Amantea 1- Cosenza 0.
Un punto a favore della amministrazione comunale di Amantea rispetto a quella di Cosenza deve essere riconosciuto e dato per il fatto che mentre Occhiuto ( ora) ed il PD (ieri) hanno visitato il centro storico
del capoluogo di Provincia , ieri ed oggi, in gravi condizioni di dissesto al punto che le case cadono da sole, senza , poi, nulla fare, mentre l’amministrazione comunale di Amantea sta operando la demolizione d’ufficio delle prime case in condizioni di pericolo di crollo.
Quello che Occhiuto sta ipotizzando Monica Sabatino sta facendo.
Anzi il comune di Amantea (anche se occorre dirlo) finalmente, dopo moltissimi anni di chiusura di alcuni vicoli del centro storico che sono rimasti inibiti alla visita da parte di turisti e di cittadini( proprietari compresi) , ha intimato ai proprietari la messa in sicurezza ed in caso di inottemperanza ha intimato la esecuzione da parte del comune con successivo addebito dei costi.
In verità il comune ha utilizzato la soluzione innovativa di acquisire compensativamente al patrimonio pubblico l’area di sedime del demolendo fabbricato al fine del suo utilizzo per interesse pubblico.
Proprio per tale possibilità sarà certamente cura dell’amministrazione comunale, come è stato fatto in occasione dell’intervento di restauro della chiesa di San Francesco d’Assisi , conservare le pietre con le quali erano stati realizzati gli antichi manufatti in via di demolizione.
I tecnici potranno approfittare dell’ascensore a suo tempo realizzato per imprigionare il Collegio gesuitico e portare in sito le pietre fatte cadere a fianco all’antico mulino della famiglia Fava .
Del resto parleremo in un altro articolo.
E’ stata pubblicata la graduatoria provvisoria per la assegnazione degli alloggi popolari.
Ben 100 sono state le domande.
Di queste 6 sono le domande eliminate perché pervenute fuori termine.
Una è stata esclusa per il possesso di un reddito superiore a 12.394,96 euro.
Utilmente inclusi invece, sono 93 richiedenti .
I punteggi assegnati vanno da 16 a 5.
Ovviamente si tratta di una graduatoria provvisoria alla quale è possibile presentare ricorso.
Ed infatti a latere della graduatoria è presente il modello C) da utilizzare per chiedere che sia rivisto il punteggio assegnato.
Ancora un refuso, come può notarsi dal fatto che il modello porta la indicazione del comune di Macerata.
Ma il problema sembra ben altro!
Sul web “qualcuno” sostiene che le “case popolari” vengano “assegnate a persone con case di proprietà ……affidate a persone con stipendi fissi” e si sollecitano anche gli amanteani a chiedere “ l’ intervento della magistratura e della guardia di Finanza”.
Non solo ma viene ricordato il Presidente Pertini quando sosteneva “che i CATTIVI POLITICI, vanno CACCIATI coi bastoni e con le pietre!!!!”
Sembra che la comunità abbia perso ogni fiducia nella democrazia e la pubblica amministrazione ( intesa anche come politica) non faccia nulla per indurne il recupero.
Ci è stato fatto osservare che il ricorso debba essere mirato alla SOLA verifica di eventuali errori fatti nel calcolo del punteggio di assegnazione al ricorrente.
Ma che il cittadino non abbia anche il diritto di contestare la assegnazione di punteggi sbagliati a chi lo precede appare ingiustificato ed ingiustificabile.
Ci sembra si sia in presenza di una vera e propria lesione al diritto alla tutela dei propri interessi.
Nessuna difesa della privacy o di supposti dati sensibili può essere invocata.
Per esempio i consiglieri comunali, sia di maggioranza che di minoranza, non possono ricevere rifiuti di sorta alla richiesta di visione e conoscenza degli atti , posto che ne abbiano mai fatto richiesta o ne facciano richiesta .
Né si può opporre rifiuto alle forze dell’ordine che direttamente o su sollecitazione dei cittadini intendano verificare eventuali dichiarazioni false rese in sede di domanda.
Ed ovviamente nemmeno ai titolari del diritto all’alloggio popolare che intendano proporre ricorso.
Peraltro la comunicazione dei singoli punteggi costituenti il punteggio finale non costituisce lesione della privacy.
Sicuramente l'amministrazione comunale rimedierà!
Riceviamo e pubblichiamo con gioia il seguente spaccato della antica Fiera di Amantea, offertoci dalla bella penna di Ciccio Gagliardi che lo ha mirabilmente tratto dalla sua memoria:
“La fiera di Amantea che io ricordo con nostalgia e che ancora è indelebilmente impressa nella mia mente è quella che si svolgeva a Santa Maria: La fiera degli animali del 26 e 27 ottobre di ogni anno.
Chi vive nelle città piene di smog, invivibile, sporche, col traffico che impazzisce, in mezzo a tanti rumori molesti, non sa, non conosce cosa significhi veramente una festa patronale, una fiera di merci e bestiame.
Sì, la Fiera di Amantea che ancora oggi come nel passato si svolge dal 30 ottobre al 2 novembre, giorno dei nostri cari defunti, perciò da qualcuno è anche chiamata Fiera dei morti.
Era una festa grande per tutti i componenti la famiglia, per grandi e piccini.
Era consuetudine, per noi che abitavamo in San Pietro in Amantea, andare alla Fiera a piedi, macchine e pullman non ce n’erano, percorrendo le impervie scorciatoie della contrada Cannavina. Alle Rote, davanti l’abitazione dell’allora capillaru Giorgio, ci fermavamo, le donne si pulivano i piedi dalla polvere e indossavano le scarpe.
Poi, a gruppi, alla spicciolata chi andava verso la Chiazza, chi al Mercato, chi a Piazza Cappuccini e chi andava verso Santa Maria perché doveva comprare o vendere gli animali.
La Fiera di Amantea, come sappiamo, ha origini antiche, e fino a pochi anni fa quando ancora si svolgevano le fiere degli animali, attirava migliaia di famiglie, di contadini, di allevatori provenienti da tutto il circondario.
Le piazze, le vie, le strade, le campagne erano invase dagli animali e dalle bancarelle. Era una festa di colori, di suoni, di scenette piene di un loro sapore paesano.
Si potevano incontrare certe figure caratteristiche, ormai appartenenti ad un irrevocabile passato, come l’arrotino, il ferra ciucci, l’ombrellaio, il banditore che annunciava ai ferari che in questa o quella cantina avevano spillato dalla botte un vino magnifico; o come il cantastorie che cantava le gesta di qualche personaggio famoso e poi offriva per pochi spiccioli il foglietto volante col testo della canzone; o come il sensale, il quale si avvicinava agli animali e menando pacche sulle natiche ne esaltava le doti.
Poi afferrava la mano del venditore che fingeva di non voler vendere e la mano del compratore che fingeva, a sua volta, di non voler comprare e li metteva d’accordo.
Il compratore allora dava al venditore una caparra, un acconto, consacrando così la compravendita più vincolante di un rogito notarile.
Nella fiera si poteva incontrare anche il venditore d’acqua che la misurava e vendeva a bicchieri o il venditore di dolci, famosi i mostaccioli di Soriano, di ceci abbrustoliti, di semi di zucca, di taralli, ciambelle, lupini, frittelle.
I venditori gridavano, offrivano i prodotti più disparati, semplici ed anche assurdi.
La fiera dei miei lontani ricordi era un importante tramite commerciale: spesso le famiglie attendevano per mesi la fiera prima di fare i loro acquisti.
Nella fiera la contadina barattava i suoi prodotti agricoli con stoffe o suppellettili casalinghe, oppure vendeva il maialino, il vitellino, i polli, tutti gli animali che aveva allevato con cura e con enormi sacrifici e che costituivano gli unici introiti del magro bilancio domestico.
Ai giovanotti, invece, offriva il pretesto di iniziare il dialogo amoroso che, di solito, si concludeva all’altare, come avveniva spesso negli incontri voluti o casuali tra una bancarella e l’altra.
Noi ragazzi compravamo qualche fischietto, qualche trombetta, un temperino, un organetto, qualche giocattolo e immancabilmente la famosa gassosa dell’indimenticabile Ricuzzu Morelli e poi al Bar Politano, avendo qualche soldino, un bel gelato alla crema e al cioccolato ed in ultimo, tempo e soldi permettendo, un bel giretto alla giostra in Piazza Mercato Vecchio.
E poi a tarda sera, stanchi ma soddisfatti, ritornavamo al paesello e a casa, intorno al focolare, ad ascoltare o raccontare fatti veri o inventati della fiera. di Francesco Gagliardi.