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Gigino Pellegrini : fra commemorazioni e carri carnevaleschi.

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giggino pell“Ora l'inverno del nostro scontento……..”.  In questo tiepido  sole di marzo, tutte le nuvole che incombono minacciose  sulla nostra terra vengono sepolte nel petto profondo del mare di Ulisse e per le “strade”di Amantea.

Una triste realtà si presenta ai nostri occhi ed è la constatazione che per la prima volta nella storia recente i giovani meridionali si trovano di fronte a prospettive di vita peggiori di quelle che hanno avuto i loro genitori. Di certo, lo stile di vita di buona parte dei cittadini sta cambiando, dovendosi adattare a una situazione economica che indebolisce inesorabilmente le certezze passate. Ciò che fino a pochi anni fa pareva garantito (lavoro, pensioni, diritto di cura) non lo è più ed è presumibile che non lo sia in futuro. Sono le conseguenze della crisi iniziata  nel 2008, che ha portato con sé il crollo del potere d’acquisto e la drammatica perdita di posti di lavoro, sia nei settori tradizionali dell’industria manifatturiera sia nei servizi. A risentire degli effetti della crisi sono le fasce più deboli della popolazione, mentre aumenta in maniera inquietante l’area grigia di coloro che si stanno impoverendo e temono di perdere la relativa agiatezza conquistata. Di particolare interesse la vulnerabilità alla povertà, sottolineata da un aspetto cruciale dell’insicurezza che colpisce la nostra società, ossia la probabilità di diventare poveri in futuro. E’ vulnerabile non solo chi è già indigente, ma anche chi rischia di diventarlo. Le stime mostrano che la vulnerabilità alla povertà si diffonde su ampia scala, se si considera che già agli inizi degli anni novanta del secolo scorso riguardava quasi la metà della popolazione e che la situazione sembra volgere al peggio, soprattutto alla luce della cronica stagnazione del prodotto interno lordo italiano e degli effetti persistenti della crisi. In altre parole, si assiste alla sub-proletarizzazione di larghi settori della classe media, un fenomeno in atto da tempo ma che sta accelerando negli ultimi durissimi mesi.  Amantea, cittadina di circa 18 mila anime sembra immune a tutti questi malefizi. Il fatto più eclatante, che ha fatto scrivere fiumi di parole ai vari quotidiani negli ultimi 4 giorni, è stata la querelle fra un assessore il sig. Giancarlo Cannnata e un consigliere di opposizione Signora Concetta Veltri. Il problema, di vitale importanza per la popolazione, era se i famosi carri carnevaleschi dovessero calpestare solo il sacro suolo amanteano o anche quello meno nobile di Campora San Giovanni. Tutto ciò che succede nel resto del Paese non sembra sfiorare minimamente questa “Isola felice” adagiata sul mare di Ulisse. Non importa se il quadro che emerge è chiaro e che da tempo il Paese sta andando a rotoli e oggi, in tempi di recessione, va incontro al declino. A differenza degli anni che seguirono l’ultimo conflitto mondiale, dalla più misera povertà ad un miraggio di benessere; oggi le cose si sono ribaltate e si vedono i nostri giovani e meno giovani costretti a passare da una situazione quasi vivibile alla miseria più nera. Ai giorni nostri  la valigia di cartone è stata sostituita dal trolley e i giovani , questa volta , non più semianalfabeti , ma diplomati e laureati continuano a lasciare questa terra. Una magra consolazione. A differenza dei loro padri e dei loro nonni, arrivati nelle ricche regioni del nord negli anni Cinquanta e Sessanta e settanta del secolo scorso con la valigia in mano tenuta chiusa dallo spago, in gran parte non cercano posti di lavoro alla Fiat o in un'altra delle grandi fabbriche di Piemonte e Lombardia, e neppure in quelle medie e piccole del facoltoso Nordest. Puntano a occuparsi nella pubblica amministrazione o come classe docente nelle scuole di ogni ordine e grado. Dal Sud si emigra ancora andando nel nord d’Italia, nel nord Europa, in Australia e Nord-America nella speranza di trovare un’occupazione stabile, oppure precaria ma sicuramente più remunerativa. Alcune analisi parlano di Paese spaccato in due sul fronte migratorio: a un Centro-Nord che attira e smista flussi al suo interno, corrisponde un Sud che espelle giovani e manodopera senza rimpiazzarla con pensionati, stranieri o individui provenienti da altre regioni. L'emorragia emigrazionale sembra più forte in  Campania a seguire Puglia, Calabria e Sicilia.  In vistosa crescita, in particolare, sono le partenze dei laureati 'eccellenti': nel 2004 partiva il 25% dei laureati meridionali con il massimo dei voti; anni più tardi la percentuale e' balzata a quasi il 38%. I laureati meridionali che si spostano al Centro-Nord vanno incontro a contratti meno stabili rispetto a chi rimane, ma ottengono stipendi più alti. Un altro fenomeno di rilievo e' quello dei pendolari ‘di lungo raggio’ , che vivono al Sud e lavorano al Centro-Nord o all'estero, rientrando a casa nel weekend o un paio di volte al mese. Ad aggravare la situazione c’è  stata poi la ormai famosa crisi, che in molti casi ha costretto i pendolari a tornare a casa: se il movimento Sud-Nord e'cresciuto, con l'accentuarsi della crisi migliaia di  persone sono rientrare al Sud, soprattutto donne. L'Italia , dunque, è ancora spaccata in due , si continua ad emigrare ma con una differenza sostanziale: chi emigra ora ha il vantaggio d'aver studiato, ma è meno forte. Gli immigrati degli anni Sessanta erano forti perché partecipavano a un avvenimento collettivo che ha cambiato l'Italia. Emigrare dal Sud ora è un'esperienza vissuta individualmente e forse è ancora più mal vista , poiché va ad occupare dei posti agognati anche dai giovani del nord , quei giovani che fino a pochi anni fa , non avevano problemi di inserimento lavorativo , dopo la terza media entravano in fabbrica ora le cose sono cambiate . I contratti capestro spingono anche i piemontesi e lumbards a cercare il posto fisso nelle pubbliche amministrazioni . E il flusso migratorio di laureati e professionisti continua : non trascinano più una valigia di cartone chiusa con lo spago, non indossano abiti sdruciti, ma hanno un moderno trolley e una valigetta col computer. Ma, come i loro antenati, con la tristezza nel cuore. Dopo il carnevale lungo un mese ci si sta preparando alle prossime feste: Domenica delle Palme, Pasqua, Pasquetta e Pasquone. “Perciò…. per occupare questi giorni belli ed eloquenti,sono deciso a dimostrarmi una canaglia e a odiare gli oziosi piaceri dei nostri tempi” e al posto di “Sparaballe” mi presento a Voi: “Il Rompiballe”.

Gigino Adriano Pellegrini  & G el Tarik

Riccardo Clemente

Collaboratore dal 2009, da tempo ormai realizza insieme alla redazione articoli su Amantea, ma di fondamentale importanza è il ruolo di "informatore".
Splendidamente, infatti, raccoglie informazioni preziose su vicende locali ed in numerose  occasioni ha permesso la realizzazione di veri e propri scoop di cronaca locale realizzati dallo Staff del portale TirrenoNews.Info

2 commenti

  • senza speranza

    Grandissimo. Io non la conosco ma ho letto diverse cose che ha scritto. Tutte le volte con una capacita' di analisi e sintesi straordinaria. Gli amanteani dovrebbero ringraziarla e sostenerla. Solo con una mente lucida come la sua una cittadina che si sta impoverendo puo' aspirare ad una rinascita. Si assiste invece a prese di posizioni ed analisi ridicole di pseudo architetti o ex consiglieri di maggioranza e di opposizione che polemizzano sul nulla.

    Rapporto senza speranza Lunedì, 02 Marzo 2015 19:31 Link al commento
  • Amanteano emigrato

    Gentile Sig. Pellegrino, agli inizi degli anni 90' nel nord Italia non si trovava mano d'opera, le aziende si rubavano gli operai una con l'altra, non si trovavano autisti, personale ammnistrativo, la gente preferiva la fabbrica al posto statale. Poi è arrivata "Schengen" 1997 e quelle occupazioni ben retribuite non si trovano più. Le famiglie non hanno potere di acquisto per causa degli stipendi bassi dovuta alla mano d'opera sostituita. Oggi andare al nord significa accontentarsi di 1200 euro con il rischio di tornare indietro causa l'alto costo della vita. Questa è stata l'inizio della crisi. Saluti.

    Rapporto Amanteano emigrato Lunedì, 02 Marzo 2015 15:34 Link al commento

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