Con “evento” si indica un fatto che è avvenuto o può avvenire in un intervallo di tempo breve e che si può identificare con esattezza, colto non nella sua durata o continuità ma nel suo svolgersi puntuale. Nel linguaggio comune, il termine evento significa fatto importante, fortemente impresso nella memoria individuale o collettiva.
Prima dei fuochi della fine dell’anno sono uscito sul terrazzo. Poche stelle, ma infuocate. Qualcosa stava succedendo. Presi una torcia e salii sull’altro terrazzo da dove osservo sempre lo Stromboli e l’Etna al tramonto. Mi misi a sedere in attesa di qualcosa di indefinito. Un rumore cupo mi portò a guardare di sotto, al terrazzo sottostante. Un uccello si era schiantato sui vetri della finestra del soggiorno. Non poteva essere un uccello locale.
A quell’ora, forse un migratore sperduto oppure un piccione viaggiatore. Non lo saprò mai. Un gatto del quartiere se lo portò via prima che riuscissi a scendere. Una voce venne dal mare di Ulisse mi sembrò quella di Eratostene, l’antico direttore della biblioteca di Alessandria d’Egitto.
Quel signore che per primo dimostrò la possibilità della circumnavigazione della terra. Anche se il suo sapere era vastissimo, secondo alcuni scienziati, mancava di profondità. Sua era la frase: “ Si scoprirà dove ha vagato Ulisse quando si scoprirà il cuoiaio che ha cucito l’otre dei venti”.
Chissà per quale misteriosa ragione, lo spazio lasciato vuoto dall’uccello sul terrazzo, mi apparve come il segno zodiacale della Vergine quando Ulisse incontrò la maga Circe. Ermete, il Dio iniziatore, apparve a Ulisse sotto forma di giovanetto e gli permise di conoscere "gli inganni" della maga e donò ad Ulisse un’erba miracolosa da cui poteva estrarre una pozione in grado di renderlo immune alle magie di Circe.
Non siamo in Agosto e, giustamente, qualcuno si chiederà: “sarà veritiero ciò che racconta questo scriba?” La domanda non è demenziale come sembra, se solo la si riformula come segue: gli aedi dell’Odissea intendevano suggerire che Ulisse stava mentendo e inventando?
Del resto, perché i personaggi dell’Odissea, a Scheria e a Itaca, si sentono così spesso minacciati da cantastorie o itineranti sparaballe? Questa categoria di cantori socialmente utili possono iniziare il loro canto, incominciando da un punto qualsiasi, chiaramente su richiesta dei loro padroni, e, dopo aver supplicato la Musa, sono in grado di esporre ogni episodio desiderato e che concerne specialmente le gesta della loro Signora o Signore. Questi Sparaballe, moderni Aedi son tenuti in particolare considerazione dai Tiranni della Calabria.
Essi girano di corte in corte e cantano durante i banchetti o in occasioni speciali come la fine di un altro anno. La loro ricompensa consisterà in vitto, alloggio e doni.
Ecco il primo petardo! E’ ora di tornarmene dentro casa e ascoltare Leonard Cohen mentre leggo:
“Io e i compagni eravam vecchi e tardi,
quando venimmo a quella foce stretta
dov’ Ercole segnò li suoi riguardi,
acciò che l’uom più oltre non si metta;”.
Gigino A Pellegrini & G el Tarik