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Come noto i primi di febbraio il PM Cozzolino ha chiesto il rinvio a giudizio per 45 indagati per i Corsi professionali “fantasma”. Molti degli originari inquisiti sono rimasti fuori appena approfondite le indagini e dopo le loro dichiarazioni; molti hanno disconosciuto la firma apposta sugli atti aggravando così la responsabilità di taluni degli indagati.

Né si esclude, almeno in via di principio che altri di questi 45 rinviati a giudizio possano restare fuori e non essere avviati a processo. Almeno questo è quanto si augurano taluni.

Ricordiamo i nomi dei 45 oggi davanti al GIP ( 5 sono amanteani)

Aniello Bafaro, 51 anni, di Cosenza;

Emilia Aiello, 30, di Castrolibero;

D. B, 59, di Amantea;

Domenica Falsetti, 37;

Vincenzo Merenda, 51, di Castrolibero;

Loredana Naccarato, 51, di Cosenza;

Antonio Scornaienchi, 37, di Cosenza;

Rosa Spurio Fasci, 48, di Ardore Marina;

Domenico Tonnera, 46, di San Lucido;

Maria Luisa Vivacqua, 44, di Cosenza;

L F, 32, di Amantea;

Paola Vivacqua, 46, di Cosenza;

Mario Pescatore, 33, di Pedace;

Antonio Malizia, 37, di Montalto;

Rosanna Mannarino, 33, di Longobardi;

Maria Terromoto, 30, di Carolei;

Michael Bruzzese, 44, di Cosenza;

Ada Ruffolo, 48, di Belmonte Calabro;

Salvo Milioti, 46, di Milazzo;

Gregorio Tullo, 39, di Cosenza;

Libero Cafaro, 48, di Cosenza;

Gerardo Colavolpe, 54, di Belmonte Calabro;

V G, 40, di Amantea;

Anna Maria Caristia, 52, di Cosenza;

Natale Ermes Manzi, 35, di Spezzano Sila;

Carmine Ruggiero, 52, di Maierà;

Paola Sanna, 45, di Cagliari;

Anna Russo, 35, di Bisignano;

Nicola Pranno, 46, di Cosenza;

Elvira Venneri, 42, di Mendicino;

Paolo Romagno, 46, di Paola;

Esterina Brancati, 56, di Spezzano Sila;

Antonella Biondi, 31, di Rende;

Carlo Bruno, 40, di Cosenza;

Renato Filice, 67, di Mangone;

Giovanna Spataro, 48, di Cosenza;

Andrea Piluso, 29, di Cosenza;

Francesco Marino, 48, di Montalto;

Franca Falbo, 53, di Paola;

Silvio Buono, 46, di Paola;

Rosario Marra, 49, di Borgia;

S T, 50, di Amantea;

Giacinto Mannarino, 38, di Longobardi;

A Maria M., 46, di Amantea;

Loredana Attanasio, 35, di Longobardi.

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Una piena come non si aveva da decenni, in verità. Una piena che ha portato verso mare migliaia di mc di fango, di ghiaia e perfino grandi pietre come non si vedevano da anni. Ricompare perfino il basalto nero di Lago con il quale un tempo si facevano le acquasantiere.

Una piena talmente forte che ha portato a mare anche grossi tronchi che poi sono diventato preda di alcuni amanteani che li hanno tagliati per il proprio camino: come avveniva un tempo, al tempo delle grandi piene. La consuetudine locale, infatti , da sempre, considera “res nullius” le cose portate dal fiume a mare e dal mare lasciate sulla spiaggia.

Insieme ai tronchi più o meno grandi tantissimi pezzi di canne e legni : i famosi “orfanelli” che un tempo erano la sola legna degli amanteani e che ancora oggi vengono fortunatamente raccolti per innescare il fuoco dei camini( fortunatamente perché si contribuisce a pulire la spiaggia)

Poi a sorpresa( mica tanto, in verità) grandi copertoni di autocarri e perfino lamiere di auto( nella foto). Già, ma che ci fa il paraurti anteriore di un’auto nel fiume?

Era seppellita da qualche parte ed è emersa?

E quant’altro c’è sotto il fiume?

Qualche tempo fa mostrammo ai nostri lettori perfino il motore di un automezzo che era emerso sulla spiaggia di Catocastro.

La forte e perdurante mareggiata ci ha impedito di vedere se è emerso altro. Ma ci ritorneremo nei prossimi giorni alla ricerca di altre sorprese!

 

 

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La sala è quella dell’Hotel Mediterraneo.

Il pubblico locale e regionale.

Nel pubblico il sindaco di Amantea, l’assessore Sante Mazzei, il consigliere Biagio Miraglia, l’ex sindaco di Paola Perrotta, alcuni amministratori di alcuni comuni calabresi, l’ex presidente della Fidapa di Amantea , rappresentanti delle associazioni locali, cittadini e stampa

Al tavolo dei relatori il giornalista dell'Unità, Gianluca Ursini, coautore del libro “Il caso fallara”, il consigliere regionale Demetrio Naccari, Franco Laratta, deputato uscente, i consiglieri comunali Marco Ambrogio (Cosenza); Giovannino Russo (Vibo Valentia), Giuseppe Falcomatà (Reggio Calabria).

La serata inizia con la presentazione a cura di Enzo Giacco di un laboratorio politico culturale, denominato “Il Cantiere”.

Giacco contesta le classi partitiche arroccate nel disperato tentativo di difesa della proprie posizioni. Osserva che il Centro sinistra in questa situazione e ad ogni livello non è certo “esente da pecche e colpe, anzi!”, ma osserva che “loro” i politici responsabili ,alcuni dei quali sono presenti in sala, “non sono tutti eguali”. Evidenzia che Il cantiere è un movimento di tipo orizzontale, fatto da uomini e donne che dicono no al centro destra, che dicono no al governo regionale, che vogliono ribaltare lo status quo, ma che si riconoscono nelle idee e nei valori del centrosinistra.

Il cantiere “E' un luogo di incontro e di lavoro, una opportunità di discussione e confronto su temi che riguardano la “gente normale”. E l’obiettivo è di ripensare la politica, contribuendo a formare una nuova classe politica locale e regionale.

Prende la parola il giornalista Gianluca Ursini coautore de “ Il Caso Fallara” che illustra il suo lavoro.

Un libro che parte dalla morte della Fallara per salire gradino dopo gradino, passo dopo passo al caso Reggio che lui invita a chiamare caso Scopelliti e gli ultimi 10 anni della storia di Reggio Calabria.

Poi gli altri interventi:

- Franco Laratta per il quale : «In Calabria i partiti hanno fortemente abbassato la soglia di attenzione e di lotta verso la criminalità organizzata. La cosa che più preoccupa è che la ndrangheta controlla ormai buona parte delle istituzioni, è padrona assoluta di larga parte del territorio calabrese, nel silenzio assoluto di buona parte della politica e della società civile. La criminalità organizzata (sostenuta dalla massoneria deviata) sta conquistando la Calabria. Controlla affari leciti e illeciti e si arricchisce sempre di più. Fa affari in diverse regioni italiane e tanti altri Paesi del mondo. Se non c'è una forte reazione politico-istituzionale, e una dura reazione della società civile, la Calabria rischia di perdere la sua battaglia per la legalità». -Giuseppe Falcomatà: «Il “caso Fallara” è il manuale del cattivo amministratore, per chi si affaccia alla politica all'interno delle istituzioni, infatti, basterebbe non fare ciò che c'è scritto in questo libro per essere un amministratore onesto e virtuoso. Basti pensare che a quasi un anno dalla pubblicazione, gli autori del libro non hanno ricevuto neppure una querela. “Il caso Fallara” è lo specchio di cosa sia successo a Reggio negli ultimi dieci anni: una gestione strumentale e per fini personali delle casse comunali che ha portato il Comune ad accumulare debiti per oltre 110 milioni e ha condotto all'onta dello scioglimento per mafia.

Adesso bisogna tornare a dare delle risposte ai cittadini: non basta più essere differenti, i cittadini di Reggio ci chiedono come uscire da questo tunnel e se vogliamo essere classe dirigente dobbiamo essere capaci di rispondere a queste istanze».

Demetrio Naccari: «Il modello Reggio propugnato dall'amministrazione Scopelliti in realtà non è mai esistito. E' esistito piuttosto un utilizzo strumentale delle risorse dei cittadini per finanziare una scalata alle cariche istituzionali che ha sottratto ai reggini ed alle nuove generazioni il futuro. Oggi Reggio non offre una garanzia di esigibilità ai diritti sociali dei cittadini per mancanza di risorse e il piano di riequilibrio deliberato dalla triade rischia di essere uno strumento per non fare emergere le responsabilità e far pagare ai cittadini la mala gestione del passato. La pressione tributaria è diventata insopportabile e rischiamo di non potere puntare ad obiettivi di crescita economica nell'immediato. Dalla vicenda Scopelliti-Fallara dobbiamo partire per affermare un modello vero che aumenti il controllo sociale e coinvolga i cittadini nelle scelte di governo».

Marco Ambrogio e Giovannino Russo.

 

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