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Enza Bruno Bossio ed il suo intervento in Parlamento sulla fiducia.
Mercoledì, 01 Maggio 2013 10:50 Pubblicato in CosenzaRiceviamo e pubblichiamo
“Premesso che avrei voluto ad ogni costo un governo senza il PdL. Non un governo massimalista ma un governo riformista, con la contraddizione che la maggioranza avremmo dovuto cercarla anche tra i massimalisti. Pur avvertendo questa contraddizione ho appoggiato incondizionatamente e con convinzione la linea di Bersani. Avrei voluto che Napolitano avesse consentito di verificare la maggioranza anche al Senato, anche per provare a rompere l’aggregazione massimalista. Avrei voluto con più chiarezza, quando è stato proposto Marini, discutere di una rosa di nomi e come e intorno a chi costruivamo una maggioranza nelle prime ma anche nella quarta votazione. E avrei voluto capire meglio perché abbiamo abbandonato Marini. Nel momento in cui si è scelto Prodi e si è di nuovo rovesciata una linea avrei voluto, aldilà delle ovazioni e delle alzate di mano, di nuovo discutere con quale maggioranza si andava ad eleggere Prodi, visto che non c’era nemmeno Scelta civica sulla proposta e il M5stelle non si sarebbe spostato dalla proposta Rodotà.
Avremmo potuto votare Rodotà ? Forse, ma nel frattempo la valanga era partita. E la cosa più grave che tutti noi siamo diventati traditori, con una vergognosa distinzione nelle votazioni tra Marini e Prodi.
Ci sono stati vari errori ma non ci sono traditori, è un concetto integralista che non condivido. Che ha anche alimentato qualunquisticamente una valanga che era già partita e ci ha travolti tutti. E non importa se qualcuno di noi ha fatto, nonostante le proprie convinzioni, il proprio dovere.
La valanga ci ha travolti e l’accettazione da parte di Napolitano ci ha solo fatto prendere respiro, ma siamo fuori appena con la testa.
Tutto ciò premesso: io ho detto nelle consultazioni che a questo punto avrei votato un governo con qualunque ministro del PdL. Non c’è contraddizione. Non si può andare al voto. Non perché abbiamo paura di perdere. Ma perché dobbiamo fare delle scelte immediate che risolvano alcune urgenze sociali ineludibili. Io voterò questo governo, ma non continuerò a farmi travolgere dalla valanga. Voterò la fiducia ma non voterò le fiducie. Non accetterò le giustificazioni del governo Monti. Non accetterò l’esclusione del Mezzogiorno non come questione locale, ma come area decisiva di esplosione delle contraddizioni della crisi. È un gesto disperato ma non casuale quello dell’attentato davanti a Palazzo Chigi. Votando la fiducia a questo governo ognuno di noi parlamentari ci metterà la faccia, per questo dobbiamo subito:
1. Negoziare con l’Europa il vincolo della politica dell’austerità
2. Attuare il decreto imprese
3. Recuperare 1,5 miliardi per esodati e cassaintegrati
4. Avviare un percorso per un nuovo welfare
5. Salario minimo ( per gli occupati) e reddito minimo per i disoccupati
6. Legge elettorale per ridurre i costi della politica e affermare con nettezza la democrazia dell’alternanza.
Tutto questo deve avvenire in tempi necessari ma rapidi per recuperare pienamente il ruolo di partito riformista alternativo e vincere perché abbiamo saputo governare.
Roma, li 29 aprile 2013 Enza Bruno Bossio
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Venezuela, megarissa in Parlamento calci e pugni: una ventina i feriti
Mercoledì, 01 Maggio 2013 10:29 Pubblicato in MondoCaracas. Calci, pugni, spintoni, sangue. La seduta di martedì dell’«Asamblea Nacional» in Venezuela si è trasformata in una mega-rissa tra parlamentari .
Una megarissa in pieno Parlamento. Uno scontro figlio delle tensioni crescenti, tra maggioranza e opposizione, dopo le elezioni presidenziali del 14 aprile.
In sostanza entrambi gli schieramenti si accusano reciprocamente di aver dato il via alla scazzottata e non ci sono testimoni esterni: la baruffa è scoppiata durante una sessione a porte chiuse, senza che i media fossero presenti.
Tutto è cominciato quando il presidente dell'assemblea, Diosdato Cabello, ha proibito agli avversari politici di intervenire in aula finché non riconosceranno i risultati ufficiali del voto, vale a dire la vittoria di Nicolas Maduro, successore di Hugo Chavez.
L'opposizione si è ribellata, mostrando anche uno striscione sui banchi. E i due fronti sono venuti alle mani. Alla fine i feriti sono stati oltre una ventina.
Venezuela, rissa tra parlamentari L’opposizione antichavista: «Feriti 7 dei nostri»
E Julio Borges mostrando in viso i segni delle botte (nella foto) ha dichiarato– «Potranno picchiarci, imprigionarci, ucciderci, ma non svenderemo mai i nostri principi». Poi, con un rivolo di sangue dallo zigomo al mento, ha concluso: «Questi colpi ci rendono più forti».
María Corina Machado, della Mesa de la Unidad Democrática, ricorda: «Cabello rideva mentre ci aggredivano e io ero a terra».
Dal canto suo Odalis Monzon, parlamentare del partito al governo, replica che anche lei e altre sue colleghe sono state aggredite: «Oggi, di nuovo – ha detto fiera – mi trovo a dover difendere l’eredità del nostro comandante (Chávez)».
In sostanza l’opposizione dice che la loro colpa sarebbe stata quella di aver dato inizio a una protesta con uno striscione perché gli era stato negato il diritto di parola. Poco prima, infatti, il presidente dell’Assemblea Diosdato Cabello aveva dichiarato: «Finché i membri l’opposizione non riconosceranno l’autorità e le istituzioni della Repubblica, non potranno parlare in quest’aula».
In Venezuela, da quando il 5 marzo è morto il presidente Hugo Chávez (leader per 14 anni), la situazione politica è incandescente: alle elezioni dello scorso 14 aprile ha vinto il delfino di Chávez Nicolas Maduro che ha sconfitto il candidato dell’opposizione Henrique Capriles con uno scarto del solo 1,5%. Capriles e i suoi da allora gridano al broglio e si rifiutano di riconoscere l’esito del voto. Il giorno dopo le presidenziali almeno otto persone sono morte negli scontri tra oppositori e chavisti.
Ma un video della zuffa è comparso, poche ore dopo il fatto, su molti siti venezuelani, da El Universal a Noticias 24. Il filmato è stato diffuso in realtà dalla televisione privata pro-opposizione Globovisio che dice di averlo avuto proprio da un parlamentare.
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Si è svolto a Lamezia il congresso regionale del Partito del Sud
Mercoledì, 01 Maggio 2013 09:06 Pubblicato in CalabriaSi sta strutturando sul territorio calabrese , il Partito del Sud. Il congresso regionale calabrese, in preparazione del Congresso nazionale, si è tenuto a Lamezia Terme.
C’erano i rappresentanti locali e diversi simpatizzanti. Ad Antonio Lento, della Uil, l’onere della relazione introduttiva. Lento ha esaminato le situazione economica regionale, sottolineando che sono le aziende del nord che vengono ad accaparrarsi sempre i grandi lavori nel sud. E ha fatto anche delle proposte, che potrebbero entrare nel programma del partito.
Tra queste, l’elezione diretta del Presidente della Repubblica e una sorta di federalismo fiscale che tenga conto delle spese particolari che nel sud esistono, per cittadini ed imprese, legate alla carenza di buona viabilità e dei servizi in generale. E poi una riforma di Equitalia, accompagnata anche dalla realizzazione delle macroregioni e dalla formazione dei dirigenti di imprese del sud. Perchè il sud diventi un esempio, ha detto Lento, precisando che il Partito del Sud dovrebbe puntare a tre grandi progetti: uno sull’acqua pubblica, uno sullo sviluppo delle città e un altro sul “compra sud”, per valorizzare i prodotti meridionali, che andrebbero acquistati sopratutto da chi abita al sud, per rinvigorire l’economia locale e preservare i posti di lavoro.
A seguire, l’intervento di Ciriaco Forestiero, economista, che ha esaminato quella che dovrebbe essere la maggiore industria calabrese: il turismo, che ha 21.000 posti letto, utilizzati però solo per poco più di un mese all’anno. “L’imprenditoria calabrese stenta a capire quali siano le strade da seguire. Serve più esperienza di marketing”, ha concluso Forestiero.
Enzo Amodeo, cardiologo ed ex consigliere comunale e provinciale di Reggio Calabria, ha puntato su un excursus storico su come si sia distrutto il sud a partire dall’Unità d’Italia. “L’obiettivo era ripianare i debiti del nord”, ha detto Amodeo.
A chiudere l’incontro, Giuseppe Spadafora, coordinatore regionale del Partito del Sud, che ha ricordato come il sud avesse, prima dell’Unità, “la più grande flotta del Mediterraneo, che competeva con quella inglese”. Sono seguiti poi i diversi interventi della platea. Tutti improntati non certo alla nostalgia dei tempi che furono, ma alla necessità di ritrovare un orgoglio meridionalista.
Fonte: TeleCosenza
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