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La torbida vicenda del CORAP. Parla Carlo Guccione

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Inoltriamo la relazione del consigliere regionale Carlo Guccione sulla vicenda CORAP.

Della questione se ne discuterà domani, prima del Consiglio regionale, nel corso della II Commissione - Bilancio, programmazione economica e attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero convocata alle ore 13.00, in seduta congiunta con la I Commissione - Affari istituzionali, affari generali e normativa elettorale.

 

Ordine del giorno:

1) Audizioni su: Proposta di Legge n.460/10^ di iniziativa dei Consiglieri M. MIRABELLO, O. GRECO, G. GIUDICEANDREA recante: " Modifiche alla legge regionale 16 maggio 2013, n. 24 " Relatore: F. SERGIO

Sono invitati:

- i consiglieri proponenti O.Greco e G. Giudiceandrea;

- il VicePresidente della Giunta regionale Prof. Francesco Russo;

- l'Assessore al Bilancio e alle Politiche del personale dott.ssa Mariateresa Fragomeni;

- l'Assessore al Lavoro e welfare dott.ssa Savina Angela Antonietta Robbe;

- il Dirigente Generale del Dipartimento Sviluppo Economico, Attività Produttive;

- il Commissario del CORAP Dott. Ferdinando Caldiero;

- il Revisore dei conti del CORAP Dott. Sergio Tempo;

- le Organizzazioni Sindacali CISL, CGIL UIL e UGL.

Buon lavoro

RELAZIONE CONSIGLIERE CARLO GUCCIONE

Quella del CORAP si presenta come una vicenda dai contorni poco chiari, per certi versi torbidi, sulla quale è urgente fare chiarezza. È certo, in tutti i modi, che l’esito di tale vicenda non può essere deciso né frettolosamente né sulla base di poche e sommarie informazioni perché si tratta di determinarsi sul destino di oltre cento famiglie e sulla politica industriale della nostra regione. Questo non può lasciarci indifferenti.

Ciò che ci compete è fare una operazione verità, perché è solo da questa che può scaturire una decisione ben ponderata, giusta, libera dai legittimi sospetti che hanno attraversato l’aula del Consiglio regionale. Sospetti che vertevano tutti in una medesima direzione: ovvero, che la norma presentata in aula, fuori sacco, altro non celasse che la volontà e l’interesse di mettere una pietra sopra alle malefatte della gestione targata Oliverio. Commissari che sono riusciti nel difficile intento di fare peggio di quanto non avesse già saputo fare quello nominato da Scopelliti nel lontano agosto del 2013.

Diciamo innanzitutto che noi siamo chiamati ad occuparci di fatti politici e non intendiamo addentrarci in discussioni di chiaro stampo giuridico. Ovvero, se i Consorzi Industriali possano o non possano essere assoggettati a procedure concorsuali è un fatto che ci interessa marginalmente, essendo noi chiamati a svolgere ben altro compito.

Infatti, non siamo contrari per principio all’approvazione della norma proposta dall’attuale commissario -il dottor Caldiero- circa la procedura coattiva (LCA) verso cui avviare il CORAP. Non siamo contrari a condizione che si parta, come ho detto, da un’operazione verità, che si salvaguardino i livelli occupazionali attuali, che si immagini un futuro operoso per il CORAP, evitando di accrescere il castello di menzogne costruito per nascondere favoritismi, clientele e, diciamolo con chiarezza, strane ed oscure commistioni. Percorrendo questa strada, non siamo convinti che si pervenga alla stessa determinazione cui sembrano essere pervenuti il dottor Caldiero e la Giunta; anche per le responsabilità che ricadrebbero sul Consiglio regionale al quale per anni è stata impedita qualsiasi discussione sull’argomento, nonostante le interrogazioni e gli ordini del giorno presentati. Tant’è che abbiamo predisposto un nostro provvedimento legislativo a salvaguardia delle funzioni e della missione del Corap e di tutti i dipendenti.

Basterebbe prendere in mano il DPGR n.115 del 2016 a firma Oliverio. A quel decreto di nomina del terzo commissario del CORAP e di definitiva costituzione dell’Ente sono allegati i dati contabili delle cinque ex ASI. Dati contabili, dunque, che non potevano essere ignorati dal firmatario di quello stesso Decreto e dai quali è facile evincere che le “malfamate ASI”, in epoca antecedente all’accorpamento, pur tra mille difficoltà molte delle quali, come abbiamo appena accennato, create proprio dalla Regione, producevano servizi e, conseguentemente, ricavi; addirittura chiudendo gli esercizi contabili in utile.

In parole povere, l’attuale Governatore -prima- firma il decreto di definitiva costituzione del CORAP ove sono riportate le situazioni contabili delle cinque Asi calabresi alla data del 31/12/2015 che illustrano, come detto, risultati di bilancio positivi e -subito dopo- dimenticando ciò che egli stesso aveva appena sottoscritto, comincia il suo battage pubblicitario sull’azione sanificante portata avanti dall’ente regionale.

Sui motivi che hanno indotto il Governatore a maturare convincimenti in aperto contrasto con gli atti che egli stesso ha assunto, sarà la storia a spiegarcelo: certo è che anche quella del CORAP è una vicenda desolata, paradossale, fatta di piccoli e grandi intrighi, di sotterfugi, di furbizie e, come ho detto, di intrecci poco chiari.  

La Regione Calabria è Ente vigilante del Corap ai sensi della L.r. 24/2013, a valle dell’accorpamento, non ha provveduto per inerzia e inadempienza:

  1. A limitare l’azione dei “commissari nominati” che, per legge, avrebbero dovuto permanere al governo dell’Ente per soli nove mesi con il compito di adempiere a pochi e definiti compiti. Ed, invece, i “commissari di fiducia” del Governatore sono stati lasciati al governo del CORAP per anni ed anni, senza che questi avessero specifiche competenze e facendo in modo che accentrassero nelle loro mani sia i poteri di indirizzo che quelli di gestione: caso più unico che raro nell’intero panorama nazionale per il cui ordinamento quegli stessi poteri vanno tenuti separati.
  2. Alla nomina degli organi del CORAP previsti dalla legge (Direttore generale e Comitato di Programmazione) così da lasciare che i commissari disponessero indisturbati dei beni e delle risorse finanziarie del CORAP come fossero i propri. L’unico organo che la Regione ha nominato, costretta da una norma nazionale assai stringente, è stato il Revisore Unico dei Conti che, come ripeteremo più avanti, non ha avuto vita facile come accade di sovente e tutti coloro che non si piegano ai “desiderata” dei potenti di turno.
  3. A sollecitare i “commissari nominati” affinché venissero predisposti gli atti fondamentali dell’Ente quali lo Statuto ed un Piano Industriale all’altezza delle risorse umane e finanziarie del CORAP, nonostante sull’Ente siano state fatte ricadere le spese relative al mantenimento di numerosi consulenti che, lungi dall’adempiere ai compiti affidati, si sono limitati a fare da “corte ossequiosa” del commissario di turno.
  4. A vigilare sui numerosi atti transattivi sottoscritti dai commissari circa somme vantate da terzi e lasciando che il prevedibile mancato rispetto di quegli stessi atti configurasse come crediti certi ed esigibili notevoli quantità di denaro, senza la verifica della loro effettiva certezza. Quanto queste partite pésino oggi sul CORAP, ce lo illustra proprio la norma che si vorrebbe che il Consiglio regionale approvasse. Si tratta, ovvero, di milioni di euro.
  5. Ad arrestare l’emorragia di terreni di proprietà del CORAP ceduti a condizioni vantaggiose per pochi e scelti acquirenti. Sul punto basterebbe riesumare i tanti articoli apparsi sulla stampa riportanti numeri e date degli atti, luoghi e cifre.
  6. A riportare nelle disponibilità del CORAP numerose infrastrutture di proprietà dell’Ente. Ci si riferisce, ad esempio, al depuratore di Gioia Tauro che -da solo- avrebbe fruttato risorse bastevoli al mantenimento di tutte e cinque le ex ASI. Circa il depuratore di Gioia Tauro rientra nel nostro dovere segnalare la sottoscrizione da parte di uno dei “commissari nominati” di un “concordato in continuità” a favore di una società privata; cosicché, ad oggi, quell’atto ha prodotto un aumento del “fondo rischi” del Bilancio CORAP pari a ben 12 milioni di euro.
  7. A risolvere il vistoso conflitto d’interesse instaurato con la nomina di commissari scelti fra i dirigenti regionali. Di conseguenza, questi ultimi, dirigenti contemporaneamente sia della Regione che del CORAP, hanno sottoscritto atti tutti a favore del loro datore di lavoro. Si pensi, ad esempio, all’aumento del “fondo di progettazione” per ben 9 milioni di euro, tagliato su misura a tutela della Regione e che, di conseguenza, pesa per una cifra corrispondente sul Bilancio del CORAP.
  8. A verificare lo stato effettivo dei crediti vantati dal CORAP nei confronti di terzi, lasciando che, in assenza di atti interruttivi, una gran massa di essi (regolarmente e precisamente censiti in precedenza dalle ASI) cadesse in prescrizione.
  9. A controllare e autorizzare -così come avrebbe voluto il c. 3 dell’articolo 15 della L.r. 24/2013- la congruità delle spese effettuate dai “commissari nominati”. Abbiamo, quindi, dovuto assistere all’effettuazione di spese incoerenti, svincolate da qualsivoglia controllo e/o atto di programmazione. Fra tutte, si richiamano gli investimenti fatti dal CORAP in Marocco dove, a tutt’oggi, l’ente è obbligato al pagamento di canoni di locazione per una sede situata a Marrakech, arredata di tutto punto a spese del CORAP, e la cui utilità rimane un mistero per tutti, compresi i dipendenti delle ex ASI.

Da ultimo, non possiamo fare a meno di evidenziare che il Governatore non ha ritenuto di dare risposta sia alle numerose interrogazioni fatte dai consiglieri regionali, io stesso ne ho presentate ben due, la prima risale al 2017; né a dare riscontro alle numerose relazioni predisposte dal Revisore Unico dei Conti nei confronti del quale l’unica azione registrata è stato il tentativo di defenestrarlo; né accennare ad una minima reazione quando la stampa non ha mancato di pubblicare articoli ben documentati e, pertanto, assai preoccupanti. C’è da precisare che il tentativo di defenestrare il Revisore Unico dei Conti è fallito solo per intervento della Magistratura.

Veniamo, dunque, all’oggi.

Non è chiaro chi -eventualmente- debba decidere circa una eventuale Liquidazione Coatta Amministrativa (LCA) del CORAP per più ordini di motivi:

  1. Il permanere della confusione creata, non si sa bene se intenzionalmente oppure no, fra le norme previgenti e quelle di più recente approvazione.
  2. Ad oggi non esiste lo Statuto del CORAP e il vigente risulta essere quello depositato presso la Camera di Commercio di Catanzaro dal terzultimo commissario. Inoltre, dalla visura camerale, risultano soci del CORAP l’insieme degli enti soci delle ex ASI. Ne deriva che il futuro del CORAP è affidato al chiarimento di tale inammissibile confusione per il cui superamento è urgente attivare le procedure previste dalla legge nonché l’approvazione dello Statuto del CORAP secondo criteri e modalità sganciate dalle volontà regionali, in ossequio al principio di indipendenza ed autonomia degli enti.
  3. Nella confusione che ha regnata sovrana, i soci delle ex ASI sono stati estromessi dal CORAP e privati anche del patrimonio consortile che detenevano per quota.
  4. Per quanto sopra, per la Regione, di fatto socio unico del CORAP, consegue l’obbligo al ripiano delle perdite (sicuramente di quelle prodotte dalla gestione commissariale che sono la gran parte). Non basta che il commissario Caldiero abbia scritto alla Regione chiedendo il detto ripiano come se fosse una mera “eventualità”; rientra nei suoi doveri, infatti, procedere come per legge, azionando tutte le iniziative previste dalle norme di riferimento, anche di tipo giudiziale. Ma ciò, com’è facile immaginare, evidenzierebbe un ulteriore conflitto d’interessi venutosi a creare: può un professionista nominato su base fiduciaria dal Governatore, quest’ultimo rappresentante legale dell’ente regionale, assumere atti che vadano contro quello stesso ente?

Ed inoltre:

  1. Poiché ad oggi finalmente è chiaro che - sin dal varo della L.r. 24/2013 e, a maggior ragione, dalla pubblicazione del decreto di accorpamento a firma Oliverio (il n. 115/2016, già citato) - il disegno è sempre stato e continua ad essere quello della chiusura definitiva delle ASI, ci si deve domandare se l’ingente debito cui si denuncia l’esistenza derivi da dati veritieri.
  2. Svela ancora le reali intenzioni del governo regionale il fatto che la norma predisposta dall’attuale commissario preveda che il commissario liquidatore sia il commissario stesso. Possibilità, questa, espressamente vietata dalla legge: gli amministratori (ed il dottor Caldiero tale è, basti leggere il decreto di nomina) non possono assumere le funzioni ed i compiti dei commissari liquidatori.

Ecco la proposta:

Alla luce dei fatti sinteticamente esposti, si deve ritenere che la Liquidazione Coatta Amministrativa proposta dal commissario Caldiero si configuri precisamente per quello che avevamo immaginato: <<un colpo di spugna sulla gestione delle ex ASI portata avanti negli ultimi sei anni ed, in specie, negli ultimi cinque, sotto la gestione Oliverio>>.

Crediamo che vada assunta una norma per la predisposizione e adozione di un Piano di risanamento e riequilibrio e di un Piano industriale per il Corap.

La Regione Calabria ha il dovere di ripianare il debito prodotto nel corso della gestione commissariale mediante il già previsto e autorizzato stanziamento di tre milioni di euro annui per le annualità 2019-2020-2021, aumentandolo attraverso una apposita norma finanziaria inserita nel prossimo Bilancio di 10 milioni annui per le annualità 2020-2021-2022-2023 teso a ripianare i debiti del Corap.

Redazione TirrenoNews

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