Secondo una recente indagine in Italia gli avvocati in esercizio sono 291.000. Ancora di più se si contano anche i laureati non ancora in attività! Praticamente un avvocato ogni 204 persone.
Un numero abnorme . Anche se confrontato con i 168 mila della Germania, i 76 mila della Francia ed i 22 mila della Gran Bretagna
E’ vero pure che in Italia abbiamo il maggior numero di cause annue che in tutta Europa.
Ed ancora è vero che in Italia una causa civile nel solo primo grado dura oltre 507 giorni contro i 262 della Francia
Ma la distribuzione degli avvocati è ben diversa da regione a regione così come da provincia a provincia.
Il maggior numero di legali lo abbiamo noi calabresi, circa 1 ogni 123 abitanti contro i 204 in Italia.
In Umbria se ne contano 1 ogni 856 residenti, in Trentino Alto Adige 1 ogni 698, in Valle D'Aosta 1 ogni 600 abitanti.
A livello provinciale invece a primeggiare è Salerno (1/101) con una densità più che doppia rispetto alla media nazionale. Segue Catanzaro con 1 legale ogni 105 residenti. Terza è Benevento (1/114 abitanti) ed a seguire Roma (1/117) e Napoli (1/118).
Parliamo e dei prìncipi del foro e di quegli avvocati che non riescono a pagare nemmeno la bolletta del telefono dell’ufficio.
Qualcuno ritiene che questo eccesso di legali dipenda non già dal fatto che l’Italia sarebbe la patria del diritto, quanto la patria delle illegittimità ( cominciando da quelle tributarie per finire con quelle amministrativo- burocratiche) dalle quali la gente può difendersi soltanto con il ricorso ai legali.
E questo per non dimenticare le controversie relative agli incidenti stradali, alle liti condominiali ed alle vertenze di lavoro.
Perviene e pubblichiamo il seguente comunicato stampa
“Oltre alla crisi che il paese attraversa è ormai evidente che il federalismo, voluto da Tremonti e dalla Lega Nord (anche con il voto di deputati e sanatori meridionali, calabresi inclusi) comincia a produrre risultati, che per quanto riguarda la Calabria sono dei pessimi risultati. La Giunta Regionale con apposita deliberazione ha stabilito il taglio del 50% sulle somme destinate ai trasporti. Nei giorni scorsi abbiamo assistito allo sciopero indetto dai lavoratori del settore che difendono il proprio posto di lavoro. Ma ci siamo chiesti cosa comporterebbe per i cittadini Calabresi questo provvedimento ? Il taglio delle corse del 50%, il personale ridotto del 50% ecc. ecc., in una regione dove muoversi con i mezzi pubblici è già complicato e difficilissimo, dove la disoccupazione ha raggiunto percentuali che ci collocano di gran lunga al primo posto indiscusso, significa peggiorare di molto la possibilità di muoversi con i mezzi pubblici (alcuni paesi rimarrebbero senza la possibilità di essere serviti da mezzi pubblici) nonché di aumentare la percentuale di disoccupati (continuando a consolidare il primo posto). E' vero che bisogna eliminare gli sprechi ed in questo settore forse qualcosa andrebbe rivista, per esempio crediamo che una regia unica regionale che organizzasse il servizio potrebbe eliminare l'accavallamento delle corse sulla stessa tratta, fatte da ditte diverse nella stessa fascia oraria. Pertanto riteniamo il trasporto pubblico fondamentale per lo sviluppo e la rinascita del sud ed in particolare per la Calabria, ed invitiamo la Giunta Regionale a rivedere il provvedimento adottato, tenendo conto che è possibile abbattere i costi attraverso una più giusta razionalizzazione del servizio, d'altronde sarebbe ridicolo promuovere la Calabria attraverso spot pubblicitari per poi limitare, ai turisti che scelgono la Calabria, la possibilità di muoversi autonomamente con mezzi pubblici, o no? Partito del Sud Calabria
Il senatore Francesco Molinari (ed altri 14 parlamentari cofirmatari) ha portato all’attenzione del ministro delle Politiche agricole e del ministro per gli Affari regionali le criticità del sistema dei consorzi calabresi.
Dice la interrogazione: «Da qualche anno questi enti, le cui funzioni sono spesso sconosciute a buona parte dei cittadini-contribuenti che ricevono avvisi e cartelle di pagamento, impongono tasse in base a un sistema singolare, diverso dal resto d’Italia. I Consorzi dovrebbero elaborare il piano di classifica, da approvare in sede regionale, (cioè) lo strumento che individua e quantifica il beneficio che gli immobili consorziati traggono dall’attività di bonifica. L’aggiornamento annuale di tale piano garantisce un corretto calcolo dei tributi di bonifica, ma in Calabria tutto ciò non avviene, in quanto qui i consorzi sono sprovvisti dei piani di classifica ed impongono i propri tributi in base alla lettera a), articolo 23, della legge regionale numero 11 del 2003, per permettere agli stessi di funzionare, di rimanere in vita, anche se non recano un beneficio alla maggior parte dei terreni che ricadono nei comprensori di bonifica, qualunque sia la loro tipologia, se collinari, pianeggianti, utilizzati o meno. L’attuale sistema impositivo, non basato sul criterio del beneficio ma sulle spese di funzionamento, ha dato luogo a un’elevata conflittualità con i consorziati-contribuenti, attraverso la presentazione di un alto numero di ricorsi davanti alle Commissioni tributarie, e alla costituzione di un Comitato di cittadini che, in data 6 febbraio 2013, ha depositato presso il consiglio regionale una proposta di iniziativa popolare di modifica dell' articolo 23, 1° comma della legge regionale 11 del 200 sostenuta da circa 8 mila firme. I cittadini chiedono che il pagamento dei tributi avvenga solo se i propri terreni ricevono un reale beneficio da opere e attività di bonifica, come avviene nel resto d'Italia e come confermato da un consolidato orientamento della Cassazione. Il consiglio regionale non ha ancora preso in considerazione la proposta di iniziativa popolare di modifica legislativa. Il sistema impositivo non è l’unico problema dei Consorzi calabresi. Bisogna fare chiarezza sui bilanci dei singoli Consorzi, sui forti squilibri economico-finanziari, sull’esposizione finanziaria nei confronti di enti previdenziali oltre a contenziosi di varia natura, sugli stipendi dei livelli dirigenziali che non sempre sono proporzionati ai risultati di gestione. Un esempio per tutti: la Commissione speciale di Vigilanza del consiglio regionale della Calabria ha recentemente esaminato il caso dell’ex Consorzio di bonifica Sibari-Crati, posto in liquidazione con l’accertamento iniziale di un debito di 36 milioni di euro, per scoprirsi successivamente che il debito dello stesso Consorzio risultava essere di oltre 150 milioni di euro: chi pagherà questo debito? Tutti i cittadini? I consorziati dei nuovi consorzi nati dalle ceneri del vecchio Sibari-Crati? Un altro punto dolente è la carenza di trasparenza: non è semplice reperire informazioni sui Consorzi, sui loro compiti, sullo statuto, sull'impiego delle risorse, sui bilanci, sui nomi delle persone che compongono gli organi di gestione, sui criteri di calcolo dei contributi, sulle assunzioni, in quanto molti Consorzi calabresi, pur avendo siti internet, non usano tale semplice strumento per rendere maggiormente trasparente la propria azione amministrativa. Gli attivisti del M5s che si stanno occupando di tale problematica e i cittadini calabresi, si aspettano una risposta celere dai ministri interrogati, ai quali è stato chiesto quali iniziative urgenti di propria competenza intendano assumere in proposito, anche con riferimento alla opportunità di disporre in merito un'inchiesta ministeriale».
NdR. Sorprende che il M5S non abbia posto alla dovuta attenzione il fatto che le responsabilità storiche di questi fallimenti gestionali perdurano da tempo ed appaiono figlie di tutti i partiti che si sono succeduti al governo della regione, regione che continua a nominare i commissari per la gestione dei Consorzi ed a tollerare i comportamenti denunciati quali illegittimi dalla stessa interrogazione..