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Redazione TirrenoNews

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Sembra dire un tunisino che per non essere espulso dà fuoco alla cella

Il decreto di espulsione prevedeva che al momento della c o n c l u s i o n e della pena detentiva, che stava scontando nel c a r c e r e V i l l a Andreino di La Spezia, venisse espulso.

Il rogo sarebbe stato alimentato grazie a dell’olio e si sarebbe diffuso in maniera abbastanza rapida nel piccolo ambiente, costringendo i compagni di cella del responsabile a cercare scampo all’interno del bagno.

Solo l’intervento del personale del carcere di La Spezia ha evitato il peggio, domando le fiamme e mettendo in sicurezza i detenuti, molti dei quali portati al pronto soccorso.

Il Sappe, il sindacato della polizia penitenziaria denuncia come non si tratti di un caso isolato.

“Anche la sera precedente c’è stato un altro evento critico, che ha richiesto un intervento d’urgenza del personale di turno, quando 3 detenuti stranieri hanno dato vita a una rissa, malmenando un altro detenuto ricoverato in ospedale”.

Il carcere di La S p e z i a s i t r o v a i n u n a e v i d e n t e condizione di carenza di organico, più

volte segnalato dal sindacato: mancano all’appello almeno “40 poliziotti, mentre la popolazione detenuta risulta essere di 230 su 151 posti disponibili e il 65% è di nazionalità straniera.

È ormai chiaro che è indispensabile che il nuovo governo inizi a occuparsi anche delle carceri

liguri”. Insomma, un’emergenza.

“È ormai chiaro che è indispensabile che il nuovo Governo – continua la nota- inizi ad occuparsi della situazione esplosiva all’interno delle carceri».

Amantea. Dalle intercettazioni escono tante brutte verità

Domenica, 01 Luglio 2018 19:46 Pubblicato in Politica

Dopo i bui e tristi fatti occorsi il 29 giugno qualche riflessione.

Seria, però, non istintiva ed umorale, illogica ed inutile, tantomeno politica.

E qualche domanda.

Ma allora il comune era indagato? Sembra evidente!

Da quando? Da tempo, evidentemente !

E quanti uffici e dipendenti? Tanti od una buona parte!

Con quale logica?

Probabilmente quella sorretta dalle tante denunce apparentemente inascoltate( evidentemente non era così), e quella sorretta dalle tante lamentele che si coglievano negli uffici, per strada, eccetera?

Già, siamo curiosi di sapere quante microspie erano state piazzate?

Ed inoltre di sapere se ci sono ancora o sono state tolte?

Qualcosa la sapremo se, e quando, potremo accedere al fascicolo della indagine nel quale leggere ancora meglio i discorsi registrati di cui alcuni sono stati pubblicati dai giornali .

Sembra che il fascicolo non sia stato nemmeno notificato al comune e che pertanto esso non ha potuto deliberare né eventuali provvedimenti di sospensione a carico del personale, né la costituzione di parte civile, come appare possibile e forse dovuto.

Ma una necessaria la riflessione è quella relativa alla apparente non consapevolezza da parte del personale ( tutti od una parte) e dei politici ( tutti od una parte) di essere sotto indagine ed intercettazione.

Ed ancora più importante la riflessione sulla approssimazione comportamentale da parte dei funzionari e dei politici.

Una approssimazione che sembra essere stata alla base dei provvedimenti restrittivi adottati e degli avvisi di garanzia.

Ora molti di loro restano sorpresi.

Anche noi siamo sorpresi di questa apparente supponenza della politica e della burocrazia.

E ci chiediamo e fosse soltanto supponenza o se fosse anche arroganza.

Abbiamo, comunque, considerazione per gli amministratori rimasti coinvolti in questa triste vicenda.

Se, infatti, in qualche modo la burocrazia che DEVE conoscere le leggi e non appaiono giustificabili i suoi errori, ci chiediamo se lo siano e quanto quelli dei politici che ignorando le norme ed i regolamenti hanno pensato di “potere tutto”.

Ma la cosa veramente brutta è che loro non sono stati corretti da chi doveva farlo o poteva farlo.

Di chi parliamo?

Di tutti i dirigenti ad iniziare dal segretario comunale.

E ci chiediamo, possibile che nessuno si sia accorto che si stava sbagliando?

E quanti altri “errori” sono ancora all’attenzione della magistratura?

Anche se il PM Bruni ha rassicurato politici e personale noi sappiamo che è sempre forte l’attenzione sui reati della Pubblica amministrazione e che continuano le denunce contro le “approssimazioni”( chiamiamole così) che continuano a verificarsi.

Sulle nostre spiagge si trova di tutto.

Cassette di plexiglas abbandonate dai pescatori che le usano per la loro impermeabilità e che, leggerissime come sono, vengono trasportate dalle onde, spesso a pezzi, tra gli scogli che difendono le ferrovie troppo vicine al mare.

Bottiglie di plastica, intatte ed a pezzi, bottiglie di alluminio.

Resti di serate e nottate d’amore

Ma in questi giorni, anche un fusto

Il primo mistero è che per questo rinvenimento non abbiamo trovato alcun comunicato salvo uno piccolissimo dell’Arpacal dal seguente tenore: “Il Servizio Suolo e Rifiuti del Dipartimento provinciale di Cosenza ha disposto che il fusto venga messo in sicurezza presso la locale isola ecologica.

E’ stato quindi programmato un intervento per le successive attività compatibilmente con altri interventi già pianificati.”

Niente da parte della Guardia Costiera.

Niente da parte del comune anche se qualcuno dell’ente ha offerto informazioni ad un giornale locale come se essa fosse l’addetto stampa dell’ente !

Il secondo mistero è da dove sia pervenuto

Il terzo mistero è che taluni dicono che il fusto sia stato trovato in località Coreca, altri, invece ci hanno detto che sarebbe stato trovato alla curva di Campora San Giovanni!

A meno che non si tratti di 2 fusti

Il quarto mistero è che cosa contenga

Sembra certo, però, che siano stati effettuati accertamenti sulla radioattività ma che abbiano dato esisti negativi

L’unica cosa certa è che il fusto si trova presso l’isola ecologica del comune di Amantea.

Lo vedete nelle due foto.

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