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Redazione TirrenoNews

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La vicenda ha come proscenio il conservatorio musicale «Fausto Torrefranca», nel centro storico d Vibo Valentia.

 

Protagonisti una ragazza di 23 anni, pianista e studentessa di composizione dello stesso conservatorio ed il suo “fidanzato” di 47 anni Salvatore Domenico Lombardo, professore di violino di Arena, centro delle Preserre vibonesi.

 

Arriva nei locali del Liceo musicale la madre della giovane pianista, la signora Caterina Cananzi, 50 anni, di Rizziconi (Reggio Calabria), la quale esplode contro il fidanzato della figlia sette colpi di pistola calibro 7,65.

 

Si è acceso un animato diverbio fra la donna (che aveva nascosto la pistola nella borsa) ed il docente.

Ed è stata questione di attimi. Caterina Cananzi, moglie di un agricoltore della Piana di Gioia Tauro, descritta da tutti come una persona irreprensibile, dedita alla famiglia e ai figli, si è materializzata all’improvviso nei locali dell’istituto e, dopo avere tolto l’arma, detenuta legalmente dal marito, dalla borsetta, ha fatto fuoco contro l’insegnante di violino.

Il movente pare debba essere ricercato nella relazione sentimentale che la figlia aveva con il professore 47enne e che alla donna non piaceva.

Troppa differenza di età

Quello che è certo è che alla donna non andava per niente a genio la storia d’amore sbocciata da circa un anno tra il docente del liceo musicale «Vito Capialbi», separato e padre di due figli, e la propria figlia, di oltre venti anni più giovane rispetto a Lombardo. 

Sembra che almeno cinque proiettili abbiano attinto il docente di violino.

Il docente, colpito in varie parti del corpo (torace, bocca, testa ed arti superiori) è stato trasportato presso l’ospedale di Vibo Valentia

Successivamente in serata il docente è stato trasferito in elisoccorso in un presidio ospedaliero di Palermo. 

Sul posto sono intervenuti gli agenti della squadra volante che hanno fermato la donna e anche la figlia che si trovava nel conservatorio al momento dell’aggressione.

Le due donne sono state portate in Questura a Vibo Valentia per essere interrogate

Al termine di un interrogatorio che si è svolto nei locali della Questura vibonese il pm della Procura di Vibo Valentia, Gabriella Di Lauro ha disposto il fermo nei confronti della donna con l’accusa di tentato omicidio.

Sono molti i fedeli che sono già giunti a Roma per assistere alla cerimonia di proclamazione a Santo del beato Nicola Saggio da Longobardi

Molti di loro si sono già accreditati per la cerimonia.

Provengono da Longobardi che sarà presente con il Gonfalone della città e con gli amministratori, sindaco Giacinto Mannarino in testa e minoranza compresa.

Provengono da Paola che partecipa anche essa con il gonfalone portato dall’istruttore di polizia municipale Massimo Sorìa e con una delegazione guidata dal sindaco Ferrari e dal consigliere Aloia

Molti altri sono partiti da Amantea, Belmonte calabro, Lago, Fiumefreddo Bruzio, San Lucido e da diversi comuni calabresi

Altri stanno per partire nella serata e viaggiando di notte giungeranno di primo mattino nella capitale per essere poi guidati fino a Via della Conciliazione dove i bus si fermeranno garantendo ai fedeli la presenza in Piazza san Pietro

Sarà una festa della Calabria cattolica

Dispiace soltanto che certi “politici” ( senza offesa per i Politici) continuino ad insistere sul fatto che la Calabria sia stata portata al voto proprio il 23 novembre creando problemi agli elettori che dovranno ridiscendere in tutta fretta per andare a votare magari in tarda serata

Si ripeterà domani 23 novembre a Roma la stessa grande affluenza che ci fu il giorno dei funerali di san Nicola da Longobardi in quel lontano 2 febbraio 1709, esattamente la data che aveva lui stesso predetto

Sarà anche una occasione forse unica per venerare le sue reliquie che dal 1718 ospitate nella chiesa di S. Francesco da Paola ai Monti.

Pio VI lo beatificò il 17 settembre 1786 e domani 228 anni dopo sarà Santo

Il Santo nacque a Longobardi (Cs) il 6 gennaio 1650, e fu battezzato con il Nome di Giovanbattista. Primo dei tre figli di Fulvio Saggio e Aurelia Pizzini , contadini, non potè praticare gli studi, nonostante il talento. Lavorò da giovane nei campi coltivati dai genitori. A vent'anni, nonostante l'opposizione dei genitori, chiese l'abito di san Francesco e fu assegnato al Convento di Paola, assumendo il Nome di Nicola. Terminato l'anno di noviziato, il Santo passò a Longobardi e poi a San Marco Argentano, a Montalto, a Cosenza, a Spezzano ed a Paterno. La fama delle sue virtù, ben presto arrivò fino a Roma, deve venne chiamato alla Parrocchia del Collegio di San Francesco di Paola ai Monti. Nel 1696 Nicola tornò a Longobardi, e per suo tramite vennero compiuti diversi prodigi. Negli ultimi anni della sua vita fu richiamato a Roma. Predisse la sua morte che avvenne il 2 febbraio 1709.

Prima di andare a votare domani 23 novembre LEGGETE!

Sabato, 22 Novembre 2014 19:43 Pubblicato in Calabria

“Guai a voi se toccate le nostre indennità”, sudate e meritate.

Lo grida uno statista calabrese ( ex consigliere regionale), Stefano Arturo Priolo.

E poi continua “ Resisteremo in giudizio ovunque ”

Giammai toccherete “giusti e legittimi diritti acquisiti”( le indennità sono autodeliberate dagli stessi consiglieri regionali. Ovviamente a spese della collettività).

Ma chi è Stefano Arturo Priolo?

Dagli anni 90 è il presidente dell’associazione degli ex politici regionali calabresi e da un bel po’ pure di quella nazionale. Insomma ha “brillato” nel panorama dei consiglieri regionali ed ora “illumina” quello degli ex consiglieri nazionali.

Quella calabrese è una associazione le cui spese di funzionamento vengono perfino pagate dalla regione Calabria.

Quanto costa ?

Poco. Soltanto 103mila euro l’anno.

Per fare cosa?

Per autotutelare le proprie indennità!

Ovviamente loro dicono di essere “Una risorsa per la democrazia”. Lo ha detto proprio Priolo ad Ancona recentemente.

Non solo: Ha anche detto che “Le associazioni degli ex consiglieri devono diventare ( non sono quindi) luogo impegnativo di dibattito e di animazione del sistema democratico. C’è necessità, quindi, di non interrompere il filo ideale che lega l’esperienza di quanti hanno ricoperto incarichi elettivi all’attuale situazione delle istituzioni nel nostro paese”

E probabilmente quando saranno morti ci sarà necessità di assicurare la loro imperitura memoria, magari garantendo la indennità ai loro eredi. Come avviene per gli orfani di guerra! .

La realtà è che sono ancora portatori di voti!

Esagerato? Forse . Ma in fondo costano poco.

Quanto?

Soltanto 177 milioni di euro all’anno per i 3200 ex consiglieri regionali. Praticamente oltre 50 mila euro all’anno di media!

Ovviamente la spesa è differenziata in relazione anche al numero di consiglieri regionali che dipendono dalla popolazione .

Per esempio alla regione Lazio costano 20 milioni e cinquecento mila euro per 266 ex consiglieri regionali

In Sicilia 20 milioni di euro all’anno ma da dividere in 207 ex consiglieri

Alla regione Campania 12,9 milioni di euro all’anno .

Alla regione Puglia 14,4 milioni di euro all’anno.

Alla Calabria 10, 2 milioni di euro all’anno

Ed al piccolo Trentino Alto Adige “solo” 12,5 milioni di euro all’anno.

E nel più piccolo Friuli Venezia Giulia, 9 milioni di euro all’anno per 230 beneficiati

I più onesti sembra in Toscana con soli 4,6 milioni divisi tra 157 beneficiari

Ora la Conferenza Stato-Regioni, infatti, il 10 ottobre scorso ha votato un odg che chiede non la revoca di una indennità vergognosa,pur socialmente sollecitabile mentre il debito pubblico è astronomico e mentre milioni di giovani italiani sono senza lavoro, ma semplicemente dei tagli.

Edecco Priolo che grida

“Ci chiedono di tagliare i vitalizi? Siamo contrari per ragioni di metodo e di merito”.

E poi aggiunge:

“ Si tratta di posizioni puramente demagogiche e inconcludenti che porteranno a maggiori costi per le Regioni”.

E sono partite lettere-diffide ai presidenti dei Consigli regionali: “abbiamo un pacco di pareri legali e qualche sentenza della Consulta che ci danno ragione, guai a voi se tagliate!.

A tal punto non resta che sperare che l’Italia, come è probabile che accada ed anche presto, fallisca in modo da non poter pagare queste e tante altre indennità e stipendi astronomici

Tanto chi oggi non ha indennità e muore di fame accelererà la sua fine, ma chi vive sulle spalle del popolo non sarà più vergognosamente blasfemo nelle sue rivendicazioni

Ah dimenticavo di dire che se l’Italia fallisce l’Europa ci sbatterà fuori e l’euro sarà spendibile solo nel resto dell’Europa il che significa che tutti questi benemeriti della Patria dovranno andare via dalla nostra terra.

Almeno non li vedremo e non sentiremo le loro aberranti parole!

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