Quella delle Poste di Campora San Giovanni è una situazione inverosimile ed inaccettabile.
Sono chiuse da oltre un mese e da oltre un mese tutta la popolazione di una realtà economica e sociale come la importante frazione amanteana che vanta quasi 5000 abitanti è senza un servizio primario come le poste.
A nulla sembra sano serviti i solleciti della comunità camporese e quelli della Amministrazione comunale.
Nella ultima nota del comune si evidenzia quanto scritto dall’ente Poste “ Lo stabile in questione risulta transennato anche grazie all’intervento della Polizia Municipale e che in assenza di interventi da parte della proprietà dello stabile, no risulta possibile riaprire la stessa sede e pertanto per motivi di sicurezza avete provveduto ala chiusura del suddetto ufficio postale”
Non solo, ma nella medesima nota si legge che “l’edificio posto in Corso Italia n 107, presente un cedimento del tetto con possibile caduta di calcinacci che rendono pericoloso l’acceso sia da parte dei clienti che da parte delle unità operative che vi lavorano”.
Sono quasi 18 giorni che il comune ha chiesto all’ente poste di interagire con la proprietà per trovare una urgente risposta o di trovare una nuova ubicazione.
Tutto inutile.
E così il buon Luca Ferraro , assessore della frazione, stamani ha affermato che se le Poste non si daranno da fare con immediatezza non resta che incatenarsi e chiamare stampa e TV.
E non è escluso che lo faccia davvero!
Arrivano con un furgone , sfondano i vetri, rubano circa 30 mila euro di telefonini e scappano via.
Solo telefonini.
Un furto programmato.
A subirlo la ditta Turco di Campora San Giovanni.
Sulla Statale 18.
Il furgone era stato rubato due giorni prima poco a sud di Campora San Giovanni
Il furto di cellulari è un reato sempre più diffuso.
In Italia si rubano o si smarriscono circa centomila cellulari ogni anno.
A chi sono destinati questi cellulari ?
Certamente non a persone per bene.
Forse andranno all’estero per tentare di evitare che vengano rintracciati
Non tutti sanno che ogni telefonino ha un codice detto IMEI (International Mobile Equipment Identity), che identifica il cellulare stesso
E’ un codice univoco che il costruttore attribuisce a tutti i suoi prodotti.
Questo codice è riportato su tutte le confezioni dei telefoni che acquistiamo, o reperibile premendo *#06# sul tastierino numerico di qualsiasi cellulare.
Nel momento in cui viene fatta denuncia di furto, le forze dell'ordine diramano l'IMEI dell'apparecchio sottratto illegalmente agli operatori.
Bene, la forza di questo sistema sta nel fatto che questo IMEI non cambia, anche se al nostro cellulare rubato viene sostituita la SIM Card. Quando il malfattore si collega alla rete, invia la richiesta di accesso riportante sia il codice SIM che quello IMEI
L'operatore cui il delinquente si collega è in grado di inviare quel messaggio di cui parlavamo prima, ed il telefono diventa inutilizzabile fino a revoca del divieto di utilizzo da parte del gestore della rete, fino a quando, cioè, il telefono non viene restituito.
Si potrà anche rintracciare il terminale tramite triangolazione di ponti radio, come se si utilizzasse un sistema GPS, al fine di indicare alle forze dell'ordine la posizione del telefonino rubato e conseguentemente quella del ladro.
Leggiamo con viva sorpresa un articolo sul prestigioso Iacchitè. Eccolo:
“A Fuscaldo, il 19 giugno scorso, c’era grande fermento.
Un gruppo di 20 unità di auto con a bordo agenti in borghese, probabilmente della DDA di Catanzaro, aveva effettuato un controllo accurato su tutti i cosiddetti “pennelli di pietra”
da sud a nord della spiaggia di Fuscaldo, messi in posa nell’estate del 2017.
I “pennelli”, che servono a mettere un argine al triste fenomeno dell’erosione costiera, partono da sud in contrada Maddalena e arrivano fino a località Lago a nord di Fuscaldo.
Gli agenti hanno prelevato frammenti di pietre e altra campionatura di materiale vicino alle barriere di pietra, ma hanno fatto anche prelievi di acqua nelle vicinanze degli stessi.
Inoltre hanno fotografato ed effettuato video per verificare la gravità dei reati commessi contro l’ambiente.
L’ipotesi di reato è inquinamento ambientale dovuto alla messa in posa delle pietre dei “pennelli”, posti a difesa della costa o per il contrasto erosione costiera.
Le pietre – a quanto risulterebbe dalle prime analisi – potrebbero avere un livello di radioattività.
La ditta che ha effettuato i lavori di messa in opera è la stessa che ha prelevato le pietre dalla cava posta a monte del fiume Oliva a Campora San Giovanni, luogo da sempre oggetto di indagini, in quanto luogo di deposito sotterraneo del carico di materiale radioattivo e di scarti industriali della Jolly Rosso, la nave dei veleni che si arenò sulla spiaggia di Amantea nel lontano 1991.
Da Iacchite - 10 novembre 2018”
NdR: ?????????????