in Parlamento -.
E chiama il suo movimento centrista “Italia viva”, in grado di occupare uno spazio politico al momento, secondo lui,vacante.
Ha svelato a Porta a Porta di Bruni Vespa che non ha nessuna intenzione di far cadere Conte bis.
Questa operazione che lui l’ha chiamata macchiavellica l’ha fatta apposta per dare lunga vita all’esecutivo.
Non farà cadere il Governo Conte di cui lui è stato l’artefice principale almeno fino al 2022 quando si dovrà eleggere il nuovo Presidente della Repubblica.
E poi chi glielo fa fare.
Il Governo giallorosso cadrà da solo e sarà impallinato in Senato dai franchi tiratori.
E poi, se si andasse a votare nei prossimi mesi il suo movimento prenderebbe pochissimi voti.
Renzi ha urgente bisogno di tempo e di spazio.
Ma perché Renzi proprio adesso si è staccato dal Pd?
Perché dal Pd non era amato, nel Pd non contava più niente. Era emarginato.
E allora per tornare sotto i riflettori ed essere al centro della vita politica italiana ( i voti dei suoi Senatori sono determinanti e necessari per la sopravvivenza del Governo Conte e dell’alleanza del Pd col movimento 5 Stelle).
Francesco De Gregori che vietò a Bettino Craxi l’utilizzo della sua canzone “Viva l’Italia” in occasione dei suoi comizi elettorali, vieterà anche questa volta l’utilizzo della sua canzone al furbacchione toscano, il quale ha raggirato l’ostacolo facendola diventare “Italia viva”?.
In matematica cambiando l’ordine dei fattori il prodotto non cambia.
Ma il salto della quaglia era pronto da tempo.
Prima però ha voluto far cadere il Governo gialloverde e ha voluto ardentemente l’allontanamento di Matteo Salvini.
Ma cosa vuole davvero Matteo Renzi?
Comandare, comandare, essere al centro della scena politica. Ma l’obiettivo principale è ritornare a Palazzo Chigi.
L’ha capito anche Enrico Letta, ex Presidente del Consiglio defenestrato proprio da Matteo Renzi, il quale ha messo in guardia il Premier Conte e lo ha invitato a non fidarsi del politico toscano, perché è un personaggio diabolico.
Uno ne fa e cento ne pensa.
Letta ha parlato per esperienza personale, infatti dopo il twitty :- Enrico stai sereno-, Renzi ha preso il suo posto.
Sembra che Letta non abbia dimenticato la cerimonia della consegna della campanella.
Ed ancora meno quell’infinito «Enrico stai sereno», che all'epoca twittava il segretario del Nazareno mentre invece arrivava il maltempo
Ora che Renzi pensa di staccare la spina ad un governo che lo vede quasi senza rappresentanza ecco che interviene Enrico Letta.
Quel Letta al quale la ferita deve sanguinare ancora parecchio
Letta, infatti, dichiara che “C’è bisogno di unità ed umiltà e sarà difficile spiegare la scissione agli italiani.”
Poi continua “Fare la scissione non ha senso logico e siccome Renzi è intelligente lo sa benissimo “.
Infine Letta aggiunge la scissione “una cosa non credibile.
Non c’è alcuno spazio per una scissione a freddo, e parlare di separazione consensuale non ha senso.
Non so perché la evocano di continuo, ma in questo momento non è credibile.
Salvini dov’è saltato? Sull’arroganza.
Gli italiani lo hanno visto come uno che non aveva chiaro il fatto che se punti a palazzo Chigi è per servire il Paese, non per servirti del Paese.
Qui c’è bisogno da parte di tutti di unità e umiltà”.