Negli ultimi anni l’attenzione verso la composizione dei prodotti che rientrano nel nostro uso quotidiano è aumentata, e sempre più controlliamo le etichette per accertarci che non vi siano sostanze considerate dannose per il nostro corpo.
Inizialmente si era molto concentrati sui prodotti del make up e per la cura del corpo ma oggi possiamo trovare articoli biologici anche nei prodotti per la casa, quali i detersivi per i piatti, per la lavatrice, per la lavastoviglie e per i pavimenti.
Le domande alle quali serve dare una risposta sono sorte nel momento in cui alcune aziende hanno lanciato prodotti con diciture e scritte sulle confezioni, come: prodotto naturale, senza parabeni, petrolati e siliconi, non testato sugli animali, nichel free, ecc.
Questi prodotti sono noti con il nome di prodotti bio e solitamente sono composti da prodotti naturali.
Esistono tanti marchi che oramai si dedicano al commercio di questo genere di beni, ma cerchiamo di fare attenzione e verificare sempre le componenti delle nostre creme, dei nostri trucchi e di tutti i prodotti cosmetici, leggendo sempre l’INCI, International Nomenclature of Cosmetic Ingredients, nelle etichette o confezioni, che altro non è che l’elenco degli ingredienti cosmetici, espresso secondo una nomenclatura standard.
Verifichiamo che le certificazioni riportate siano attendibili e che, nel caso di prodotti ecobiologici, questi siano fatti con ingredienti naturali interamente vegetali.
Scegliere articoli bio significa essere sicuri che conterranno solo prodotti provenienti da agricoltura biologica certificata, non avranno sostanze dannose, tossiche o allergizzanti, non saranno stati impiegati OGM, non si sarà fatto ricorso alle sperimentazioni sugli animali, e infine non saranno state impiegate radiazioni ionizzanti.
Ecco perché possiamo riassumere tutte queste caratteristiche nei prodotti di un’azienda tutta Italiana come Biofficina Toscana, che ci garantisce cosmetici naturali, certificati Icea, testati, prodotti con materie prime locali toscane, biodinamici e biologici, naturalmente profumati, innovativi, a basso impatto ambientale e, come abbiamo già detto, non testati su animali.
Abbiamo una vasta scelta di aziende che lavorano in questo settore, ma cerchiamo di affidarci a chi ci offre sicurezza e ci dà le prove sulla qualità.
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Salute e Benessere
Lo scorso 3 giugno la Commissione Europea ha chiesto alla Corte di Giustizia di condannare l’Italia a versare somme stratosferiche per le infrazioni riguardanti le discariche abusive di rifiuti pericolosi. La denuncia riguarda oltre 200 discariche abusive disseminate in tutte le regioni italiane che reiteratamente violano le direttive europee a salvaguardia della vita e della salute dei cittadini e tra cui, ovviamente, c'é la Calabria.
Dopo una legislatura regionale iniziata male con gli arresti per voto di scambio di consiglieri regionali e finita anche peggio tra rimborsopoli e dimissioni anticipate per la condanna in primo grado di Scopelliti, e dopo che lo scorso mese di febbraio le città della Calabria sono state letteralmente sommerse dai rifiuti per la chiusura della discarica di Pianopoli, unica ancora attiva per poco nella regione, la partitocrazia calabrese sembra non curarsene e - dopo aver modificato unilateralmente la legge elettorale a pochi mesi dal voto introducendo tra l'altro uno sbarramento al 15% - si prepara adesso per la corsa alla riconquista delle poltrone in Consiglio regionale, quasi come se il fallimento di tutto il sistema non fosse dipeso da loro.
Dopo oltre 17 ani di emergenza rifiuti che – come ha sottolineato lo stesso assessore Pugliano - "hanno fatto comodo a tutti" per spendere senza controlli enormi capitali, ma senza risolvere i problemi e dopo quattro anni e mezzo di amministrazione Scopelliti che hanno addirittura aggravato la situazione, la Calabria è oggi una regione martoriata dalle discariche abusive, da quelle non a norma che continuano a rilasciare percolato, da depuratori mal funzionanti spesso "fatti solo per fare progetti" e da siti inquinati d'interesse nazionale (SIN) come quello di Crotone che non interessano più a nessuno e dove la gente continua a morire per i veleni industriali e politici disseminati nei suoli e nelle acque. Le bonifiche sono rimaste un miraggio.
Una vera e propria “peste ecologica” alimentata dal virus partitocratico che, come Radicali, stiamo minuziosamente documentando in un libro dossier: continue e decennali violazioni del diritto italiano e comunitario che espongono i cittadini a rischi enormi per la salute, come dimostrano le vicende crotonesi.
Come per le carceri inumane e degradanti per le quali cerchiamo ora di graduare la tortura in corso, e come pure per l'irragionevole durata dei processi per la quale l'Italia è pure condannata da oltre trentanni, la mancanza di legalità e la deroga continua della norma, perpetuata con il mantenimento dell'emergenza, anche per i veleni e per i rifiuti disseminati sui territori si assiste a comportamenti pubblici, non solo dello Stato, irresponsabili che mettono a rischio fondamentali diritti umani.
Anche per la Calabria, come per l'Ilva di Taranto e come per la Lucania avvelenata, il problema – come troppo spesso in solitudine ricorda Marco Pannella - è che in uno Paese come l'Italia, dove le regole democratiche sono ormai diventate carta straccia, queste denunce rischiano di restare nel silenzio “se – attraverso il ricorso alle giurisdizioni italiane e internazionali che Partito Radicale e Radicali italiani stanno organizzando in modo massiccio – "i responsabili dello sfascio continuano a rimanere sconosciuti oltre che impuniti, facendo pagare il conto ai cittadini e abitanti del territorio, sin d’ora ipotecando la vita e la sopravvivenza stessa delle future generazioni degli esseri viventi”.
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Giuseppe Candido
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