L’Accademia italiana del peperoncino ha annunciato una querela nei confronti del Codacons
Ed ha chiarito che il cachet di Belen è di 30 mila euro
Leggiamo su Il Lametino .it che “L'Accademia del Peperoncino di Diamante, che organizza il Peperoncino Festival, interviene con una nota sulla polemica seguita alla presa di posizione del Codacons in relazione al cachet di Belen Rodriguez ospite al Peperoncino Festival.
"Il cachet di Belen Rodriguez - è detto nella nota - è di euro 30.000 come risulta dalla fattura allegata. E non di euro 60.000 come riportato negli articoli.
L'Accademia non ha ricevuto alla data odierna nessuna comunicazione di finanziamento regionale. Ha presentato alla Regione Calabria un progetto per il venticinquennale del Peperoncino Festival con la richiesta di un cofinanziamento con i fondi europei.
Il 65 per cento a carico della Regione e il 35 per cento a carico dell'Accademia che organizza l'evento.
Alla data del 21 agosto 2017 la Regione ha pubblicato l'elenco di 12 eventi ammessi in graduatoria ma non ha deciso e non ha dato notizia dei finanziamenti approvati e concessi.
Allo stato dei fatti, se la Regione approverà il progetto e riconoscerà il cofinanziamento previsto, il 65 per cento del cachet di Belen sarà a carico della Regione e il 35 per cento a carico dell'Accademia. In pratica, per la Regione Calabria, un impegno inferiore a 19.000 euro".
Sempre su Il Lametino.it leggiamo che sulla vicenda è intervenuto anche il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio prendendo le distanze dalla scelta della partecipazione della Belen"La Regione - afferma - non ha dato contributi specifici per finanziare la partecipazione di show girls al Festival del Peperoncino così come di altre o altri operatori dello spettacolo negli eventi regionali.
La scelta del programma del festival Peperoncino, infatti, è di esclusiva competenza dell'Accademia del Peperoncino"
Ed infine su Il Corriere della Calabria leggiamo che Francesco Di Lieto, vicepresidente del Codacons nazionale, se ne dispiace, parlando di «intolleranza dinanzi a quelle che, riteniamo, siano critiche del tutto legittime. Usare le “querele” per intimidire chi osa dissentire o, semplicemente, esprime un’opinione, non è un bel segnale e, forse, denota con quale spirito democratico e capacità di dialogo vengono gestite le risorse nel nostro Paese».
Il “caso Belen” continua a far discutere.
E l’occasione della querela dà modo al Codacons di puntualizzare un paio di questioni e di rifare i conti in tasca alla soubrette (e al Festival).
Di Lieto si aspetta che «la Regione Calabria e lo stesso governatore, il quale (senza temere querele) ha dichiarato “discutibile” la scelta della madrina, verifichino accuratamente l’opportunità di erogare contributi a chi manifesta cotanta intolleranza e, come diremo oltre, rischia di offendere la Calabria intera».
Poi passa a «rimediare a un errore», passaggio che serve per raccontare le esatte cifre e ricostruire la querelle.
«Le cifre sono differenti (dai 60mila euro di cui aveva parlato il Codacons, ndr).
E di tanto occorre subito scusarsi. Certo, la fattura (numero 54/2017) da pagarsi entro il 31 agosto 2017, porta la data odierna (21 agosto 2017) e quindi emessa successivamente alle nostre perplessità e, se fossimo maliziosi, potremmo finanche supporre che tanto clamore ha portato a dimezzare il danno».
Ma passiamo alla cifra: «Il compenso per la presenza della nota artista – scrive Di Lieto – è di 36.600,00 euro.
Di questa somma, all’incirca 23mila euro sarebbero a carico della Regione Calabria.
Non certo bruscolini… specie se pensiamo che tanti progetti non hanno avuto altrettanta fortuna. Ora, visto che comunque ne dovremmo rispondere in Tribunale, sarebbe utile sapere se, oltre al compenso, vi siano altre spese».
Di Lieto pensa «alle spese di trasporto (viaggi aerei, taxi…), alle spese di soggiorno (albergo, pranzi…) per l’artista e per l’eventuale staff».
Non finisce qui.
Perché «c’è qualcosa che va ben oltre le cifre e che, addirittura, le oscura.
E infatti riteniamo come la presenza della signora Belen risponda a logiche che usano e sviliscono la donna, relegandola al ruolo di mero “oggetto”.
Ecco, pensare che una donna sia “eccitante” come un peperoncino; pensare ad una donna “piccante” se è svestita… offende non solo le donne, ridotte ad un oggetto sessuale, ma anche gli uomini e, addirittura, l’intera Calabria.
Non abbiamo certo bisogno di simili “mezzucci” per attirare turismo e valorizzare le nostre ricchezze».
Chiosa “piccante”, giusto per restare in tema: «In attesa di conoscere eventuali spese aggiuntive che, se confermate, finirebbero per ricondurre la spesa alle cifre iniziali, non ci rimane che ricordare come la metà di uno spreco, sia pur sempre uno spreco»