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Redazione TirrenoNews

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I mezzi aerei delle Fiamme gialle sono validamente usati nella lotta alla coltivazione della droga.

L’ultimo brillante risultato è quello ottenuto sulla costa tirrenica cosentina, nel comune di Bonifati, dove in una zona montana impervia sono stati imndioviduati5 campi di coltivazione di marijuana.

Poi al momento opportuno, poco prima della raccolta, quando le piante avevano raggiunto l’altezza di quasi due metri, l’intervento con gli elicotteri la distruzione delle piante

Circa 3 mila le piante di canapa indiana il cui avrebbe fruttato circa 7 milioni di euro.

Dalla scorsa estate i mezzi aerei delle Fiamme Gialle hanno segnalato in Calabria più
di 20 piantagioni di marijuana, dove sono state sequestrate più di 8mila arbusti di cannabis.

Dai primi riscontri effettuati e dallo stato di maturazione delle piante, la marijuana, di ottima qualità, sarebbe stata pronta a breve per l’essiccazione e per la successiva immissione sul mercato.

Ad eseguire l’intervento i finanzieri della Compagnia di Paola e della Brigata di Cetraro che sono stati coadiuvati dagli elicotteri del Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Vibo Valentia che, come detto, sistematicamente, effettuano il monitoraggio di quelle zone del territorio calabrese che si prestano a coltivazioni illegali di marijuana.

Si tratta di zone molto impervie, difficilmente individuabili da terra e di difficile accesso perché situate su costoni scoscesi o circondate da foltissima vegetazione.

La produzione illegale, poi è favorita dalle condizioni climatiche che rendono floride le piantagioni e dallo stato selvaggio dei terreni.

Sono in corso indagini volte a risalire alla proprietà dei terreni, nonché individuare responsabilità in capo agli utilizzatori di fatto dei suoi coltivatori, che alla vista degli elicotteri si sono dileguati nella fitta boscaglia.

C’era un tempo in cui in Calabria centinaia di donne invadevano i campi per raccogliere pomodori, melanzane, peperoni, cipolle dolci di Tropea.

Il loro posto, da qualche tempo, è occupato dagli immigrati africani, asiatici,europei, rumeni, bulgari, in testa.

Ma gli italiani non possono rinunciare totalmente al reddito che ora percepiscono gli immigrati.

Ed allora si ingegnano

Ed approfittano delle indennità erogate dall’Inps. Parliamo di indennità per disoccupazione agricola, per malattia, per maternità , per congedo parentale.

E’ quanto scoperto dalla Guardia di Finanza del Gruppo di Sibari.

Chi altri se no?

Le Fiamme Gialle al termine di un’articolata e complessa attività investigativa, condotta a tutela delle uscite del bilancio dello Stato, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Castrovillari, hanno individuato un imprenditore che negli anni dal 2007 al 2013 attraverso la predisposizione di falsi contratti di fitto/comodato di terreni, ha documentato all’INPS una rilevante disponibilità di fondi agricoli idonei a giustificare l’assunzione di OTD (operai agricoli a tempo determinato), per oltre 40.000 giornate lavorative.

Praticamente l’imprenditore sibarita ha dichiarato, falsamente, di aver impiegato complessivamente n. 517 operai a tempo determinato, per complessive n. 41.420 giornate.

Ovviamente , l’azienda per il periodo al 2007 al 2012, ha omesso di versare nelle casse dello Stato i relativi contributi previdenziali INPS quantificati in oltre € 400.000,00.

L’Inps che non effettua accertamenti ha così disposto l’erogazione di 431 indennità di disoccupazione agricola, di 352 indennità di malattia, di 31 indennità di maternità e di 18 indennità per congedo parentale.

Praticamente un importo di circa 1.400.000 euro.

Conseguente la segnalazione dell’azienda alla Autorità Giudiziaria.

La posizione, invece, dei 517 braccianti è al vaglio della competente Procura

Difficile non evidenziare il ruolo della Guardia di Finanza in quello che è una lotta senza quartiere per combattere comportamenti lesivi dei diritti dei “veri” lavoratori.

Cosenza. Sospetta violenza sessuale su bambino di 6 anni

Giovedì, 04 Settembre 2014 09:06 Pubblicato in Cosenza

Il bambino era stato portato al pronto soccorso dell'ospedale civile dell'Annunziata, dove i medici lo hanno visitato.

Il padre aveva dichiarato che il bambino era caduto nel bagno di casa.

Ma i medici hanno immediatamente riscontrato lesioni compatibili con un reato sessuale

E per questa ragione sarebbero stati fatti prelievi per accertare la eventuale presenza di liquido seminale.

Del fatto è stata informata la locale Procura della Repubblica che ha aperto immediatamente una inchiesta

Il pm Antonio Tridico della Procura di Cosenza, che si sta occupando del caso, ha dichiarato ieri che “Nella giornata di domani nomineremo un consulente tecnico, per verificare la natura delle lesioni".

Oggi sapremo se si tratta in un clamoroso errore dei sanitari o di un caso di violenza sessuale su un bambino di soli 6 anni

In questo ultimo caso partiranno le indagini per risalire all’autore di questo aberrante reato.

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