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Erano le 06.15 di stamattina 11 ottobre quando un furgone della pescheria di Antonio Africano, in viaggio verso sud, sulla SS18, nei pressi di Coreca, si è ribaltato.

Aveva piovuto e la strada era scivolosa, ma sembra che la ragione del ribaltamento sia un’altra, ben diversa.

 

Il conducente amanteano Mario Africano è un provetto autista con un bagaglio di migliaia di km alle spalle.

Difficile, quindi, una manovra azzardata od impropria.

Ci riferiscono, invece, che sulla strada ci fosse già a quell’ora del mattino il solito via vai di profughi che in bicicletta senza luci e scarsamente avvertibili, tanto più di mattino presto e con condizioni di tempo non ottimali viaggiano verso i luoghi di lavoro.

Ed il conducente proprio per evitare uno dei migranti sarebbe stato costretto ad una manovra che gli ha fatto perdere l’ equilibrio e la stabilità dell’automezzo.

Il risultato è un gard rail distrutto ed un palo della luce abbattuto.

Logico, pertanto, il ribaltamento del furgone.

Sul posto la Polizia Stradale per i rilievi del caso

Chiesto anche l’intervento del 118

Ci riferiscono che il giovane autista al quale formuliamo gli auguri d pronta guarigione si sia rotto ben 6 costole

Ovvi i danni all’automezzo.

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La nave scuola della Marina militare italiana Amerigo Vespucci è passata ieri davanti ad Amantea.

Non molto distante dalla costa e ben visibile.

 

Prosegue il suo viaggio in direzione del porto di Chioggia, dove approderà il prossimo 12 ottobre.

Ha sostato a Civitavecchia dal 30 settembre al 4 ottobre.

Poi si è portata a Castellammare di Stabia , dove fu varata il 22 febbraio 1931, e dove è rimasta fino a giorno 6 ottobre, presso Stabia Main Port, al centro della città..

La Amerigo Vespucci è la più antica nave della Marina attualmente in servizio

L’imbarcazione è utilizzata per l’addestramento degli allievi ufficiali dei ruoli normali dell’Accademia navale.

L’Amerigo Vespucci fu progettata insieme alla gemella Cristoforo Colombo nel 1930 dall'ingegnere Francesco Rotundi, tenente colonnello del Genio navale e direttore dei Regi cantieri navali di Castellammare di Stabia, riprendendo i progetti del veliero Monarca, l'ammiraglia della Real Marina del Regno delle Due Sicilie.

Partì Castellammare di Stabia completamente allestita il 2 luglio 1931 alla volta di Genova dove, il 15 ottobre 1931, ricevette la bandiera di combattimento nelle mani del suo primo comandante, Augusto Radicati di Marmorito.

Il suo compito fu quello di affiancare la Cristoforo Colombo nell'attività di addestramento, e venne inquadrata nella Divisione Navi Scuola insieme alla Colombo e ad un'altra nave minore, facendo varie crociere addestrative nel Mediterraneo e nell'Atlantico; al termine della seconda guerra mondiale, per l'effetto degli accordi internazionali, la Cristoforo Colombo dovette essere ceduta insieme ad altre unità all'Urss, quale risarcimento dei danni di guerra.

 

 

Il motto della nave, ufficializzato nel 1978, è «Non chi comincia ma quel che persevera» ed esprime la sua vocazione alla formazione ed addestramento dei futuri ufficiali della Marina Militare.

I precedenti motti sono stati: «Per la Patria e per il Re»; sostituito nel 1946 con «Saldi nella furia dei venti e degli eventi».

Con una stazza netta di 1.202,57 tonnellate; uno scafo in acciaio a tre ponti definiti di coperta, batteria e corridoio con castello e cassero rispettivamente a prua e poppa; una superficie velica: 2.635 metri quadri su 24 vele; con i suoi 3 alberi e bompresso (albero di maestra: 54 metri, trinchetto: 50 metri, e mezzana: 43 metri); la copertura del ponte, castello, cassero e rifiniture in legno teak; quattro motori diesel e un motore elettrico.

Il suo equipaggio è composto da 14 ufficiali, 72 sottufficiali e 190 sottocapi e comuni.

Nei mesi estivi imbarca anche gli allievi del primo anno dell'Accademia Navale di Livorno, circa 140 allievi, per un totale di circa 470 persone.

Tirrenonews Amantea 8 ottobre 2017

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Delle 14 società ambientali volute dai commissari per la emergenza ambientale in Calabria , se non erriamo, ne è rimasta una sola.

La Multiservizi di Lamezia Terme.

Cioè l’unica che è pubblica.

Tutte le altre, pubblico-private- sono miseramente finite.

Molte fallite, le altre chiuse per infiltrazioni mafiose.

Anche la nostra, l'Appennino Paolano che aveva sde nel PIP di Campora San Giovanni.

L’ultima vicenda, quella di Gioia Tauro, dove l’inceneritore sarebbe stata cosa dei Piromalli.

Di cui si legge sui quotidiani che “Veolia e Termomeccanica avrebbero pagato regolarmente il “pizzo” al clan della Piana per poter lavorare nella zona.

La “tassa ambientale” finiva nascosta tra i costi d’impresa delle due holding. Il costo per operare “tranquilli” si aggirava sui 30 euro a viaggio di camion”.

Il Fatto quotidiano parla di 80 euro a camion!

Questo è quanto emerge dall’inchiesta Metauros.

E tutti i clan ricevevano una quota delle estorsioni che le società che si sono avvicendate nella gestione dell’impianto sono state costrette a pagare.

Un sistema iper collaudato che si avvaleva anche di persone interne agli uffici del Commissario di Governo per la emergenza ambientale.

Alle infiltrazioni della ‘ndrangheta e della corruzione esiste una unica risposta possibile quale è quella della gestione pubblica dei servizi ambientali, atteso che i comuni non riescono a pagare tangenti.

E si intenda parliamo di gestione diretta senza alcuna cessione nemmeno parziale dei servizi.

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