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Una giornata di riflessione per capire come il PD può ritornare vincente

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Lamezia terme. Una giornata di riflessione e approfondimento sullo stato del Partito democratico in Calabria, per un produttivo lavoro di ricerca delle ragioni e delle idee sulle quali costruire la prospettiva di un partito che deve tornare ad essere protagonista della ricostruzione democratica, a partire dai maggiori centri urbani della nostra regione. A rispondere all’appello del coordinamento regionale del Pd calabrese, retto da Giovanni Puccio, hanno risposto segretari di circoli, sindaci, amministratori provenienti da tutta la regione, i protagonisti vivono quelle realtà nelle quali si misura il grado di maturità di una moderna cultura di governo, che sappia mediare e dirigere le contraddizioni e i conflitti verso lo sviluppo e la crescita sociale e civile.

Presenti, tra gli altri, i deputati Alfredo D’Attorre, commissario regionale e componente della segreteria nazionale del Partito, Nico Stumpo, la senatrice Doris Lo Moro, l’europarlamentare Mario Pirillo. A rappresentare il gruppo regionale democratico, il consigliere Tonino Scalzo. Al tavolo della presidenza, oltre a Puccio e Stumpo, Sebi Romeo, Luigi Guglielmelli e Milena Liotta.

Puccio ha parlato di “una forte iniziativa politica per recuperare il rapporto con i cittadini e restituire autorevolezza alla politica che solo affrontando le questioni drammatiche, a partire dal disagio sociale e dai problemi, può permettere al Pd di rimettersi in cammino – ha affermato ancora – dando autorevolezza ad un partito che ha davanti delle sfide importanti. A partire dalla costruzione di un’alternativa credibile a questo governo regionale di centrodestra”.

“Un seminario per riflettere su un tema importante: perché il centrosinistra arretra nelle aree urbane della Calabria – ha affermato invece l’on. D’Attorre -. E’ una riflessione che riguarda sia il sistema degli enti locali, che va ripensato in Calabria e al Sud soprattutto nel rapporto con un regionalismo “malato”, che va destrutturato completamente. Ma riguarda anche il partito, che probabilmente nelle città più che altrove fa fatica a trovare linguaggi, forme di presenza sul territorio, interlocuzione con nuovi ceti e con le nuove povertà, un partito che segna il passo. Il voto delle Politiche e anche delle Amministrative in alcune grandi realtà ci deve far riflettere e interrogare anche sul nostro modo di essere sul territorio”.

Temi importanti come il radicamento partendo dall’attenzione bisogni, ad un disagio sociale sempre più allarmante, e quindi passando alle proposte da mettere in campo per dare risposte concrete alle istanze della collettività che aspetta segnali concreti di partecipazione. Temi che devono essere alla base della discussione congressuale che – come ha avuto modo di affermare Stumpo nelle conclusioni del seminario – non deve essere un’occasione di scontro e ulteriore frazionamento della classe dirigente, ma rappresentare un’imperdibile opportunità di costruzione di un progetto politico condiviso dal quale ripartite. Di congressi ha parlato anche D’Attorre a margine dell’incontro. “I congressi territoriali vanno fatti assolutamente il prima possibile, in Italia e soprattutto in Calabria. Io appoggio fortemente la proposta del segretario Epifani di tenere i congressi territoriali, compreso quello regionale, il prima possibile, e prima del congresso nazionale – ha affermato D’Attorre -. E’ il momento di smetterla con le furbizie, di guardarci negli occhi e di dirci con lealtà e sincerità cosa vogliamo fare”.

 

“Il Pd oggi, come un tempo l’Ulivo – ha affermato Guglielmelli – non riesce ad essere egemone nelle aree urbane sia quando il centrosinistra era al governo regionale e nazionale, sia quando non lo era. Registriamo l’esistenza di un voto che è caratterizzato da una grande mobilità, soprattutto nell’ambito delle aree dove è più forte il disagio sociale. Questo significa che c’è un vuoto di domanda politica che non riusciamo ad intercettare, lasciando spazio al Movimento 5 Stelle. Il Pd è in grado di intercettare il voto di opinione, deve essere una sfida ulteriore da raccogliere, cosa che possiamo fare prima di tutto costruendo una comunità nel Partito, con maggiore impegno e generosità, ritornando a progettare la nostra proposta politica”. Tra i numerosi interventi, anche quello del coordinatore cittadino di Catanzaro Beppe Marcucci, e di Consuelo Nava esperta di aree urbane che ha parlato del partito nelle città, ed in particolare del sistema economico legato alla fragilità del sistema urbano. “Città come ponti di comando – afferma – se non ci sono città degne di questo nome non c’è sviluppo”. Operativo Sebi Romeo lancia all’assemblea tre proposte: una consulta degli amministratori che si occupino con continuità delle aree urbane, più attenzione alle realtà territoriali e al rapporto con l’Europa. “Prendiamo meno voti nelle città perché siamo meno presenti: ci sono realtà dove non ci sono circoli – afferma Romeo – dobbiamo, quindi, ripartire da una mappatura delle città e delle aree urbane”. Le conclusioni dei lavori sono toccate al deputato Nico Stumpo. “La politica ha bisogno di fare proposte concrete – ha affermato – per questo dobbiamo guardare con attenzione alla conoscenza dei problemi, che spesso ci sfugge”. Stumpo parla di “crisi sociale” e di “crisi del consenso” le cui ragioni spesso sfuggono e che “vengono comunque amplificate nelle aree urbane. Dobbiamo fare attenzione alla crisi demografica che il partito significa crisi della rappresentanza – ha detto ancora -. In Calabria il congresso deve essere fatto, ad ottobre, se affronta questo temi. E l’incremento demografico interno al partito non si fa né con le tessere né con le primarie: sei anni di primarie non ci hanno restituito un consolidamento del consenso”. Stumpo, quindi, lancia i grandi temi del congresso: disagio sociale, infrastrutture, qualità delle università per fare in modo che i giovani calabresi non siano costretti a migrare per poi restare lontano dalla regione, sanità, sviluppo a partire dalla legalità. In poche parole: un nuovo meridionalismo. L’importante è arrivare ad una proposta che significa progetto politico, senza dispersioni e frazionamenti per costruire “il Partito democratico di tutti”.

NdR Francamente ci sembra si sia persa l’occasione per riflettere a fondo.

Redazione TirrenoNews

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