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Il medico calabrese in prima linea a Bergamo: rispettiamo le regole solo cosi possiamo sconfiggere il coronavirus

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virus2020Catanzaro - "State a casa, non voglio vedere file di bare per le strade del Sud. I calabresi sfruttino il vantaggio che hanno: conoscete il nemico e quindi siate compatti nell'affrontarlo per batterlo" Stefano Marchese ha 40 anni con origine di Amantea, radiologo catanzarese da sei mesi lavora all'Humanitas di Bergamo: nel cuore della Lombardia da settimane zona rossa e terra di focolai. Là nella città in cui oggi sfilano le camionette dell'esercito cariche di bare, spiega come sta affrontando questa enorme emergenza e dà una serie di indicazioni ai suoi conterranei.

Quanti persone affette dal virus state assistendo in questo momento?
"Siamo quasi completamente occupati da pazienti Covid, nonostante siamo un ospedale privato convenzionato, la nostra direzione non ha esitato un attimo nel riorganizzare completamente la gestione dei reparti. Questo comporta spese ingenti e mancati introiti, ma non ho visto tentennamenti. Ed é lodevole come non ci facciano mancare i dispositivi di protezione".

Se e come l'emergenza sanitaria ha modificato il suo lavoro (turni, organizzazione del lavoro) e il suo stile di vita?

"Come le ho detto, la catena organizzativa è stata completamente modificata. Ad esempio oncologi, ortopedici, chirurghi toracici, altri specialisti si occupano di pazienti in reparto. A noi radiologi capita di fare i portantini. Nessuno ha esperienza di un evento che per portata emotiva è paragonabile ad un conflitto, ma siamo compatti. Questa storia ci ha uniti, ci si aiuta e ci si sente parte di una famiglia, quella umana. I bergamaschi sono gente che mira alla praticità e quello che conta ora è risolvere i problemi".

La Calabria vista dalla Lombardia: in termini di tenuta del sistema sanitario e di estensione del contagio

"La Calabria ha un vantaggio enorme, conosce le mosse del nemico, sa come si comporta, come si trasmette, le curve di crescita, le azioni da fare e quelle da evitare. Conosco le dinamiche calabresi ed é il momento di fare meno parole e saper prendere decisioni rapide ed agili in base all’analisi medica e scientifica della situazione. E spero che i miei colleghi siano dotati di tutti i dispositivi di protezione. Gli operatori sanitari con l’8% dei contagi sono la categoria piu a rischio".

Quanto è effettivamente pericoloso il rientro in massa verso le regioni meridionali di persone provenienti dalle ex zone rosse?

"Non conosco i dati ma sembra che i primi contagi calabresi siano epidemiologicamente collegati a focolai del Nord. Chiaramente questo ha accelerato un contagio che sarebbe comunque avvenuto lo stesso. Ritengo che deve essere un dovere etico oltre che un obbligo legale quello di stare a casa. La corsa e la passeggiata saranno fatte in altri momenti. Se tutti i calabresi pensassero che una passeggiata pomeridiana in solitaria non fa male, anche le vie dei paesi piu arroccati sarebbero piene di gente. Ogni singolo cittadino deve stampare nella sua testa un concetto chiaro: le nostre azioni decidono tra la vita e la morte di altre persone, decine, centinaia, migliaia. I numeri dei morti sono stime, basta leggere i giornali, scorrere i necrologi, pensa che agli anziani che muoiono in casa venga fatto il tampone?La realtà che si vive in questa città è drammatica. È un dovere etico per noi che la viviamo quello d’informare. Non voglio vedere carovane di bare nelle vie delle nostre città del Sud".

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Ultima modifica il Giovedì, 19 Marzo 2020 15:32

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