
Una indagine diretta dal pm Roberta Carotenuto ed una ordinanza emessa dal tribunale di Paola e firmata dal gip Carmine De Rose.
6 gli arresti : Davide Pinto, Carmine Antonuccio, Giuseppe Antonuccio, Luca Occhiuzzi, Ido Carmine Petruzzi ,tutti trentenni, o poco più.
Ma la sorpresa principale è l’arresto di Emilio Quintieri, una persona molto nota sul medio tirreno cosentino. Membro storico dei Vas (Verdi ambiente e società), una formazione ambientalista indipendente, ed ora addirittura candidato alla Camera dei deputati nella circoscrizione calabrese con la lista “Amnistia giustizia e libertà”, la lista di Pannella.
Altre 3 persone sono state denunciate.
Sequestrate armi e 5 kg di stupefacente di cui 3 kh di hascisc , 2 kg di marijuana e 28 gr di cocaina.
Il capitano Luca Acquotti della compagnia di Paola ha dichiarato «L’organizzazione trattava prevalentemente marijuana e hashish, ma abbiamo sequestrato, nel corso delle indagini, anche cocaina».
Il tenente Paolo Zupi ha anche detto che l’’inchiesta è stata resa difficile per l’impiego di minorenni a «Serviva a rendere l’attività più capillare e dinamica».
Le piazze principali di smercio erano Paola, Acquappesa e Cetraro, ma talvolta si arrivava fino a Scalea e verso l’interno, soprattutto Rende e Cosenza.
Ma la indagine non è ancora finita
Il luogotenente Mario Lucia è tornato in libertà.
La vicenda è quella del fermo avvenuto il 9 gennaio scorso del Comandante della caserma dei carabinieri di Diamante luogotenente Mario Lucia.
Il fermo e l’avvio agli arresti domiciliari nel comune di provenienza di Serrastretta.
Le accuse erano gravi e parlavano di concussione e violenza privata.
Poi l’interrogatorio al quale il comandante deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere per avere più tempo per leggere la intera documentazione acquisita dalla Guardia di finanza di Paola e coordinate dalla Procura della Repubblica di Paola. L’avvocato Liserre comunque ha sempre mostrato fiducia di poter chiarire tutto ( Siamo certi di poter spiegare ciò che è avvenuto).
Poi la richiesta di revoca della misura cautelare ai domiciliari accolta dal GIP da cui la libertà per il luogotenente Lucia
La vicenda è quella dell’omicidio di Iolanda Nocito, l’anziana madre di don Marcello Riente, massacrata nella sua abitazione a Belvedere Marittimo il 4 gennaio scorso.
Un omicidio che ha visto la presenza dei Ris che hanno effettuato tutti i rilievi necessari ma dai quali secondo le informazioni della stampa locale “non hanno fornito tracce riconducibili a persone estranee, segno che chi ha agito sapeva come muoversi e cosa fare”.
Non solo, ma la stampa nei giorni scorsi ha evidenziato che “Nella cassaforte aperta dagli investigatori dopo l'omicidio,( è stata trovata ndr) una ingente cifra di denaro, ma anche titoli e diamanti”.
In relazione a quanto la stessa stampa locale ha riportato che “Il parroco, intanto, attraverso l'avvocato difensore Gino Perrotta ha fatto sapere di essere totalmente all'oscuro delle presunte attività della madre e, anche, del contenuto della cassaforte”.
Il parroco ha fatto anche sapere, tramite il legale, di non aver mai prestato denaro.
Non sembra escludibile quindi un diretto collegamento tra l'aggressione subita dal parroco ad ottobre 2012 e l'omicidio della madre Iolanda Nocito.
Al vaglio della Procura di Paola i depositi bancari del prete e della madre.
Ad affermarlo è il procuratore di Paola, Bruno Giordano, facendo il punto sull'omicidio della madre del parroco di Belvedere Marittimo.
“ Al momento siamo impegnati a verificare ed incrociare i dati relativi ai conto correnti intestati a don Marcello Riente e alla madre”
Non solo ma il PM paolano chiarisce che “Dalle nostre indagini non emerge alcun presunto traffico di diamanti”, come sostenuto da certa stampa locale.
Insomma le indagini, che, ovviamente, non possono tralasciare alcuna ipotesi, sembrano essere fortemente indirizzate sulla rilevante disponibilità finanziaria riconducibile al sacerdote. Non solo in casa è stata trovata una notevole somma di denaro in contanti “stranamente” non rubata ma sui conti correnti e i depositi intestati al parroco e alla madre risultano continui versamenti di denaro, senza prelievi.
Non appare a tal punto illogico chiedersi “da dove arrivava tutto questo denaro? Come faceva un semplice parroco ad avere tanta disponibilità?”
Non aiuta per la ricerca della verità il forte riserbo dietro il quale si trincera don Riente, riserbo mantenuto anche per la sua aggressione dell’ottobre scorso.