
Finalmente un passo avanti, la Giunta Regionale ha approvato lo stanziamento necessario al ripristino in sicurezza della viabilità di via Indipendenza, interessata dall’evento franoso del 19 febbraio che ha causato il distacco di un costone di roccia che ha di fatto spezzato in due il centrostorico di Amantea.
Su proposta della protezione civile la Giunta Regionale ha deliberato l’impegno di spesa necessario per un importo pari a trecentomila euro, rispondendo così alle richieste di una comunità che ha visto mutilato uno dei suoi simboli, il centro storico.
L’iter burocratico è stato lungo, probabilmente anche a causa delle peculiarità dei luoghi e del danno, ma sulla questione, per la quale unitamente al portavoce provinciale del partito, Luigi Lirangi, abbiamo chiesto l’interessamento del nostro punto di rifermento in giunta, l’On. Fausto Orsomarso e dei i dirigenti di partito, non abbiamo mai abbassato la guardia, sollecitando settimanalmente gli stessi affinché il problema fosse affrontato e risolto in tempi brevi.
Come abbiamo già avuto modo di affermare, Amantea è città a vocazione turistica e commerciale, la sua zona antica ha da sempre costituito un punto di forza poiché fortemente attrattivo, per questo ci sentiamo in dovere di ringraziare l’on. Orsomarso unitamente a tutta la Giunta di centrodestra per l’attenzione rivolta verso il nostro comune.
Come già evidenziato in precedenza altre sono le criticità che ancora offendono il territorio amanteano, ci riferiamo al lungomare cittadino, la località Coreca e la statale 18 nel tratto tra Campora San Giovanni e il porto turistico che presentano ancora i segni dell’erosione verificatasi a seguito delle mareggiate dello scorso anno, anche su questi siamo certi sarà dedicata la giusta attenzione, vigileremo.
la libertà significa qualcosa, allora significa il diritto di dire agli altri cose che non vogliono sentire.
Gli uomini e le donne, sapendo cogliere l’importanza della propria indipendenza, di libero arbitrio e di volontà efficace che la natura umana e la storia concedono loro, possono servirsene per cambiare il mondo e la società, faticosamente, attraverso alti e bassi, balzi in avanti e arretramenti, senza che niente sia definitivamente dato per scontato.
I potenti della Terra opprimono e sfruttano facendo il loro mestiere e chiunque gli affida senza controllo la libertà non ha il diritto di meravigliarsi che la libertà sia immediatamente disonorata. Se la libertà è oggi umiliata e segregata, non è perché i suoi nemici hanno usato il tradimento, ma perché i propri amici hanno dato le dimissioni. Le persone credono di volere la libertà. In realtà ne hanno una grande paura. Perché la libertà costringerebbe loro a prendere delle decisioni, e le decisioni sono degli azzardi. Oggi ci troviamo davanti a balordi che, tollerati, finiscono con il diventare quasi un’istituzione, perché ci sono senza esserci, perché in loro normalmente non c’è un talento che supplisca alla loro disgrazia e che li elevi dal loro grigiore, e perciò destinati a vincere loro malgrado. In una situazione del genere, cosa resta da fare? Se ci si arrende al piacere, ci si dovrà arrendere anche al dolore, alla fatica, alla povertà, anche l'ambizione e l'ira vorranno le restanti energie, anzi saremo straziati fra tante passioni. Si aspirerà alla libertà, questo sarà il premio a cui sono rivolte tutte le proprie fatiche.
“Non si può giudicare solo dal punto di vista politico ed economico se un sistema economico e politico sia tale da promuovere la causa della libertà umana. Il solo criterio per misurare il grado in cui la libertà venga realizzata è l'esistenza o meno di una partecipazione attiva dell'individuo alla determinazione della sua vita e di quella della società, e questo non solo attraverso il semplice atto formale del votare, ma anche nella sua attività quotidiana, nel suo lavoro e nei suoi rapporti con gli altri”. Erich Fromm
Gigino A Pellegrini & G el Tarik
Oggi 10 aprile 2021 una nota dell’ANSA ci fa sapere che nel Comune di Scigliano, provincia di Cosenza, e precisamente sull’argine del Fiume Savuto, nelle immediate vicinanze del famoso e antico ponte costruito dai Romani denominato “Ponte di Annibale” è stato rinvenuto un manufatto granitico di forma cilindrica risalente presumibilmente al II Secolo a.C. Ma perché già gli esperti hanno voluto datarlo ad una epoca così antica? Perché il Ponte risale al II secolo a.C. e quindi quel manufatto del peso complessivo di circa 300 chilogrammi presumibilmente risale alla stessa data. Il manufatto è stato recuperato e messo al riparo da eventuali piene del Fiume Savuto perché lo avrebbero potuto danneggiare o disperderlo. Bene ha fatto il Sig. Sindaco di Scigliano ad intervenire. Era stato rinvenuto il 23 marzo u.s., ma solo oggi le autorità competenti ne hanno voluto dare notizia dell’eccezionale ritrovamento. Il Prof. La Russa dell’UNICAL sta conducendo gli esami volti a chiarire l’esatta epoca e le sue vere finalità. La notizia diffusa dall’ANSA si è diffusa in un baleno e i giornali regionali calabresi ne hanno dato notizia nelle prime pagine: Archeologia: Manufatto risalente al II Secolo a.C. recuperato nel Fiume Savuto nei pressi di Scigliano nelle vicinanze del Ponte di Annibale. Scigliano è un paese della Provincia di Cosenza ed è bagnato dal Fiume Savuto, scavalcato da un famoso e antichissimo Ponte di oltre duemila anni, risalente dunque all’età romanica, precisamente al II Secolo ante Cristum Natum. Il ponte è oggi Monumento Nazionale. Costruito come abbiamo visto intorno al 120 a.C. faceva parte della Via Popilia che collegava Capua con Reggio Calabria. Venne distrutto dagli stessi romani per arrestare la fuga di Annibale verso le sue navi in mare. Fu ricostruito dai Cartaginesi usando lo stesso materiale edilizio e con lo stesso modello architettonico. Fu restaurato di recente, nel 1961, e quella lesione che si trovava in una delle sue sponde ora non c’è più. La leggenda narra che la lesione venne causata da un calcio sferrato dal diavolo. Il Ponte, pur essendo uno tra i più antichi d’Italia è fuori da ogni circuito turistico. Infatti io non ci sono mai stato a Scigliano e il ponte l’ho ammirato soltanto in cartolina. In Calabria e precisamente a Civita, sempre in provincia di Cosenza, c’è un altro Ponte del diavolo sul Fiume Raganello, molto famoso, e reso tristemente celebre alcuni anni fa perché alcuni escursionisti persero la vita durante una piena improvvisa.