Quest’ultimacampagna elettorale rimarrà nella storia del Paese, come la più malconcia esibizione di mediocrità piccolo borghese portata avanti, da strampalati personaggi “Siamo gli uomini vuoti. Siamo gli uomini impagliati. Che appoggiano l'un l'altro La testa piena di paglia”. Così inizia una bellissima poesia scritta da Thomas Stearns Eliot nel 1925.
Una campagna elettorale portata avanti da uomini vuoti all’insegna della pochezza intellettuale e del genericismo dei programmi sottolineando la tendenza al disimpegno e all’astensionismo.
La politica formato tiktok e l’ignoranza unita a furbizia e demagogia hanno mostrato il volto inconsistente di non pochi dei leader che governeranno il nostro paese. La politica si è “sciolta” come neve al sole nella diffusa mediocrità degli attori che calcano la scena pubblica.
Mediocrità è un sostantivo che indica una posizione intermedia tra superiore e inferiore, ovvero suggerisce uno “stare nel mezzo”, una qualità modesta, non del tutto scarsa ma certo non eccellente; indica insomma uno stato medio tendente al banale, all’incolore, e la mediocrazia è di conseguenza tale stato medio innalzato al rango di autorità.
Una mediocrità che non ha niente a che fare con l’aurea mediocritas cantata ed esaltata dal poeta Orazio, il quale con questa espressione intendeva riferirsi alla capacità di tenersi lontani dagli estremi e dagli eccessi e quindi in definitiva ad un principio di saggezza e ragionevolezza. La mediocrità a cui si fa riferimento in questo breve scritto è quella di cui parla il sociologo canadese Alain Deneault nel suo recente libro “La mediocratie” nel quale prende di mira il conformismo acritico dominante in tutto il mondo.
Una mediocrità che si accompagna ad un elemento maniacale, di follia, che nel favore della fortuna non appare se non per qualche innocuo segno, ma che alle prime difficoltà comincia a manifestarsi e a crescere fino a travolgere quasi tutto e tutti. D'Annunzio diceva di Marinetti: “è un cretino con qualche lampo di imbecillità”.
Il riferirsi di Deneaut alla stragrande maggioranza della popolazione mondiale a modi e stili standardizzati di pensare e di agire, a parametri di giudizio e a canoni di comportamento definiti e determinati sulla base di ciò che “mediamente” viene ritenuto accettabile e praticabile, e più esattamente sulla base di criteri opportunistici o di convenienza che consigliano di non entrare in rotta di collisione con il vigente ordine economico e sociale, per cui una cultura sempre più uniforme e
standardizzata, l’assunzione della “media” o di ciò che vale mediamente come norma o regola predominante, la sostanziale accettazione del “mercato” e dei suoi spesso infimi aspetti secondari di un fenomeno culturale oltre che dalle sue “leggi” economiche, non possono che generare “mediocrità” fino al punto di consegnare il mondo al potere di una moltitudine di “mediocri”.
Gigino A Pellegrini & G elTarik