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Il Segretario comunale è da buttare? No se serve al prìncipe

Venerdì, 21 Novembre 2014 15:38 Pubblicato in Italia

Eccovi un interessante contributo del segretario comunale dr Vena Fedele. Si tratta di un contributo che mostra il coraggio di cercare e di raccontare la verità, o meglio le verità. Quelle fatte anche di prìncipi e principesse che pretendono obbedienza ma anche di alcuni sudditi nominati che per non perdere il posto gliela danno.

“Come in tutte le categorie lavorative, anche in quella dei Segretari Comunali, c’è qualche mela che tende ad andare a male e si guasta. Il Segretario Comunale, per formazione e cultura ha un alto senso dello Stato e delle Istituzioni Locali che è chiamato a servire. In generale possiedono una buona cultura di base e una medio alta cultura giuridica e negli ultimi tempi economico aziendale. In buona parte sono degli autodidatti. Caratterialmente riservati, appaiono poco mentre lavorano (alcuni di più, altri meno) in silenzio.

Tutto oro? No. Perché un Segretario Comunale è tanto più bravo e apprezzato non quanto più riesce a portare nella sua attività quotidiana i princìpi che lo hanno formato e la sua cultura giuridico/amministrativa, quanto piuttosto il grado, la capacità anche “extra ordinem”, di trovare soluzioni per accontentare i voleri del principino di turno (il Sindaco eletto dal Popolo sovrano) da cui sono nominati, non sempre per particolari qualità; se va bene, per appartenenza e se va male su “suggerimento” del politico altolocato. Con buona pace per merito, titoli, cultura personali. Non è bravo se esige il rispetto della Costituzione su cui ha giurato o delle leggi, ma se riesce a dare risposte conciliabili con le scelte politiche.

Chissà! Forse anche l’attuale Presidente del Consiglio, che ora li vuole cacciare a pedate, avrà fatto cosi quando era Sindaco.

Le varie riforme che hanno riguardato questa figura di Servitore delle Istituzioni Locali e dunque della Repubblica Italiana (Art. 114 Costituzione: “La Repubblica si divide in Stato, Regioni, Province, Città Metropolitane, Comuni”), hanno   sempre tolto qualcosa depotenziandone e delegittimandone la figura, per arrivare a dire che è una presenza inutile e dunque da eliminare. La ragione vera non è quella che tutti sanno, cioè che nella Repubblica delle autonomie la figura è anacronistica, ma quella secondo cui non vi devono essere figure di controllo in grado di “impensierire” l’Eletto nella nobile attività di servire il suo Popolo.

Negli ultimi tempi (fino alla ministra Madia), causa il discredito generale della politica, si è verificato un fenomeno strano, ambiguo, contraddittorio. Da una parte sono state accresciute le sue responsabilità (controlli interni; trasparenza; anticorruzione), fino al punto di dovere rispondere del danno erariale creato da altri, perché, cosi ragionano i Giudici contabili, è vero che il funzionario, la Giunta, il Consiglio hanno sbagliato, ma tu, Segretario Comunale, che prendi uno stipendio che è un terzo di un usciere della Camera dei Deputati, che “dovevi” dire dove era l’errore, dov’eri? E giù legnate a suon di condanne a pagare, senza poter dire, fantozzianamente; “…scusi ma io...glielo avevo detto”. Dall’altra è rimasto un nominato. E si sa che un nominato dipende. Soprattutto se la nomina è dovuta a una delle ragioni viste.

Vero è che sono stati proprio gli alti rappresentanti delle Istituzioni Locali con il beneplacito (interessato) di qualche Segretario che avrà trovato più utile dipendere, a creare i presupposti dell’attuale situazione. Perché dipendere senza responsabilità, o con responsabilità limitata, a parità di trattamento economico, è meglio. Inizialmente, quando cioè tolsero il parere di legittimità, è stato cosi. Ora, invece, si vuole (ma non si vuole), uno spietato controllore capace di fermare, da solo, la corruzione; rendere pubbliche le ancestrali magagne (con la trasparenza); rinviare indietro gli atti che non lo convincono (illegittimi e anche quelli scritti male) di chi lo nomina. Pare possibile? Ma certo che non è possibile. Perché nella visione assolutistica di chi arriva al comando, perché più votato, che non sopporta né i pesi, né i contrappesi della Democrazia elettiva, i controlli meno sono e meglio è. A cominciare dall’alto. Infatti si è cominciato a smontare i controlli e chi li dovrebbe eseguire. Ai Segretari Comunali sta proprio capitando questo. Come agli stracci da nuovi servono, poi gli tocca la pattumiera. E per alcuni ben sta”.

La Guardia di Finanza a Cetraro ha scoperto una vera e propria fabbrica per la produzione, la essicazione ed il confezionamento della marijuana.

I finanzieri hanno trovato 2 quintali di marijuana già confezionata ed oltre 3000 piante in fase di essicazione.

La produzione avveniva in tre casolari: il primo adibito alla coltivazione, il secondo usato come essiccatoio ed il terzo come laboratorio.

Trovati anche migliaia di semi di pregiata qualità provenienti dal mercato olandese

Tutto è nato dall’attento monitoraggio da parte delle Fiamme Gialle della Compagnia di Paola, dell’impervia zona ricadente in località Difesa sita nel comune di Cetraro ed i cui militari hanno individuato la presenza di alcune rigogliose piante di marijuana ben occultate tra la folta vegetazione.

Immediata la richiesta di rinforzo da parte di altre pattuglie del Corpo al fine di far scattare nell’immediatezza un “blitz”.

A seguito del blitz, tra i fitti arbusti, sono stati trovati tre casolari: il primo adibito alla coltivazione delle piante di marijuana, il secondo utilizzato come essiccatoio ed il terzo come laboratorio.

Sottoposte a sequestro migliaia di piante, di cui oltre tremila in fase di essiccazione e altre sessanta pronte per il travaso.

Circa due quintali di “erba” stipati in cinquanta balle, ciascuna contenente un quantitativo di stupefacente variabile tra i due e i cinque chilogrammi, e migliaia di semi di pregiata qualità provenienti probabilmente dal mercato olandese.

Avanzatissimo è risultato essere il sistema utilizzato per la produzione dello stupefacente costituito da un impianto, a livello “industriale”, di essiccazione intensiva, completo di apparato di areazione perfettamente funzionante nonché di un sistema di illuminazione, capace di sfruttare al meglio la luce naturale, per mezzo appositi pannelli trasparenti installati al soffitto, integrato da lampade alogene oltre ad un impianto di irrigazione e di riscaldamento. Recuperati, inoltre, centinaia di litri di concime nonché attrezzature agricole utilizzate per arare il terreno, mietere ed essiccare le piante. La perquisizione all’interno dei casolari ha permesso di rinvenire altresì: quattrocento grammi di cocaina, conservata sottovuoto, pronta per essere spacciata e sostanza in polvere utilizzata per il “taglio”; strumenti e contenitori necessari per il confezionamento dello stupefacente ed infine tre ciclomotori risultati di provenienza furtiva.

A protezione della “preziosa merce” e della intera area utilizzata per l’illecita produzione i malviventi avevano installato un sofisticato impianto di videosorveglianza attraverso il quale riuscivano a controllare tutti i “movimenti” che, però, non è servito a nulla durante l'operazione dai finanzieri che ha consentito di sottrarre ai sodalizi criminali un ingente quantitativo di marijuana che avrebbe fruttato, al dettaglio, ben oltre 10 milioni di euro, s’inserisce nella serrata e costante attività di prevenzione e repressione riguardo alla produzione alla coltivazione ed allo spaccio di sostanze stupefacenti, in particolare nella aspra fascia tirrenica cosentina, dove attesa la particolare natura selvaggia del territorio risulta essere più agevole l’insediamento di coltivazioni illegali

Il Prefetto di Napoli aveva sospeso da sindaco De Magistris ai sensi della legge Severino.
Il Tar Campania , però, aveva restituito a Napoli il sindaco De Magistris

Ma il governo e due associazioni avevano presentato ricorso al Consiglio di Stato contro la decisione del Tar Campania

Oggi la decisione del Consiglio di Stato sui ricorsi

La decisone è stata adottata in camera di consiglio dalla terza sezione del Consiglio di Stato presieduta da Pier Giorgio Lignani, mentre relatore della causa è stato il giudice Rosario Polito. Tutti e tre i ricorsi, presentati, contro la sospensiva del provvedimento prefettizio, dal governo il 12 novembre, tramite il ministro dell'Interno e la prefettura di Napoli, e pochi giorni prima da due associazioni, il Movimento difesa del cittadino e l'Associazione lotta piccole illegalità, sono stati esaminati congiuntamente e insieme rigettati.

Scrive il Consiglio di Stato nel provvedimento su de Magistris, legando quest'aspetto al giudizio di costituzionalità pendente sulla legge Severino e sollevato proprio nell'ambito del caso de Magistris:
«Nel bilanciamento degli interessi coinvolti, riveste prevalenza quello inerente alla prosecuzione del mandato elettivo».
I giudici spiegano che la stessa prosecuzione del mandato da sindaco non è «reversibile per il periodo di estromissione in caso di esito favorevole del giudizio di costituzionalità, mentre ad un suo esito negativo segue la reviviscenza della misura di sospensione medio tempore resa inefficace».
Secondo il Consiglio di Stato, inoltre, «la misura di cautela adottata dal primo giudice» - cioè la sospensiva del Tar Campania rispetto al provvedimento del Prefetto che ha sospeso de Magistris da sindaco - «per il suo carattere interinale e la subordinazione della sua efficacia al tempo necessario per la conclusione del giudizio di costituzionalità, si configura conforme agli indirizzi della giurisprudenza della Corte Costituzionale, del Consiglio di Stato e della Corte di Giustizia U.E., tesi a privilegiare l'effettività della tutela giurisdizionale e l'integrità delle posizioni coinvolte dal contendere fino alla decisione di merito».

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