
Lettera a Spirlì e Orsomarso: d’accordo con i segretari regionali di Cgil, Cisl, Uil e l’Unione Sindacale di Base. Basta false promesse, si apra un tavolo di confronto.
COSENZA, 23 GIUGNO 2021 -«La situazione dei cosiddetti “tirocinanti” calabresi, che in questi giorni hanno dichiarato lo stato di agitazione, rischia di diventare un dramma per migliaia di famiglie se non si interverrà al più presto per individuare una soluzione dignitosa e concreta.
Proprio in vista dell’imminente scadenza dei T.I.S. (Tirocini di inclusione sociale), sono state avanzate diverse ipotesi e non sta a me stabilire quale sia la più corretta. Di sicuro, però, non si possono lasciare questi lavoratori senza una risposta e senza alcuna prospettiva sul loro futuro se non una (sempre auspicabile) proroga di un ulteriore anno».
È quanto afferma il presidente della Provinciadi Cosenza, Franco Iacucci, che ha inviato una lettera al presidente della Regione, Antonino Spirlì, e all’assessore al Lavoro, Fausto Orsomarso, sollecitando l’apertura di un tavolo di confronto, così come richiesto dai segretari generali regionali di Cgil, Cisl e Uil e dall’Unione Sindacale di Base.
«Il mio impegno non mancherà ma la Regione e anche il Governo devono fare la loro parte. Bisogna avere il coraggio di parlare il linguaggio della verità, non fare false promesse», dichiara Franco Iacucci che stamattina, nella Sala degli specchi del Palazzo della Provincia, ha incontrato una delegazione di tirocinanti che ha chiesto maggiori tutele e un impegno comune per vedere riconosciuti i loro diritti.
«Si tratta di 6250 disoccupati di lunga durata ed ex beneficiari di ammortizzatori sociali in deroga che negli anni attraverso diverse misure di politiche attive sono stati impiegati negli Enti Locali di tutta la regione, sopperendo spesso all’atavica assenza di personale e facendosi carico di importanti funzioni.
In quanto presidente della Provincia di Cosenza (dove sono attivi 60 tirocini di inclusione sociale) nonché sindaco di Aiello Calabro, sono consapevole – afferma Franco Iacucci - dell’importanza che rivestono questi lavoratori nei nostri Enti e anche delle loro difficoltà di fronte ad un futuro incerto e ad una quasi certa impossibilità di ricollocazione nel mondo del lavoro.Pertanto, mi sento di sostenere la proposta dei segretari generali regionali di Cgil, Cisl, Uil e Usb di aprire al più presto un tavolo di confronto, alla presenza anche del Governo nazionale e della deputazione calabrese, in merito alla vertenza dei tirocinanti.
Ritengo, infatti, che solo con la concertazione e la collaborazione tra le istituzioni – conclude il presidente Iacucci - si possano trovare soluzioni e intraprendere una strada condivisa che possa ripristinare una corretta e ridare dignità e speranze ai lavoratori e alle loro famiglie».
Esiste un sottoscala, poco lontano dalla casa materna, dove diritti e dignità si erano fermati. Qui di tanto in tanto era costretto a vivere Ottavio, tra topi e nessuna assistenza. La sua storia, l'ha raccontata lo stesso Ottaviopochi giorni fa, al suo amico palestinese El Tarik, mentre se ne stavano sdraiati sulla battigia del mare di Ulisse, prima della partenza di Tarik, per il Medio-Oriente.
Una situazione incredibile perché a Ottavio mancava tutto. Un bagno che potesse definirsi tale; di giorno usava una fogna, di notte, utilizzava invece un secchio per i suoi bisogni. In quelle condizioni vivevaOttavio qualche anno fa; ogni qualvolta veniva cacciato dalla propria casa dal padre.Da allora Ottavio cominciò a concepire la sua andata via dal posto che lo vide nascere. Anche i suoi progetti più semplici diventarono un sogno che s’infrangeva quando cominciava a pianificare le spese. Il giovane calabrese conosceva a menadito i costi di ogni suo progetto e illustrava tutte le possibilità di futuro che negli ultimi anni aveva valutato, soppesando ogni dettaglio. Andare all’università, frequentare un corso professionale, spostarsi in un’altra città per cercare lavoro.Nel frattempo, passava le sue giornate a fare progetti e a stimare quanto potrebbero costare;era come spostare dei mobili ingombranti in uno spazio troppo piccolo, sperando di trovare il modo di farli entrare.
Come tutte le persone che vivevano grandi e gravi difficoltà, non era certamente nato in quelle condizioni. Un tempo era un giovane, non certo povero. Eppure Ottavio raccontava in giro di essere stato cacciato di casa perché omosessuale. Negli anni sarebbe stato vittima di omofobia tra le mura domestiche, arrivando a sporgere anche denuncia alle forze dell’ordine. Nessuno, prima della sua denuncia si era occupato della sua situazione.
C’erano gli assistenti sociali, raccontava, ma viveva ancora lì, in quel sottoscala dove probabilmente neanche i topi vorrebbero stare. “Il mio unico amico è un topo", raccontavaOttavio, "l’ho chiamato caciocavallo”. E forse, proprio quel topo, suo unico amico, lo aveva anche morso sulla guancia, durante il sonno.
Poi, il giorno arrivò, quando qualcuno l’ho notò appeso ad un secolare albero d’ulivo!
Gigino A Pellegrini
Il 15 Maggio scorso, un cittadino di Amantea, Alberto Naccarato, di professione falegname, con almeno trent’anni di esperienza, conosciuto in città da tutti per la disponibilità e l’altruismo, nonché per le svariate attività nel Sociale dallo stesso prestate, ha pubblicato un bellissimo post sul suo profilo facebook che vi riportiamo integralmente:
“ Amantea il più bel paese del mondo!
Lo so!
Sono di parte, ma tutti coloro che hanno questo sentimento credo che sia giusto e sacrosanto a sforzarci a mantenere questo paese in maniera dignitoso.
A tal proposito vorrei lanciare, - premesso che non ho nessuna velleità politica né tanto meno lista politica da appoggiare "Dio c'è ne scanza e libera”-, la mia manualità e disponibilità del mio lavoro per sistemare qualsiasi cosa ,dai giochini del lungomare, ai giochini del parco della grotta, invitando allo stesso modo gli amici elettricisti, fabbri e muratori per un servizio di volontariato per un decoro urbano del nostro paese.
Ovviamente nei giorni in cui noi stessi liberamente riusciamo a donare un poco del nostro tempo!
Ricordando che il nostro futuro sono le nuove generazioni!
Aiutiamoli a non farli replicare il nostro passato, ogni bambino e figlio, nipote, cugino nostro”.
Questo post, pare, non sia passato inosservato, diverse le telefonate ricevute da Alberto da parte di volontari e non, con l’entusiasmo di poter portare a nuova vita i beni comunali lasciati all’incuria del tempo e dei vandali.
Avvicinandosi al piccolo magazzino di Alberto si resta impressionati dal fantastico via vai di gente, che passa di lì, si ferma e da una mano, chi con in mano un martello o un cacciavite, un po’ come tornare indietro nel tempo, in quel magazzino si respira quell’aria genuina, ormai rara da trovare.
Sensazione più che confermata non appena lo si conosce, un uomo umile, semplice ed attento ai bisogni della persona che ha avanti: in una parola, genuino.
E genuino – senza pensarci troppo – è stato il gesto fatto nei confronti del suo paese, con le più belle delle intenzioni.
Da noi intervistato ha dichiarato “per me è stata quasi una reazione normale quella di fare il lavoro a titolo gratuito – commenta Alberto – per la mia città, se posso fare una sorta di volontariato e dare una mano bene venga.
Mi capita di farlo anche se vedo una persona in difficoltà, per me è spontaneo - niente di particolare – continua con un bel sorriso – ed è bello vedere apprezzato il proprio lavoro.
L’intento di Alberto è lodevole, noi crediamo che sia possibile creare una associazione di volontariato comunale, magari coordinata da qualche tecnico, che a titolo gratuito potrebbe dare il proprio contributo, in base ad attitudini e competenze.
Al momento il nostro Amico Alberto ha dato la sua disponibilità gratuità per le riparazioni di scivoli e altalene in legno, anche la sola intenzione rimane una azione degna di lode, tutti dovremmo prendere spunto da persone come Alberto, per la sua spontanea solidarietà e desiderio di aiutare.