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Fotovoltaico, Bosch e Siemens perdono miliardi. Ma se Atene piange…

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Il fotovoltaico a rischio per la crisi economica che ha ridotto i consumi e quindi gli investimenti.

Sembra andato in crisi anche il progetto Desertec, da 400 miliardi di euro, lanciato in pompa magna nel 2009, il cantiere, che raggruppa 21 società e 36 partner in 15 paesi, e che punta (ormai si può dire puntava) a creare entro 40 anni una vasta rete di installazioni eoliche e solari in Nordafrica e in Medio Oriente, e che avrebbe dovuto fornire fino al 20% del consumo elettrico in Europa( il resto sarebbe destinato al consumo locale).(vedi mappa generale nella foto)

Al progetto avevano aderito tra i primi i tedeschi, tra cui le assicurazioni Munich Re, il gruppo Eon e Rwe e Deutsche Bank. A loro si sono gradualmente uniti, tra i molti, gli italiani Enel e Terna, i francesi di Saint Gobain e la spagnola Red Electrica.

Oggi il portavoce del gruppo Bosch dichiara :“Abbiamo deciso di non portare avanti la nostra partecipazione in Desertec l'anno prossimo a causa di una situazione economica più difficile”.

Alcune settimane fa si era ritirato il gruppo Siemens, che ha previsto di mettere in liquidazione tutte le sue attività legate al settore solare. Bosch e Siemens hanno intenzione di uscire dal settore solare fotovoltaico a causa delle forti perdite. Bosch, ad esempio, nel solo 2011 ha perso 364 milioni di euro e i dati 2012 non sono affatto incoraggianti. Anzi: secondo le prime indiscrezioni sui risultati finanziari dell’azienda ci sarebbe un buco da 1 miliardo di dollari dovuto alle perdite nel fotovoltaico.

La sola Aleo Solar, controllata da Bosch, nel 2012 ha visto il crollo del 40% delle vendite con perdite pari a 74 milioni di euro. E sono solo le briciole rispetto al resto del comparto solare.

Anche Siemens è messa male: calo dei profitti del 12% nel quarto trimestre 2012, in parte dovuto ai 150 milioni di euro di perdite nel business solare. Nel piano industriale dell’azienda c’è un doloroso piano di ristrutturazione con tagli per 6 miliardi di euro ma sappiamo già che uscire dal solare le costerà almeno altri 250 milioni.

Colpa anche del fotovoltaico sottocosto cinese, oggetto sia in UE che in USA di approfondite indagini antidumping.

Vero è che senza incentivi statali il fotovoltaico non regge.

Reggerà solo quando il rendimento dei sistemi di produzione renderà sarà tanto appetibile da non necessitare di sovvenzioni statali.

Le novità sono che il Giappone dopo Fukushima ha varato incentivi statali al fotovoltaico.

Nel mentre in Cina , più precisamente a Rongcheng , nella provincia costiera orientale di Shandong, è ripresa la costruzione di quella che sarà la più grande centrale nucleare cinese, i cui lavori erano stati interrotti dopo il disastro nucleare di Fukushima. La centrale sarà la prima al mondo dotata di tecnologia nucleare di quarta generazione. La capacità dell'impianto - che sarà terminato nel 2017 - sarà di 6.600 MW.

Redazione TirrenoNews

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