Il gup di Catanzaro ha disposto il processo per i soggetti coinvolti nell’inchiesta relativa ai fondi distratti a Fincalabra
Rinviati a giudizio tutti gli indagati nell’inchiesta su Fincalabra, la finanziaria regionale.
Sia Fincalabra, sia la Regione, si sono costituite parte civile nel processo.
Ne dà notizia l’ufficio stampa della giunta regionale.
Ad affrontare il processo saranno Luca Mannarino, ex presidente di Fincalabra, gli ex consiglieri Pio Turano e Martino Marcello e i dirigenti di Banca Widiba spa (gruppo Monte dei Paschi di Siena) Francesco Candelieri e Mario Galassini.
«Nell’udienza che si è tenuta ieri – è scritto in una nota –, il gup di Catanzaro, Mariotti, ha rinviato a giudizio tutti gli imputati che sono accusati di peculato per aver distratto, mediante condotte appropriative, l’ingente somma di denaro pari a 46.350mila euro, appartenente a fondi di derivazione comunitaria affidati dalla Regione Calabria alla società Fincalabra per la realizzazione delle finalità dell’ente e pertanto caratterizzati da destinazione vincolata».
«La vicenda, che risale al 2015 – continua –, riguarda la conclusione di operazioni di investimento finanziario con classi di rischio alte in base alla classificazione Mifid (Direttiva Ue 2004/39/Ce, che modula in senso scalare e progressivo, da 1 a 7, il rischio delle attività finanziarie) in violazione delle norme comunitarie di riferimento, oltre che dell’accordo di trasferimento sottoscritto fra Fincalabra e la Regione per la gestione delle ingenti somme destinate a sostenere le iniziative provenienti dal tessuto imprenditoriale calabrese. Gli investimenti effettuati per il tramite di intermediario bancario qualificato, hanno causato perdite per oltre un milione di euro».
«L’avvocato Libonati, in rappresentanza della Fincalabra – prosegue la nota –, ha spiegato le ragioni della costituzione della parte civile della società Fincalabra precisando che “in questa sede la Fincalabra agisce per il ristoro della lesione del diritto della persona giuridica all’integrità della propria immagine, fortemente compromessa dalle azioni illecite di tutti gli imputati.
Fincalabra, nella propria costituzione, ha affermato che la condotta degli imputati ha causato un gravissimo danno all’immagine, che giustifica la costituzione di parte civile nel procedimento penale.
La società Fincalabra aveva già promosso, in sede civile, autonoma azione, instaurata avanti il Tribunale civile di Catanzaro per ottenere, esclusivamente, la refusione del danno patrimoniale relativamente alla perdita di esercizio quantificata nella misura di euro 1.543.000,00.
La Regione Calabria ha evidenziato e sottolineato come le condotte contestate abbiano arrecato grave pregiudizio all’intero tessuto socio – imprenditoriale regionale, attraverso l’utilizzo distorto ed illegittimo, a fini personali, di risorse finanziarie pubbliche (comunitarie), a tal punto da determinare una ingiustificata e difficilmente recuperabile perdita delle stesse, con danno per tutto la comunità territoriale.
Le costituzioni di parte civile sono state ammesse nonostante le svariate opposizioni proposte dalle difese degli imputati, tutte respinte in ragione degli interessi pubblici di cui è stata domandata tutela. Respinta anche l’eccezione di incompetenza territoriale».
«Fra gli imputati – è la conclusione – ha chiesto e ottenuto di essere giudicato con rito abbreviato Il dott. Marcello Martino, componente del Cda di Fincalabra, mentre per tutti gli altri soggetti coinvolti il processo avrà inizio il 18 gennaio 2019»
Uno strano e perdurante via vai intorno all’appartamento di due giovani insospettisce i Carabinieri della Compagnia di Paola.
E così i militari della Compagnia di Paola hanno avviato una serie di prolungati appostamenti per accertare le ragioni di questi strani movimenti.
E nel mentre i Carabinieri hanno individuato quale era esattamente l’appartamento.
Una volta individuata con certezza l’abitazione, stamattina è scattato l’intervento.
Dalle perquisizioni personale e di quelle condotte nell’abitazione dei due 20enni, è emerso un piccolo assortimento di marijuana.
Trovati circa 180 grammi di“erba”, suddivisi in 10 dosi di varia grammatura.
Sequestrato anche un bilancino di precisione e materiale destinato al confezionamento
Poste sotto sequestro anche una piantina di cannabis in fase di coltivazione
Le analisi condotte dal Laboratorio analisi sostanze stupefacenti dell’Arma hanno permesso di accertare che dalla droga sequestrata avrebbero potuto essere ricavate circa 750 dosi da destinare alla vendita al dettaglio.
Gli arrestati, terminate le formalità di rito, su disposizione del sostituto procuratore di turno presso la Procura della Repubblica di Paola, coordinata dal Procuratore Pierpaolo Bruni, sono stati posti agli arresti domiciliari a disposizione dell’autorità giudiziaria.
Dopo la convalida dell’arresto i due 20enni sono stati sottoposti all’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria.
Un mini arsenale di armi munizioni è stato scoperto dai carabinieri di Paola nel corso di un mirato controllo del territorio.
Arrestato un 53enne del posto, L.A., già noto alle forze dell’ordine per reati in materia di stupefacenti, armi e contro la persona.
Ai militari non erano sfuggite alcune condotte sospette avendo notato un continuo via vai dell’uomo dalla sua abitazione verso alcune pertinenze nella sua disponibilità.
All’alba di stamattina il blitz all’interno della casa e di alcuni garage ha consentito di rinvenire quattro fucili calibro 20; una pistola monocolpo, varie parti di armi; e oltre 200 cartucce, il tutto illegalmente detenuto.
I successivi accertamenti, condotti da personale specializzato, hanno consentito di evidenziare che tutte le armi sequestrate, verosimilmente fabbricate proprio da L.A., risultano prive di marca e matricola.
L’arrestato, terminate le formalità di rito, su disposizione del Sostituto Procuratore di turno presso la Procura della Repubblica di Paola, coordinata dal Procuratore Pierpaolo Bruni, è stato tradotto presso il Carcere di Paola, in attesa del giudizio di convalida.
Dovrà rispondere di “fabbricazione e detenzione illecita di armi clandestine”.