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mario occhiutoMario Occhiuto sarà giudicato per diffamazione aggravata.
La vicenda ha preso le mosse all’epoca delle consultazioni provinciali.
E tutto è nato da un post pubblicato su facebook.

 

L'attuale sindaco nonché presidente della provincia di Cosenza Mario Occhiuto scriveva.

«Gentile adotta i suoi soliti metodi».

Poi specificava «i consiglieri non possono essere trattati come pedine da spostare da una parte all'altra mortificando la propria dignità di persone e di amministratori.

 

Bisogna opporsi ai sistemi di pressione mafiosa ... se si vuole il bene della Calabria si deve avere il coraggio politico di rifiutare per le elezioni regionali i voti della mafia e di Gentile".

Il messaggio, ovviamente, non piacque per nulla a Pino Gentile che querelò l'allora aspirante sindaco

Il processo inizierà il prossimo 13 maggio

Si tratta di diffamazione aggravata per essere stata arrecata con mezzo di pubblicità

Secondo il legale di Pino Gentile avvocato Guido Siciliano il suo assistito è pronto a costituirsi parte civile.

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Sono entrati abusivamente in una casa per vacanze e la hanno trasformata in un opificio per la produzione di marijuana.

 

Il proprietario era lontano e non se ne poteva accorgere.

L’appartamento faceva parte di un residence di Punta Safò, a Briatico.

 

Non solo ma per evitare che avesse sospetti i produttori si erano collegati abusivamente alla rete elettrica.

 

I servizi sanitari erano stati divelti ed il bagno era diventato un laghetto che permetteva di far crescere le piante senza doverle annaffiare.

 

Gli agenti della Squadra mobile di Vibo Valentia hanno trovato una vera e propria piantagione con 287 fusti di cannabis alti fino a circa un metro e novanta.

Le piantine di cannabis sono state distrutte sul posto.

 

Se fossero state avviate sul mercato avrebbero permesso un rilevante incasso.

Sono in corso indagini per individuare le persone responsabili della coltivazione di sostanza stupefacente.

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Iacchitè continua ad essere il punto di riferimento per chi cerca una giustizia che la Giustizia stenta a garantire.

 

Ecco cosa scrive:

Ci arriva una grave segnalazione dal Vibonese.

“Sono un amministratore di un comune vibonese, da anni partecipo al bando del servizio civile ed è da anni che mi ritrovo a leggere sempre le stesse graduatorie, sempre gli stessi che entrano…

Il servizio civile è stato gestito e valutato da Fondazione Calabria Etica per anni ma da quest’anno sembra sia opportunamente passato in maniera diretta alla Regione ma la realtà è completamente diversa.

Gli ex coordinatori e lavoratori di Calabria Etica redigono progetti, con  tanto di compenso, in alcuni Comuni e come per magia vengono approvati dalla Regione, che dovrebbe vedere come il fumo negli occhi questa gente, visto quanto è accaduto.

E invece i responsabili che controllavano Calabria Etica sono rimasti all’ufficio servizio civile senza che nessuno (e quindi anche la procura) se ne sia accorto.

La questione è molto grave perché questo atteggiamento significa che la storia non cambia.
E che la procura di Catanzaro non è attenta come dovrebbe.

Mi chiedo e vi chiedo: Calabria Etica è ancora viva e gestisce dietro le quinte il servizio civile?

Di conseguenza, chi vuole dare un’opportunità a giovani ragazzi per entrare nel
servizio civile deve sborsare 1700 euro per un progetto di 20 paginette…

Se fosse vero che la Regione controlla le attività del servizio civile perché non nota la graduatoria copia di ogni anno per il servizio civile?

Quien sabe.

Lettera firmata”

Permetteteci di non fare commenti sulla vicenda ma di attendersi una qualche risposta da parte della regione e del governatore.

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